Secondo i promotori della petizione Schwa? No, grazie! Pro Lingua nostra, un gruppo ristretto ha l’intenzione di “imporre la sua legge a un'intera comunità di parlanti e di scriventi”, pur consapevole dell’impossibilità pratica dell’adozione dello schwa inclusivo nella lingua italiana. La proposta sarebbe, quindi, intenzionata ad “azzerare secoli e secoli di evoluzione linguistica e culturale con la scusa dell'inclusività” (Massimo Arcangeli, Schwa (ǝ)? No, grazie! Pro Lingua nostra, “Change.org”). Il punto cruciale della petizione è, quindi, la rivendicazione della lingua come un fenomeno naturale, che si sviluppa in risposta a fenomeni culturali diffusi e prolungati nel tempo. Nel trattare il tema dello schwa neutro, Paolo d’Achille, dell’Accademia della Crusca, fa riferimento a un fenomeno di “dirigismo linguistico”, ovvero di un’introduzione forzata di una riforma ortografica che ha poco a che fare con il comune sentire popolare e con il suo sistema normativo condiviso (Paolo D’Achille, Un asterisco sul genere,, “Accademia della Crusca”, 24 settembre 2021).
Di toni più miti, ma comunque critici, è Cristiana De Santis. In un intervento firmato per Treccani, la grammatica offre un punto di vista a metà tra i due estremi: un linguaggio che evita le marcature di genere, senza ricorrere a simboli estranei all’alfabeto italiano. Secondo De Santis, questa impostazione meno autoritativa potrebbe meglio e più realisticamente veicolare quell’“emancipazione grammaticale” che i promotori dello schwa ricercano (Cristiana De Santis, L’emancipazione grammaticale non passa per una e rovesciata,, “treccani.it”, 9 febbraio 2022).
Angela Zanoni, 2 maggio 2022
Autori citati:
Arcangeli Massimo
- linguista, critico letterario e sociologo italiano
D’Achille Paolo
- Professore ordinario di Linguistica Italiana presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Roma Tre
De Santis Cristiana
- docente di Linguistica e Didattica dell’italiano presso l’Università di Bologna