Tra coloro che si sono schierati contro l'utilizzo dello schwa (ǝ) vi è chi ritiene che esso non costituisca la soluzione migliore per rendere l’italiano più inclusivo. Vi sono alternative diverse, alcune agiscono direttamente sulle desinenze o le vocali finali che tendenzialmente designano il genere di una parola: l’omissione dell’ultima lettera, il segno di asterisco (*) che coincide con una mancata pronuncia della vocale alla fine della parola, oppure la chiocciola (@), la “u” (ad esempio usata come sostituta per la “i” di tutti che diventa tuttu), la “x” (soprattutto nella lingua inglese), la “y”, il trattino basso (_), e infine l’apostrofo (‘). Inoltre, nelle situazioni in cui ci si ritrova ad interloquire con un pubblico vario - volendolo fare nella maniera più inclusiva possibile - si può ricorrere, al maschile sovraesteso (il “cari tutti”, per fare un esempio), alla doppia forma (“care tutte e cari tutti”), alla circonlocuzione (“a tutte le persone presenti”), al femminile sovraesteso, entrambe le desinenze assieme (“carei”), ad entrambe le desinenze divise dal punto (“care.i”), ad entrambe le desinenze divise con barra (“care/i”). (Vera Gheno, Lo Schwa tra fantasia e norma, “lafalla.cassero.it”,29 luglio 2020). Queste forme, da usare in alternativa allo schwa, sembrano presentare alcuni vantaggi. Innanzitutto, in termini di praticità: fanno tutti capo ad una simbologia già in uso, al contrario, lo schwa appartiene all’alfabeto fonetico internazionale e andrebbe inserito nelle lingue già formate e dotate di una precisa grammatica. Ciò fa pensare che utilizzare lo schwa possa essere vissuto dai parlanti come una sorta di forzatura, come un suono difficile da riprodurre: “Lo Schwa, infatti, viene identificato come una vocale centrale media all’interno dell’alfabeto. Questo significa che, nella sua pronuncia, si pone esattamente a metà tra tutte le vocali esistenti perché è un suono non arrotondato, senza accento o tono e di scarsa sonorità” (Gerardina Di Massa, Schwa: pro e contro del nuovo simbolo linguistico, “Eroica Fenice”, 25 Febbraio 2022).
A febbraio 2022 è stata indetta una vera e propria petizione contro l’uso dello schwa - firmata da molti intellettuali italiani - nel cui testo l’ideatore, Massimo Arcangeli, sosteneva che il suono (ǝ) “Peculiare di diversi dialetti italiani, e molto familiare alla lingua inglese [...] stante la limitazione posta al suo utilizzo (la posizione finale), trasformerebbe l'intera penisola, se lo adottassimo, in una terra di mezzo compresa pressappoco fra l'Abruzzo, il Lazio meridionale e il calabrese dell'area di Cosenza”. Sostanzialmente il suo utilizzo creerebbe un suono simile ad accenti italiani già esistenti ma solo territorialmente, penalizzando l’accentazione corretta della lingua italiana (Massimo Arcangeli, Schwa (ǝ)? No, grazie! Pro Lingua nostra, “Change.org”).
A seguito dell’utilizzo dello schwa in alcuni verbali redatti dalla Commissione per l’Abilitazione Scientifica Nazionale alle funzioni di professore universitario di prima e seconda fascia, Massimo Arcangeli ha inoltre pubblicato un piccolo volume dal titolo La lingua scəma (contro lo schwa e altri animali) (Castelvecchi, 2022). Nel volume si legge: “Una cosa è chiedere al nostro interlocutore di venirci in qualche modo incontro, con le forme e le parole più adatte e rispettose possibili, se ci siamo scoperti portatori di un'identità incerta o fluttuante, un'altra cosa è pretendere che le norme linguistiche di un'intera comunità nazionale soggiacciano alla prepotenza di pochi, intenzionati a scardinarle con la generalizzazione di inammissibili usi teratologici” (Massimo Arcangeli, La lingua scəma (contro lo schwa e altri animali), Castelvecchi, Roma, 2022, capitolo 2, versione Kindle).
Inoltre, sembra che lo schwa sia inutilizzabile da persone dislessiche, che già generalmente vivono i cambiamenti alla norma ortografica con difficoltà (Schwa, asterisco e linguaggio inclusivo: proviamo a rispondere alle critiche più frequenti, “Valigia Blu”, 4 marzo 2022). È stato soprattutto il ministro dell’educazione francese Jean-Michel Blanquer a utilizzare questo argomento contro l’utilizzo dello schwa, dichiarando che la sua introduzione nelle scuole sarebbe un ostacolo per l’apprendimento della lingua (Écriture inclusive: Jean-Michel Blanquer exclut l’utilisation du point médian à l’école, “Le Monde”, 7 marzo 2021).
Emma Traversi, 2 maggio 2022
Autori citati:
Gheno Vera
- linguista, saggista e traduttrice italiana
Arcangeli Massimo
- linguista, critico letterario e sociologo italiano