A SEDICI ANNI I RAGAZZI SONO CONSAPEVOLI, È GIUSTO FARLI VOTARE

I sedicenni sono pronti a partecipare alla vita politica

Nel settembre 2019, in occasione di una delle giornate di sciopero globale per il cambiamento climatico, organizzate da Fridays For Future, un movimento ispirato alla giovane attivista svedese Greta Thunberg, migliaia di giovani delle scuole medie e superiori di tutta Italia sono scesi in piazza a manifestare. Una partecipazione così sentita da parte dei ragazzi in difesa del clima, dei diritti delle donne, della lotta contro ogni violenza di genere e del diritto allo studio ha dato la spinta a molti dei nostri politici per ritornare sulla questione relativa alla possibilità di estendere il voto anche ai sedicenni. Si tratta, in realtà, di una questione che era stata lasciata in sospeso nel 2015, quando la Lega Nord, da un lato, e i Socialisti, dall’altro, avevano avanzato, a tal riguardo, una proposta di legge costituzionale. I riflettori, però, sono tornati a riaccendersi sul dibattito in occasione delle giornate di protesta, grazie, in particolar modo, all’ex premier e segretario del Partito Democratico, Enrico Letta. Quest’ultimo, infatti, dopo essere rientrato in politica nel 2019, a seguito dei sette anni di insegnamento trascorsi tra il “Sciences Po” di Parigi e la “Scuola di Politiche” a Roma, ha proposto una nuova riforma da concludere entro un anno per estendere il diritto di voto ai ragazzi di sedici e diciassette anni. In un’intervista per “La Repubblica”, rilasciata il 29 settembre 2019, l’ex premier ha riferito l’intento che lo ha portato a riproporre l’iniziativa con urgenza: “Occorre dire a quei giovani che abbiamo fotografato nelle piazze, lodando i loro slogan e il loro entusiasmo: vi prendiamo sul serio e riconosciamo che esiste un problema di sotto rappresentazione delle vostre idee, dei vostri interessi” (Annalisa Cuzzocrea, Letta: “Leggi sui diritti e voto ai sedicenni, il governo non esiti”, “La Repubblica”, 29 settembre 2019).

Di fatto, contrariamente a chi ritiene che i giovani non siano abbastanza maturi, consapevoli e informati per occuparsi della complessa politica nazionale, i sostenitori del diritto di voto a sedici anni ribadiscono la necessità di ascoltare i giovani, rispettarli e metterli al centro della politica. Così si è espresso Riccardo Nencini, presidente del Partito Socialista Italiano ed ex senatore, il quale, con il disegno di legge numero 571, datato 5 luglio 2018, ha lanciato la proposta di includere i sedicenni tra gli aventi diritto al voto, in occasione delle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali. Ciò che ha motivato l’onorevole a portare avanti l’iniziativa è stato il risultato delle ricerche da lui stesso riportato: “La media di conoscenze civiche e di funzionamento del sistema politico è leggermente più alta per gli under 18 rispetto ai cittadini di 19, 21 e 23 anni”. Stando cioè agli studi a cui ha fatto riferimento Nencini, non vi è alcuna differenza significativa tra le abilità cognitive di un sedicenne e quelle di un adulto, in quanto i sedicenni hanno lo stesso livello di ragionamento morale e scientifico; sono in grado di decidere in maniera competente; possiedono autonomia di giudizio; sanno mettere a fuoco gli obiettivi e sono capaci di perseguirli. Tanto è vero che, come riportato dal disegno di legge, per stabilire la maturità politica dei giovani, diversi studiosi hanno ritenuto giusta e possibile l’idea di sostituire il criterio dell’età con dei test di competenza.

