I termovalorizzatori hanno un impatto ambientale e sulla salute umana notevolmente basso e sono costantemente monitorati

Termovalorizzatori responsabili solo dell’1% dell’inquinamento

Durante un’audizione della Commissione Territorio e Ambiente del Consiglio regionale della Toscana, avvenuta nel gennaio 2016, l'ARPAT (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale Toscana) rilascia alcuni dati relativi al grado di inquinamento dei termovalorizzatori, sulle basi di uno studio sulle nanoparticelle realizzato nel Regno Unito.
I dati, riportati nell'articolo Termovalorizzatori: “Sono responsabili solo dell’1% dell’inquinamento”, pubblicato il 26 gennaio 2007 su “Nove da Firenze”, sostengono che solo il 2% del nanoparticolato (PM 01) è attribuibile ai termovalorizzatori, mentre il 60% proviene dal traffico, il 19% dall’industria, il 10% dagli impianti di produzione di energia, il 7% dalla combustione domestica, il 2% da altri fattori.
L'apporto di un termovalorizzatore rappresenterebbe all’incirca l’1% di quanto produce il solo traffico dei motori diesel. Inoltre, mettendo a confronto un termovalorizzatore con una discarica, ne esce penalizzata la discarica anche con maggiori emissioni di C02 in atmosfera.
A commento dei dati, il parere di Erasmo De Angelis, sottosegretario di Stato del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti durante il governo Letta: “Quell’1 per cento di inquinamento in più che può portare un termovalorizzatore che a noi serve solo per chiudere il ciclo dei rifiuti dopo le azioni di riduzione, raccolta differenziata e riuso, va compensato agendo su altre sorgenti, ad esempio sul traffico, perché è questo il vero killer dei nostri polmoni. In Toscana abbiamo un tipo di smaltimento medievale: quasi tutto finisce in discariche quando ormai sappiamo che producono un inquinamento molto maggiore di un buon impianto di termovalorizzazione di area metropolitana ben gestito con tutte le massime garanzie. L’Arpat è una vera autorità scientifica in materia di protezione della salute dei cittadini. I loro dati ci invitano a riflettere e ad allontanare gli allarmismi e le informazioni grossolane” (Ibidem).
D'accordo anche Virgilio Simonti (DS), vicepresidente della Commissione Speciale Trasporti Integrati e Vie di Comunicazione della Regione Toscana: “Sulla base di quanto abbiamo saputo oggi possiamo essere sicuri che utilizzando i termovalorizzatori non attentiamo alla vita di nessuno” (Ibidem).

 Nel suo elaborato Perché non si fanno i termovalorizzatori, pubblicato il 14 gennaio 2008 sul sito dell'Istituto Bruno Leoni, Corrado Clini, direttore Generale del Ministero dell’Ambiente durante il governo Monti e senior fellow dell’Istituto Bruno Leoni, analizza i termovalorizzatori in relazione all'ambiente: “Non possiamo più considerare l’ambiente un problema irrisolvibile e gestito solo sul piano politico. Abbiamo bisogno di trovare delle soluzioni. Una di queste soluzioni è, per esempio, fare in modo che sia possibile, con tecnologie adeguate, il recupero energetico dei rifiuti solidi urbani e dei rifiuti assimilabili”.

Torino: costante monitoraggio

Mauro Pergetti, direttore generale della Trm, società che possiede e gestisce il termovalorizzatore di Torino, interviene nell'articolo Il termovalorizzatore che mangia 1200 tonnellate di rifiuti al giorno, pubblicato il 23 giugno 2014 su “La Stampa”, a proposito dei controlli costanti effettuati sull'impianto, costruito “a totale garanzia della salute dei cittadini […] l’ente controllore, cioè Arpa Piemonte, è costantemente collegato a distanza al sistema di monitoraggio dell’impianto e visualizza in tempo reale l’andamento delle emissioni”.

L'esempio svedese

Agli antipodi del problema rispetto all'Italia c'è la Svezia, dove, al netto della prevenzione, del riuso e del riciclo, rimane solo l'1% dei rifiuti da gestire tramite il programma Waste-to-energy: 32 termovalorizzatori che permettono di riscaldare 950mila abitazioni e di produrre energia elettrica per altre 250mila.
Sono i dati riportati nell'articolo La Svezia si riscalda con i rifiuti dell'Italia, pubblicato l'11 settembre 2014 su “Il Giornale”, a firma di Flaminio Spinetti.
L’articolo riporta alcune dichiarazioni di Anna Gripwall, responsabile del programma Waste-to-energy: “Quando [l'immondizia] risiede nelle discariche, rilasciando metano e altri gas serra, non è positivo per l'ambiente, ovviamente. Waste-to-energy è un'alternativa furba con un minore impatto ambientale, tenendo conto sia dei sottoprodotti dell'incenerimento che delle emissioni che derivano dal trasporto”.

