Secondo il parere di diversi esperti, il vaccino è una soluzione, ma non la sola, ci sono trattamenti e terapie che possono avere effetti contro l’infezione, dunque, cure alternative come pillole anti- Covid (Merck e Pfizer) e anticorpi monoclonali, ma vi sono anche altri trattamenti, come Ivermectina, Clorochina e Idrossicolorochina. Per quanto concerne le pillole anti-Covid prodotte da Merck e Pfizer, sono farmaci antivirali sperimentali, assumibili per via orale, che hanno mostrato un'efficacia promettente nel prevenire i sintomi gravi e l’ospedalizzazione in adulti colpiti dal Covid-19. Esse vengono somministrate per cinque giorni: il regime di Pfizer è di tre pillole al mattino e tre pillole alla sera, mentre il farmaco di Merck viene assunto sotto forma di quattro pillole al mattino e quattro alla sera. Gli studi clinici per entrambi i trattamenti non hanno riportato effetti collaterali avversi, cosa che segna un risultato promettente secondo gli esperti (Pillola anti-Covid, in arrivo i farmaci di Merck e Pfizer: come funzionano e le differenze, “tg24.sky.it”,21 novembre 2021).
Il 28 gennaio 2022 la Commissione europea ha concesso l'autorizzazione all'immissione in commercio condizionata del farmaco Paxlovid di Pfizer, che riduce dell'89% il rischio di ricovero e morte nelle persone ad alto rischio, se presa nell'arco di 5 giorni dalla diagnosi (Daniele Banfi, Paxlovid: l'antivirale contro Sars-Cov-2 riduce dell'89% ricoveri e decessi, “fondazioneveronesi.it/magazine.it”, 18 febbraio 2022). Già dal 4 gennaio 2021, invece, è disponibile in Italia la pillola antivirale Molnupiravir, prodotta da Merck e Ridgeback Biotherapeutics, che consente una riduzione del rischio relativo di ricovero o morte per Covid del 30% in pazienti adulti che hanno contratto il virus in forma lieve o moderata e che hanno già altre problematiche che potrebbero aggravarne la condizione (Giulia Alfieri, Pillole anti Covid, come va quella di Merck (e cosa fa con Irbm), “startmag.it”, I dicembre, 2021).
Il virologo Fabrizio Pregliasco spiega il funzionamento delle pillole: “è come fornire al virus dei mattoncini Lego della sequenza del genoma, però sbagliati, che fanno inciampare la replicazione del virus impedendogli di propagarsi nelle cellule. La terapia è di 5 giorni con una dose ogni 12 ore e i risultati, sia in termini di riduzione della carica virale sia della riduzione della patologia, sono confortanti. Quanto alla guarigione “Ci vogliono sempre i 5 giorni di somministrazione, però - precisa Pregliasco - già in seconda giornata le cose migliorano e i risultati si vedono". Ma "l'efficacia - avverte - è collegata anche alla tempistica di somministrazione, quindi prima si assume meglio è". Per quanto concerne gli effetti collaterali "I risultati non evidenziano alcun particolare effetto negativo in termini di tollerabilità. Gli eventi avversi registrati - assicura il virologo - sono davvero pochissimi e di nessun particolare rilievo sugli aspetti gastrici, assolutamente non gravi” (Aifa: la pillola anti Covid disponibile in Italia già dopo Natale, “ilgiorno.it”, 17 novembre 2021).
Anticorpi monoclonali
Dunque, secondo il parere di diversi medici, per superare la minaccia globale rappresentata dal Covid, non è sufficiente disporre solo di vaccini. Come per altre malattie, sono necessari più strumenti per affrontare la pandemia. Di particolare efficacia pare essere il trattamento del Covid con gli anticorpi monoclonali. Questi ultimi imitano gli anticorpi naturali e hanno il potenziale per trattare e prevenire la progressione della malattia in pazienti già infettati dal virus, nonché di essere utilizzati come potenziale approccio preventivo, prima dell'esposizione al virus. Una combinazione di anticorpi monoclonali potrebbe essere complementare al vaccino come agente profilattico, ad esempio per quelle persone per le quali un vaccino potrebbe non essere appropriato o per fornire una protezione aggiuntiva per le popolazioni ad alto rischio (Non solo vaccino: gli anticorpi monoclonali per contrastare l’epidemia, “astrazeneca.it”, 10 dicembre 2021).
