La Turchia è un’economia dalle grandi potenzialità: secondo fonti governative, arriverà ad essere la dodicesima maggiore economia mondiale entro il 2030, superando Italia e Sud Corea. Negli ultimi anni, è stata spesso vicina al rispetto dei criteri di Maastricht, i vincoli di natura economica che gli Stati candidati devono rispettare per entrare a far parte dell’Unione. Favorire l’integrazione turca significherebbe rafforzare la circolazione commerciale, apportando dinamismo al sistema europeo in uno scenario di crescente competitività dei mercati globali (Faruk Kaymakci, Turkey to the EU: let’s talk about membership [La Turchia all'UE: parliamo di adesione], “Politico”, 15 luglio 2017, TdR).
La rilevanza del rapporto tra Europa e Turchia non si misura solo in termini di apertura commerciale. Un altro aspetto per cui l’Unione ha interesse a mantenere e approfondire la relazione sta nella strategia di gestione dei flussi migratori diretti verso l’UE. Infatti, in virtù di un patto siglato nel 2016, la Turchia ospita circa 3,7 milioni di profughi siriani, tenendoli fuori dai confini europei. Tale accordo ha causato frustrazione per entrambe le parti, con l’Unione che lamenta violazioni del trattato da parte della Turchia e quest’ultima che ancora attende il pieno compimento delle promesse fatte dall’UE. Per uscire dall’impasse, il processo di ammissione dovrebbe riprendere quota, così da spingere a comportamenti più collaborativi, anche sul lungo periodo (Eli Hadzhieva, Bringing the EU and Turkey back together [Riunire l'UE e la Turchia], “theparliamentmagazine.eu”, 6 luglio 2021, TdR).
Angela Zanoni - 5 aprile 2022
Autori citati:
Kaymakci Faruk
- ministro degli Affari Esteri turco
Hadzhieva Eli
- esperta del ruolo dell'UE, della politica e delle elezioni europee e di economia digitale