A 16 si è maturi sia da un punto di vista scientifico sia giuridico

Non solo gli studi scientifici, ma anche ordinamenti giuridici sono stati presi in esame per sostenere la tesi di un maggiore sviluppo nei ragazzi che hanno meno di diciotto anni. In un’intervista rilasciata a “Skuola.net”, il 30 settembre 2019, l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha riferito agli studenti che negli ordinamenti giuridici c’è la consuetudine di fissare una soglia anagrafica astratta e, secondo quest’ultima, all’età di sedici anni è convenzionalmente fissata la piena acquisizione della maturità psicofisica (Manlio Grossi, "Voto ai sedicenni? Sono favorevole" - Giuseppe Conte intervistato da Skuola.net -#MeetMillennials, “Skuola.net”, 30 settembre 2019).

In Italia, i ragazzi al di sotto della maggiore età, infatti, possono stipulare un contratto, lavorare e pagare le tasse. Inoltre, hanno un maggiore accesso ai social, alla cultura, sono più informati, appassionati e, dunque, secondo i sostenitori, per questo motivo, più maturi e consapevoli. Di questa idea è, ad esempio, Nicola Zingaretti, ex segretario del Partito Democratico, che in un tweet del 30 settembre 2019 ha scritto: “Ora è tempo!”, adducendo come pretesto la passione civile degli innumerevoli ragazzi che ha avuto modo di incontrare quotidianamente. Anche l’ex leader del Movimento 5 Stelle Luigi di Maio si è espresso in termini favorevoli, sostenendo, in una diretta su “Facebook”, di avere fiducia nelle nuove generazioni, di aver fatto tanti incontri nelle scuole e di aver visto ragazzi eccezionali, con uno spirito critico fortissimo e grande capacità di analisi (Voto a 16 anni, Di Maio: "Nei prossimi giorni proposta di legge costituzionale", “Sky TG24”, 1˚ ottobre 2019).

I giovani oggi sono più informati che in passato

I giovani sono stati definiti sul “Blog delle Stelle”, quando era ancora denominato “Il Blog ufficiale del Movimento 5 Stelle”, come una risorsa preziosa, il futuro di un’Italia che si informa, che partecipa e che, per questo, deve essere valorizzata sempre di più (Luigi Di Maio, Voto ai sedicenni: discutiamone subito, “Blog delle Stelle”, 30 settembre 2019).

Come si può leggere nell’articolo Proposta di estendere il diritto di voto ai 16enni: pro e contro, pubblicato sul magazine giovanile “Leomagazine”, molti dei più giovani hanno una formazione e delle consapevolezze migliori di tanti altri, in quanto hanno una grande capacità di navigare su varie piattaforme social, che permette di informarsi in modo più veloce e accurato. Anche la scrittrice Lidia Ravera ha osservato come i giovani di oggi abbiano tanti modi per reperire informazioni e per apprendere; per questo motivo, infatti, a suo avviso, un sedicenne può essere preparato allo stesso modo di un diciottenne. Inoltre, come riporta “Il Post”, la scrittrice racconta di aver cominciato a pensare politicamente nel 1968, ovvero, all’età di sedici anni, e di non aver mai più smesso. La sua speranza, ha confessato, risiede nel vedere un giorno una leadership di sedicenni, perché i giovani di oggi, a differenza degli adulti, hanno uno sguardo non inquinato da decenni di delusioni. Inoltre, in un momento storico in cui si dibatte molto sugli investimenti per l’ambiente, le nuove generazioni sentono una responsabilità maggiore nei riguardi del pianeta e Greta Thunberg ne è un esempio (Il diritto di voto andrebbe esteso ai 16enni?, “Il Post”, 16 marzo 2021).

Alessandro Rosina, autore e docente di Demografia e Statistica sociale alla Cattolica di Milano, nel suo articolo Perché è giusto il diritto di voto ai sedicenni, pubblicato per il “Sole 24 ore”, il 3 ottobre 2019, ha illustrato come attualmente l’impatto sul futuro delle scelte sia maggiore rispetto al passato. Per questo, come si legge in un articolo pubblicato su “Money.it”, la scelta di allargare l’elettorato ai più giovani comporterebbe il vantaggio di avere elettori entusiasti e portatori di una nuova coscienza politica, perlopiù estranea agli adulti e agli anziani. Attraverso il voto dei ragazzi, acquisterebbero maggiore peso questioni come la tutela dell’ambiente e la digitalizzazione, che sono strategiche per la ripresa dell’economia italiana, nell’ottica della sostenibilità e nel rispetto delle indicazioni dettate dall’Europa (Isabella Policarpio, Voto a 16 anni: pro e contro della proposta di Letta, “Money.it”, 16 marzo 2021).