Filomena Pietrantonio, responsabile cure monoclonali e primario del reparto di Medicina Interna dell’ospedale dei Castelli, nell’Asl Roma 6, spiega lil funzionamento delle cure monoclonali: “Il trattamento con i monoclonali richiede un’unica infusione per via endovenosa di circa un’ora, al termine della quale il paziente resta in osservazione per un’ora e poi, se ha un accompagnatore positivo che sta bene può tornare a casa”. Le cure mediante i monoclonali si stanno rivelando particolarmente efficaci e come spiega la dottoressa Pietrantonio, “Con le nuove indicazioni la somministrazione degli anticorpi si è ampliata molto[…] Inoltre la somministrazione è rivolta anche ai pazienti già vaccinati, i quali potrebbero avere, in linea teorica, le risorse per contenere l’evoluzione dell’infezione affinché non si trasformi in grave” (Covid, anticorpi monoclonali efficaci se somministrati precocemente. Elaborato protocollo all’ospedale dei Castelli, “insalutenews.it”, 29 novembre 2021).
Ivermectina
L’Ivermectina è balzata recentemente agli onori della cronaca grazie a uno studio australiano dal titolo The FDA-approved drug ivermectin inhibits the replication of SARS-CoV-2 (Il farmaco approvato dalla FDA ivermectina inibisce la replicazione di SARS-CoV-2 in vitro, TdR)– del Monash University’s Biomedicine Discovery Institute del Peter Doherty Institute of Infection and Immunity di Victoria, pubblicato su “Science Direct” – condotto in vitro su cellule infettate da Covid. Secondo il team di ricerca, capitanato da Kylie Wagstaff, una singola dose di questo medicinale sarebbe in grado di bloccare la crescita dell’agente patogeno in coltura, eliminando tutto il materiale genetico virale nell’arco di 48 ore. Un farmaco economico e ampiamente utilizzato nelle regioni del mondo in cui le infestazioni parassitarie sono comuni. Di fatto, ha pochi effetti indesiderati. In laboratorio i test hanno dimostrato che l’Ivermectina può rallentare la riproduzione del Covid (Covid-19: ivermectina alla prova, “bal.lazio.it”, 21 settembre 2021).
Clorochina
Andrea Savarino, ricercatore dell'Istituto Superiore di Sanità, raccoglie i dati provenienti da tutte le strutture ospedaliere per analizzare le cartelle cliniche in funzione dei trattamenti con Clorochina, spiegando: “il grosso degli effetti della clorochina si è visto a livello clinico, con un miglioramento del quadro di interessamento polmonare ed una più rapida dimissione dall'ospedale. Questo è dovuto al fatto che la clorochina non solo ha un effetto antivirale, ma anche immunologico, ovvero limita il danno dovuto all'attivazione abnorme del sistema immunitario da parte del virus. Il processo di randomizzazione ha purtroppo fatto sì che i pazienti trattati con clorochina avessero una diagnosi più recente rispetto a quelli trattati con lopinavir/ritonavir.” Ad oggi il protocollo dell'AIFA prevede l'uso di idrossiclorochina ad una dose di carico di 800 mg il primo giorno e 400 mg al giorno per il periodo successivo (Andrea Savarino: "La Clorochina limita i danni del virus sul sistema immunitario", iltempo.it, 12 aprile 2020).
Idrossicolorochina
L’Idrossicolorochina, prodotta da Sanofi con il nome commerciale Plaquenil, nasce come farmaco anti-malarico, derivato sintetico e meno tossico della clorochina. Per l’esigenza di fronteggiare l’emergenza sanitaria, l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), con una nota del 17 marzo 2020, comunica che la sua Commissione Tecnico Scientifica ha espresso parere favorevole in merito all’uso off-label dell’Idrossiclorochina per il trattamento dell’infezione da Covid. Infatti, alcuni studi evidenziano la riduzione dell’ospedalizzazione e il miglioramento del decorso di pazienti contagiati in seguito alla somministrazione di Idrossiclorochina (Anna Fortunato, Plaquenil®: è vero che può aiutare la lotta al Covid-19?, “pharmercure.com”, 8 marzo 2021).
Benedetta Farinaccia - 4 aprile 2022
Autori citati:
Pregliasco Fabrizio
- virologo
Pietrantonio Filomena
- responsabile cure monoclonali e primario del reparto di Medicina Interna dell’ospedale dei Castelli nell’Asl Roma 6
Savarino Andrea
- ricercatore dell'Istituto Superiore di Sanità