È innegabile che la combustione dei rifiuti emetta sostanze tossiche

Nel suo articolo Rifiuti: inceneritori e gestione virtuosa sono in antitesi, pubblicato il 5 agosto 2015 su “Il Fatto Quotidiano”, Patrizia Gentilini, medico oncologo ed ematologo, membro di Isde (Associazione Italiana Medici per l’Ambiente) e Medicina Democratica, afferma: “Per quanto poi riguarda l’impatto ambientale e sanitario degli inceneritori esiste ormai una corposa letteratura scientifica prodotta sia nel nostro Paese che a livello internazionale: nessuno può negare che dalla combustione dei rifiuti vengano emesse sostanze tossiche e cancerogene: ossidi di azoto e di zolfo, polveri fini e ultrafini, diossine, furani, idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), metalli pesanti (cadmio, arsenico, berillio, nickel) che sono comunque pericolosi anche se a basse dosi, anche se ‘entro i limiti di legge’, nonché enormi quantità di scorie, ceneri e fanghi. Le popolazioni che vivono e/o lavorano nei pressi degli inceneritori, anche se di ultima generazione, sono soggette ad una maggior mortalità e/o incidenza di patologie, in particolare tumori, come riscontrato di recente anche a Vercelli, malformazioni, alterazioni degli esiti riproduttivi umani (maggior incidenza di aborti spontanei, di nati pretermine e basso peso), contaminazione della catena alimentare”.

Sui danni ambientali interviene Luciano Di Tizio, presidente del WWF per la regione Abruzzo, il cui parere si legge nell'articolo Termovalorizzatori, è polemica, pubblicato il 24 maggio 2013 su “Il Centro”.
Di Tizio interviene a proposito della possibile installazione di termovalorizzatori in Abruzzo: “L'incenerimento provoca danni all’ambiente e alla salute. Il presidente della Regione Gianni Chiodi, è tornato a parlare nei giorni scorsi in un convegno a Teramo di termovalorizzazione dei rifiuti, rispolverando la normativa, varata dal centrosinistra e mai rinnegata dal centrodestra, che prevede la costruzione di tali impianti in Abruzzo. Il termine termovalorizzatore è fuorviante, si tratta sempre e soltanto di inceneritori. Ad oggi, non esiste un inceneritore sicuro”.

Nello stesso articolo, il parere di Gianluca Vacca, deputato del Movimento 5 Stelle: “Siamo alla fine di quel folle progetto avviato nel 2007 con il piano Del Turco e continuato con la giunta Chiodi, un presidente quest’ultimo che evidentemente tra i tanti tristi trofei che sta collezionando, vorrà passare alla storia come colui che ha avviato l’apertura d’inceneritori in Abruzzo. Questo piano criminale va fermato”.

Montanari: “Monumenti alla follia”

Sulla natura nociva dei termovalorizzatori interviene Stefano Montanari, dirigente scientifico di Nanodiagnostics, nel suo articolo Termovalorizzatori OK: l’ha detto Veronesi, pubblicato il 22 marzo 2016 sul suo blog: “L’asso di briscola lo cala proprio il signor Giannotti: che i 'termovalorizzatori' facciano quasi bene lo dice pure Umberto Veronesi. Tanto nomini nullum par elogium. Sarebbe interessante che s’illustrassero le ricerche eventualmente svolte dal businessman milanese in proposito. Ma, poi, gli avranno detto che qualche secolo fa un tale Lavoisier scoprì il Principio di Conservazione della Massa? Avrà mai osservato che cosa esce dai camini degl’impianti? Avrà idea di che cosa c’è nelle ceneri e che sorte queste hanno? Avrà controllato come si comporta quella roba nell’ambiente? Avrà mai visto che cosa, di quella roba, si trova nei tessuti cancerosi? Avrà idea di come si muovano e di che cosa inneschino le particelle (corpi estranei) nell’organismo? Domande, tutte, ahimè, destinate a rimanere senza risposta […] dove c’è un inceneritore c’è ignoranza e, a fianco, c’è l’incapacità politica di affrontare il problema dei rifiuti, un problema in costante aggravamento che non è affrontabile semplicisticamente con il trattamento post consumo né, meno che mai, con un gioco di prestigio ingenuo e truffaldino come quello dei falò a pagamento […] Io non posso che augurarmi che i fiorentini recuperino un po’ del cervello degli avi oltre a un po’ di dignità di cittadini. Che si riapproprino del proprio territorio e non regalino la salute loro e quella dei loro figli a chi ci lucra sopra [...] Per questo, mi auguro che comincino con l’impedire la costruzione dell’ennesimo monumento alla follia, un monumento che si minaccia di erigere a due passi da Firenze, in un territorio dove già l’incenerimento dell’immondizia, a suo tempo presentata ai gonzi come più che sicura, fece guai seri”.

Sui danni per l'ambiente e per la salute interviene anche Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle, nell'articolo Il tandem dei record, pubblicato il 5 gennaio 2008 sul proprio blog: “L’incenerimento dei rifiuti li trasforma in nanoparticelle tossiche e diossine. Da una tonnellata di rifiuti vengono prodotti fumi e 300 kg di ceneri solide e altre sostanze. Le ceneri solide vanno smaltite per legge in una discarica per rifiuti tossici nocivi, rifiuti estremamente più pericolosi delle vecchie discariche. I fumi contengono 30 kg di ceneri volanti cancerogene, 25 kg di gesso. L’incenerimento produce 650 kg di acque inquinate da depurare. Le micro polveri (pm 2 fino a pm 0,1) derivanti dall’incenerimento se inalate dai polmoni giungono al sangue in 60 secondi e in ogni altro organo in 60 minuti. Le patologie derivanti dall’inalazione sono: cancro, malformazioni fetali, Parkinson, Alzheimer, infarto e ictus. Lo comprovano migliaia di lavori scientifici”.