Anche Martina Carone, consulente in comunicazione politica per “Quorum/YouTrend” e docente di Analisi dei Media all’Università di Padova, in un’intervista per “Open” riguardante l’idea di abbassare l’età minima di voto, ha affermato che la capacità dei giovani di destreggiarsi tra i diversi canali informativi fornisce loro una più alta consapevolezza nell’analizzare le fonti. In più, la docente ha aggiunto: “Se ci troviamo in una situazione politica disastrata, la colpa non è certo dei 16enni che si sono informati su TikTok”. Di fatto, nel dibattito, non manca chi sostiene che l’idea in sé di far votare elettori informati o con esperienza sia del tutto sbagliata. Ne è portavoce, ad esempio, la giornalista americana Kelsey Piper, la quale, nel suo articolo I giovani hanno un interesse nel nostro futuro. Lasciamoli votare [TdR], pubblicato il 21 ottobre 2020 sul sito “Vox”, ha messo al vaglio le ragioni a sostegno di una totale eliminazione del fattore età per il voto. Stando alle sue parole, ai maggiori di diciotto anni non viene richiesto di essere informati o preparati, e nessuno pensa di mettere in discussione il diritto di voto concesso ai malati di Alzheimer o agli anziani affetti da demenza senile. Pertanto, non risulta chiaro all’autrice il motivo per cui questi criteri debbano valere per i più giovani. Secondo le previsioni della studiosa, se venissero assunti come requisiti necessari per votare l’esperienza o la preparazione, il rischio sarebbe quello di un ritorno a delle percentuali ottocentesche di aventi diritto al voto, in cui anche molti maggiorenni verrebbero esclusi. Di fatto, come si può leggere su “Il Post”, in Italia, c’è chi ritiene che i termini della questione attuale rimandino alle stesse argomentazioni usate durante le lotte per il diritto di voto di settanta anni fa. Alla base dell’esclusione dei più giovani dal diritto di voto ci sarebbe quello stesso pregiudizio che aveva colpito gli uomini analfabeti e poveri e le donne, accusate di votare come i mariti, in quanto ritenute poco intelligenti e incapaci di cogliere le sfumature della politica (Davide Maria De Luca, Il voto ai sedicenni, e anche a tutti gli altri, “Il Post”, 6 ottobre 2019).

Luigi di Maio, come riportato da “Sky TG24”, l’ha definita, in una diretta su “Facebook”, come “la solita dinamica dei grandi che dicono ai ragazzi che non sono in grado” (Voto a 16 anni, Di Maio: "Nei prossimi giorni proposta di legge costituzionale", “Sky TG24”, 1˚ ottobre 2019).
L’ex capo politico del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, nonché uno dei primi sostenitori, già dal 2016, del voto ai sedicenni, nel suo articolo Voto ai sedicenni #VotoA16anni, pubblicato il 23 gennaio 2016 sul blog ufficiale del partito, ha ipotizzato la causa dell’esclusione dal voto di molti ragazzi. Stando alle sue parole, l’unico motivo per non dare il voto ai giovani è la paura che si ha di loro, “forse perché sono i più informati e sfuggono al controllo dei media controllati dal regime e con il loro voto cambierebbero il Paese”. Anche l’ex ministro degli Affari Esteri, su “Il Blog delle Stelle”, si è pronunciato in maniera simile, aggiungendo che dietro chi teme il voto dei più giovani c’è probabilmente qualcuno che sa di averli traditi in passato, attraverso delle scelte politiche che hanno creato povertà, mancanza di opportunità e danni all’ambiente, cioè le questioni che proprio i più giovani hanno a cuore (Luigi Di Maio, Voto ai sedicenni: discutiamone subito, “Il Blog delle stelle”, 30 settembre 2019).

