Uno dei principali detrattori dell’utilizzo dell’energia nucleare è sicuramente il costo iniziale della costruzione delle centrali. Il capitale iniziale necessario è dell’ordine della decina di miliardi di euro, denaro che è in genere fornito dagli Stati (si parla quindi di centrali pubbliche) o dalle banche, con finanziamenti e prestiti. In ogni caso, il costo è soggetto al tasso d’interesse, che rispecchia l’affidabilità del progetto. La cattiva fama del nucleare si riflette anche sul suo tasso d’interesse, che spesso finisce per gravare eccessivamente sul costo dell’energia. Nonostante questo, il costo di produzione dell’energia nucleare resta competitivo rispetto alle altre fonti energetiche. Facendo una media tra costo iniziale, costo operativo di mantenimento e costo di decommisioning, otteniamo un valore di LCOE (Levelized cost of energy) di circa 56$/KWh per il nucleare (con riferimento all’EPR francese) da confrontare con gli 87$/KWh del carbone o i 40 del fotovoltaico onshore (Costi, “ENEA”, consultato il 5 aprile 2022).
La forza del nucleare, infatti, sta proprio nei bassissimi costi di mantenimento. Una volta superata la spesa iniziale, l’uranio è il combustibile più economico sul mercato, grazie al fatto che un chilo di uranio-235 sviluppa 18,7 milioni di KWh in forma di calore (Energia nucleare, “news-uchicago.edu”, consultato il 5 aprile 2022). Per produrre la stessa quantità di energia con dei pannelli fotovoltaici ne servirebbero circa 60 milioni da 1,7 metri quadri di superficie, al massimo della loro funzionalità. Il costo del fotovoltaico e delle rinnovabili in generale è più alto di quanto si potrebbe pensare perché, oltre ad essere fonti poco efficienti, si paga anche il prezzo dell’aleatorietà. L’energia rinnovabile, infatti, non viene prodotta in maniera costante, ma segue l’abbondanza delle risorse come il vento e il sole, che non sono correlate alla effettiva necessità di energia. Si rendono quindi necessari ingenti sforzi per gestire gli accumuli e le carenze di energia, e lo stoccaggio resta uno dei limiti principali di questo tipo di fonti energetiche. Il nucleare al contrario è una fonte costante e controllabile, come afferma il Think Tank Tortuga, in un contributo in tre parti pubblicato su “Linkiesta”: “Il nucleare è efficiente per il raggiungimento degli obiettivi climatici, ma anche in termini di affidabilità dei sistemi energetici nazionali. L’energia nucleare garantisce una stabilità delle reti elettriche che difficilmente altre fonti rinnovabili riescono a offrire, e permette inoltre di ridurre la dipendenza di un dato paese dalle importazioni energetiche necessarie per soddisfare il proprio fabbisogno energetico (es. importazioni di energia elettrica da paesi confinanti, combustibili fossili da paesi terzi, etc.)” (Tortuga, Perché l’energia nucleare serve (e perché serve oggi), “linkiesta.it”, 23 ottobre 2022).
Arianna Armanetti - 13 aprile 2022
Autori citati:
Tortuga
- think-tank di studenti, ricercatori e professionisti del mondo dell'economia e delle scienze sociali.