Economia civile - Stefano Zamagni

Stefano Zamagni, professore di Economia Politica all'Università di Bologna, illustra alcuni principi fondamentali di quella tradizione di pensiero cattolico nota come

Stefano Zamagni, professore di Economia Politica all'Università di Bologna, illustra alcune caratteristiche rilevanti dell'economia civile. L'economia civile è una tradizione di pensiero tipicamente italiana che affonda le sue radici nell'umanesimo civile del '400 e raggiunge il suo apice nella metà del '700 quando l'Università di Napoli istituì la prima cattedra al mondo di economia, che venne chiamata di "economia civile". Questa tradizione di pensiero ha generato un'idea di mercato che è alternativa a quella di mercato capitalistico. L'economia civile recupera nella seconda modernità l'idea tipicamente aristotelica dell'etica delle virtù. Un'organizzazione economica deve essere congegnata in maniera tale da favorire la diffusione di comportamenti virtuosi tra le persone che operano nel mercato. La strategia dell'economista civile è di intervenire nel momento della produzione del reddito e non solo nel momento della redistribuzione, perché intervenire nel momento della redistribuzione molto spesso potrebbe essere troppo tardi. L'idea base è consentire a tutti di lavorare in base a caratteristiche diverse delle persone. Contro il naturalismo individualista del capitalismo protestante, l'economia civile cattolica promuove istituzioni comunitarie orientate al bene comune. La differenza basica tra i due modi di fare economia di mercato è che se per la tradizione cosiddetta del capitalismo protestante il fine è il bene totale, per l'economia civile il fine ultimo dell'agire economico è la massimizzazione del bene comune. Fino a tutto il 1700 i libri di economia recavano nel titolo l'espressione felicità pubblica per significare che la felicità non può essere confusa con il piacere, che è di natura individualistica. Oggi, ciò che concorre maggiormente alla felicità non è tanto la disponibilità di reddito ma la disponibilità di beni relazionali, da un lato, e di beni comuni, dall'altro. Le nostre società soffrono esattamente di questa forma di scarsità sociale. Non ci mancano i beni privati e neppure i beni pubblici: fanno difetto i beni relazionali e i beni comuni.