Tra i sostenitori del voto a sedici anni c’è anche chi afferma che il dibattito sulla maturità dei ragazzi in Italia non sia stato ancora affrontato. Ad esempio, il Presidente del Partito Socialista Italiano, nel disegno di legge numero 571, ha scritto che gli argomenti solitamente trattati riguardo i giovani sono “solo quelli del ‘bullismo a scuola’, del ‘motorino truccato’ o dei ‘ragazzi difficili’”, ovvero categorie conosciute da tempo. Invece, come si legge nel disegno di legge di Nencini, sin dal 2018 è risultato chiaro ed evidente che un ragazzo di sedici anni al giorno d’oggi ha maggiori possibilità di essere informato, è più consapevole, partecipe dei problemi della vita ed è molto più propositivo. L’intento auspicato dall’ex senatore è, dunque, quello di usufruire dei maggiori spazi e dei contatti che oggi i ragazzi hanno con la scuola e dell’aiuto dei genitori, che possono intervenire in maniera corretta sul piano formativo. Così anche Matteo Salvini, segretario della Lega, il quale, già ai tempi della proposta di legge costituzionale nel 2015, come riportato dall’agenzia “Adnkronos”, aveva ritenuto i sedicenni odierni non più come quelli di un tempo, bensì, molto più informati e coinvolti (La proposta di Salvini: "Abbassare a 16 anni il diritto di voto", “Adnkronos”, 11 novembre 2015).

Per lo stesso motivo, Beppe Grillo ha proposto, nel suo articolo Diritto di voto a 16 anni (ma anche a 14), pubblicato l’11 giugno 2019 su “Il Blog di Beppe Grillo”, di abbassare l’età minima di voto a quattordici anni. A quest’età, infatti, secondo il suo ragionamento, un ragazzo può guidare un ciclomotore e una minicar; inoltre, si mostra molto più maturo, interessato alla politica, preparato e serio rispetto ai giovani di un tempo. Come ha scritto nel suo Blog: “Ai nostri tempi, onestamente pensavamo solo a giocare a pallone e correre dietro le ragazzine e prova ne è sia Greta la Svedese che tutti quei ragazzi protagonisti del ‘Friday for Future’.

L’esclusione dei giovani dal diritto di voto è contraria ai principi democratici

La giornalista americana Kelsey Piper, nel suo articolo pubblicato sul sito “Vox”, ha messo in luce il problema di sottovalutazione da parte degli adulti nei confronti dei giovani. Per dimostrare la maturità e la consapevolezza dei giovani, la studiosa ha riportato un suo saggio di undici pagine, scritto all’età di dodici anni per il concorso History Day, relativo al New Deal, sorprendendosi delle proprie capacità di scrittura e di pensiero a quell’età (Kelsey Piper, I giovani hanno un interesse nel nostro futuro. Lasciateli votare [TdR], “Vox”, 21 ottobre 2020).

Secondo la giornalista, infatti, come riportato nell’articolo Il voto ai sedicenni, e anche a tutti gli altri, pubblicato su “Il Post”, il 6 ottobre 2019, il limite di età per il voto andrebbe del tutto eliminato. Questo perché la democrazia, a differenza dei regimi autoritari, non si fonda sull’idea che esistano decisioni giuste in assoluto per tutti, ma sull’idea che la politica sia costituita dalla composizione di interessi differenti, e che il modo migliore per conciliarli sia tramite un voto democratico, il più esteso e rappresentativo possibile. Per queste stesse ragioni, la studiosa ha ribadito sul sito “Vox” che non sarebbe un dato negativo se i sedicenni votassero come i propri genitori, in quanto ciò significherebbe che il sistema politico ha iniziato a dare più peso agli interessi delle famiglie numerose, piuttosto che agli interessi dei pochi e questo, secondo il suo parere, sarebbe semplicemente un risultato sensato. Kelsey Piper, dunque, ha ricordato come in una moderna democrazia non siano i migliori, in quanto più informati o esperti, coloro che hanno diritto di esprimersi, ma tutti coloro che nella società hanno un interesse, ovvero, chiunque ne sia parte. E, pur ammettendo che gli elettori non sempre siano ben informati, in ogni caso le società democratiche risultano migliori, perché più pacifiche delle società non democratiche; hanno migliori risultati in materia di diritti umani; hanno economie più forti e maggiori probabilità di proteggere l'ambiente. Ma per dimostrare la maturità dei più giovani, la scrittrice ha addotto come prova il risultato degli studi elettorali pubblicati sulla rivista “Electoral Studies” nel giugno 2012, effettuati in occasione dell’entrata dei sedicenni tra gli aventi diritto al voto alle presidenziali in Austria nel 2007. Tali dati hanno evidenziato che i nuovi giovanissimi elettori sono risultati informati tanto quanto i più anziani e sono più inclini ad andare a votare rispetto alla fascia 18-21 anni (Markus Wagner, David Johann, Sylvia Kritzinger, Votare a 16 anni: affluenza alle urne e qualità della scelta del voto [TdR], “Electoral Studies”, 2012, pp. 372-383). Secondo la giornalista, l’atto del voto non è altro che un’abitudine che va sviluppata ed esercitata e l’età giusta per farlo è quando si ha meno di diciotto anni, perché è il periodo meno caotico rispetto a quando si esce dalle scuole superiori o si inizia a lavorare o si frequenta l’università (Kelsey Piper, I giovani hanno un interesse nel nostro futuro. Lasciateli votare [TdR], “Vox”, 21 ottobre 2020).

Martina Pasho, 17 febbraio 2023

I giovani sono facilmente influenzabili

Una delle argomentazioni principali contro il voto ai sedicenni è l’opinione che chi ha meno di diciotto anni non sia sufficientemente maturo, istruito e consapevole per occuparsi della complessa politica nazionale. Tra i sostenitori della tesi secondo cui i giovani di oggi sarebbero irresponsabili e incapaci di avere una coscienza politica, la psicologa dello sviluppo, psicoterapeuta e scrittrice Anna Oliverio Ferraris, che ha dichiarato a “La Stampa” il 16 marzo 2021 – come riporta un articolo de “Il Post” – che a sedici anni c’è ancora tanta immaturità e impulsività; i ragazzi, a suo avviso, si lasciano dominare dalle emozioni e quindi sono facilmente strumentalizzabili e influenzabili nelle loro opinioni (Il diritto di voto andrebbe esteso ai 16enni?, “Il Post”, 16 marzo 2021).

Tra le motivazioni contrarie all’estensione del diritto di voto c’è la considerazione che un sedicenne non possa essere in grado di maturare del tutto un proprio convincimento politico, in quanto alla sua età si trova nella piena fase evolutiva, sia fisica che morale (Isabella Policarpio, Voto a 16 anni: pro e contro della proposta di Letta, “Money.it”, 16 marzo 2021). Inoltre, come sostiene Martina Carone, consulente in Comunicazione politica per “Quorum/YouTrend”, nonché docente di Analisi dei Media all’Università di Padova, in un’intervista per la testata “Open” e riportata nell’articolo Proposta di estendere il diritto di voto ai 16enni: pro e contro, pubblicato sul quotidiano per i giovani “Leomagazine”, non manca chi ritiene che i ragazzi, proprio negli anni dell’adolescenza, siano tendenzialmente più radicalizzati nelle posizioni politiche. Questo dato non farebbe altro che portare a un favoreggiamento dei partiti più estremisti (Felice Florio, Letta apre (di nuovo) al voto ai 16enni: "Una scelta identitaria per rendere incisivo il partito" – L’intervista, “Open”, 15 marzo 2021).

Altro aspetto che ha destato preoccupazione è il rischio che l’allargamento dell’elettorato attivo si traduca in un semplice rafforzamento del voto di chi ne ha già diritto, dato che i giovani sono soliti votare come i propri genitori. Una simile argomentazione è avanzata generalmente da chi ha osservato con apprensione la direzione di voti: infatti, come viene riportato nell’articolo Il diritto di voto andrebbe esteso ai 16enni?, pubblicato da “Il Post” il 15 marzo 2021, i nati dopo il 1997, alle ultime elezioni europee del 2019, hanno votato a destra. Nello specifico, i dati analizzati dall’Istituto di sondaggi SWG, condotti con metodo di rilevazione misto su un campione di 8.000 elettori residenti in Italia, hanno mostrato che il 38% di chi ha espresso il voto alle europee per la prima volta ha votato Lega, raggiungendo una percentuale superiore al dato nazionale aggregato. Viene messo, così, in luce dal giornalista Dino Amenduni, nel suo articolo I giovani italiani hanno votato in massa Salvini, pubblicato su “Wired” il 29 maggio 2019, come il voto della “Generazione Z” sia stato lo stesso dei propri genitori. Infatti, anche le persone nate tra il 1946 e il 1964, i cosiddetti “baby boomers”, e le persone nate tra il 1965 e il 1979, la cosiddetta “Generazione X”, hanno fatto registrare dati di consenso superiori al 35% per la Lega, facendo scendere il Partito Democratico al secondo posto e il Movimento 5 Stelle sotto la media nazionale. Anche tra i “Millennial”, cioè le persone nate tra il 1980 e il 1996, la Lega è risultata prima, con il 28% dei consensi e una crescita dell’11% rispetto al 2018. Tra i primi nativi digitali, invece, stando all’analisi, la situazione è sembrata essere di poco meno critica per il M5s, che ha ottenuto il 26% dei consensi, ma con una perdita netta del 15% rispetto alle elezioni politiche del 2018. Questi risultati hanno portato il giornalista, nonché consulente in social media e in comunicazione politica e docente presso l’Università degli Studi di Perugia, ad affermare che la mobilitazione dei più giovani a favore dei partiti di ispirazione verde sia stata, in realtà, un fenomeno circoscritto alle sole Francia e Germania. Stando ai dati raccolti, nonostante nell’anno 2019 si sia parlato molto di una sorta di “effetto Greta Thunberg”, che avrebbe portato i giovani a salvare l’Europa, a suo parere non si potrebbe dire lo stesso dell’Italia, in cui “tutto ciò non è accaduto e non sta accadendo”. D’altra parte, a Stefano Vespa, che è stato giornalista e caporedattore per anni presso “Il Tempo”, collaboratore del settimanale “Panorama”, nonché autore per “Formiche.net”, è bastato un paragone tra le generazioni di oggi e quelle di ieri per sostenere la tesi dell’immaturità dei ragazzi. A suo avviso, chi è cresciuto negli anni Settanta, quando è stata approvata la legge che ha abbassato la maggiore età da ventuno a diciotto anni, aveva una superiore maturità politica. In quel decennio, come ha affermato nel suo articolo Voto ai sedicenni? Perché io dico no, scritto per “Formiche.net” e pubblicato il 15 marzo 2021, i giovani sono stati testimoni diretti di importanti provvedimenti e decisioni. Ad esempio, lo Statuto dei lavoratori, l’istituzione delle Regioni (1970), il compromesso storico di Enrico Berlinguer (1973), il referendum sul divorzio (1974); per non parlare delle terribili stragi neofasciste, del terrorismo rosso, della morte di Aldo Moro (1978) e delle prime elezioni europee (1979). Inoltre, per quanto riguarda gli studenti, si è rivelata fondamentale l’approvazione dei decreti delegati sulla scuola, che, tra il 1973 e il 1974, hanno introdotto gli organi interni, come il rappresentante di classe. Si tratta di novità che, secondo il parere di Vespa, hanno portato la politica nelle scuole, in quanto presuppongono, tutt’oggi, la stesura di liste studentesche da presentare e contrapporre in occasione delle elezioni.

I giovani non sono correttamente informati

C’è un’altra critica che è stata mossa contro il diritto di voto a sedici anni: essa riguarda il tipo di informazioni a cui attingono i più giovani. Come ha riferito Martina Carone, nella sua intervista riportata dall’articolo del 15 marzo 2021, Letta apre (di nuovo) al voto ai 16enni: "Una scelta identitaria per rendere incisivo il partito" – L’intervista, per la testata “Open”, alcuni detrattori ritengono che i ragazzi siano influenzati negativamente dai social media, in quanto, informandosi su “TikTok”, non possono essere in grado di esprimere un voto consapevole. Questa idea è stata condivisa, per esempio, da Stefano Vespa, il quale, sempre nel citato intervento su “Formiche.net”, proseguendo il parallelismo con i giovani degli anni Settanta, ha aggiunto che per i ragazzi di oggi “oltre a sesso e sport, l’attenzione è su Tik tok o Instagram”, mentre negli “anni caldi”, le risse e gli omicidi fungevano da pretesto per discutere di politica e di crisi di governo. Secondo il giornalista, infatti, i giovani oggi considerano il loro mondo a forma di web e, per questo motivo, difficilmente ragionano su Fratelli d’Italia, sul Movimento 5 Stelle o sulla scissione di +Europa (Stefano Vespa, Voto ai sedicenni? Perché io dico no, “Formiche.net”, 15 marzo 2021).

Il sondaggio dell’istituto di ricerca “Quorum/YouTrend” per “Sky TG24”, effettuato il 29 agosto 2022 e riportato anche dal quotidiano “Il Foglio”, ha rivelato come nell’utilizzo dei social sia possibile intravedere una spaccatura generazionale tra Facebook, usato dal 71% degli over 35 e Instagram, usato dal 72% degli under trentacinque. Inoltre, è stata riscontrata, in generale, una maggiore varietà nell’utilizzo dei social da parte dei giovani rispetto al resto della popolazione (Simone Baglivo, Largo ai giovani: come voteranno i 10 milioni di under 35?, “Il Foglio”, 2 settembre 2022).

Un’altra problematica riscontrata da Vespa nel suo articolo è che i sedicenni a stento conoscono la differenza tra Camera e Senato; a suo parere, la causa della scarsa preparazione dei ragazzi risiede nella scuola italiana, che difetta di un grande problema di formazione, derivante a sua volta dalla scarsa formazione di tanti insegnanti. Secondo il giornalista, soltanto attraverso un’adeguata formazione del corpo docenti e del reinserimento della prassi della bocciatura nelle scuole medie i giovani delle superiori, con il tempo, forse potranno acquisire una mentalità e una maturità diverse. Come si legge nell’articolo: “Oggi, il voto nelle urne bisogna guadagnarselo diversamente”.

Problematiche anche da un punto di vista giuridico

Non meno scettico è apparso Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale, il quale ha spiegato su “Huffington Post” che per dare il voto ai sedicenni ci sono due strade da seguire: l’una comporta la modifica della maggiore età, oggi fissata a diciotto anni, attraverso un intervento diretto sull’articolo 2 del Codice civile; l’altra, invece, consiste in una modifica del testo della Costituzione italiana, in cui si abbassa solamente l’età necessaria per il voto. In questo secondo caso, però, ha affermato Mirabelli, “ci potrebbe essere il rischio di una irragionevolezza per la maturità ordinaria per acquisire il potere di autodeterminarsi in qualsiasi altro settore”. Ovvero, il rischio sarebbe quello di poter svolgere un atto “di rilevanza quasi maggiore degli altri”, come è il voto, con un’età più bassa rispetto al limite richiesto per il conseguimento, per esempio, della patente di guida. Viene messo in luce dal giurista come un intervento di questo tipo, eseguito sul Codice civile, possa portare in automatico a ulteriori conseguenze, quali l’abbassamento dell’età in cui si ha la piena responsabilità penale, oppure dell’età matrimoniale; questo comporterebbe, inoltre, altre modifiche a catena, come ad esempio l’età in cui si può godere degli assegni familiari. Pertanto, il suggerimento, se si vuole procedere in questo senso, è quello di un provvedimento che armonizzi l’intero sistema (Giacomo Galanti, Per dare il voto ai 16enni bisogna renderli maggiorenni, “Huffington Post”, 15 marzo 2021).

Martina Pasho, 17 febbraio 2023