Uscita dell'Italia dall'Euro

Il dibattito sull’uscita dall’euro è un tema molto sentito dall’opinione pubblica. Tra i paesi membri dell’UE, l’Italia è quello in cui il consenso verso la moneta unica è diminuito maggiormente. Gli scontri tra politici ed economisti sono tentativi di raccogliere consenso e interessi di vari soggetti, oltre che di offrire proposte risolutive del disagio sociale, acuito dalla crisi economica.

TESI FAVOREVOLI

TESI CONTRARIE

01 - L’uscita dall’euro permetterebbe all’Italia di svalutare la propria moneta, aumentando le esportazioni e la produzione

Il vincolo delle moneta unica ha determinato vantaggi per le economie forti del nord e svantaggi per quelle deboli del sud, ampliandone la divergenza. L’uscita dall’euro permetterebbe ai paesi membri di tornare a competere in termini non falsati, e la conseguente svalutazione monetaria comporterebbe l’incremento della competitività delle aziende, dell’export e della produzione.

L’aumento di competitività ottenuto con la svalutazione in seguito all’uscita dall’euro è un’illusione, gli effetti positivi sarebbero effimeri e di breve durata, poiché secondo il Centro Studi di Confindustria, le filiere globali riducono i vantaggi di competitività della svalutazione e poiché per aumentare la produzione occorrerebbe avere una solida base industriale.

02 - Mario Draghi: “I paesi che lasciano l’eurozona e svalutano il cambio creano una grande inflazione”

Una grande crescita dell’inflazione non ha riscontri in crisi valutarie storicamente comparabili. Ingigantire gli svantaggi dell’uscita dall’euro è una tecnica di propaganda per incutere timore nell’opinione pubblica. La crescita dell’inflazione è contrastabile con politiche di salvaguardia dei redditi dei lavoratori e avrebbe l’effetto positivo di cancellare parte del debito accumulato.

L’uscita dall’euro farebbe aumentare la pressione inflazionistica (a doppia cifra e soprattutto sulle materie prime d’importazione) provocando una perdita del valore reale dei conti correnti, dei redditi dei lavoratori e dei pensionati e del potere di acquisto delle famiglie.

03 - Uscire dalla moneta unica significherebbe bancarotta

I contratti di debito stipulati secondo la legge italiana (il 98 % dei titoli di Stato) devono essere pagati nella moneta nazionale. In caso di uscita dall’euro, tutti i contratti vengono ridenominati (rapporto 1 a 1) nella neo-lira, che solo dopo si svaluterebbe. Lo Stato italiano non sostiene maggiori oneri e il cittadino italiano possessore di titoli di Stato italiani non subisce perdite.

Dato l’elevato debito pubblico, per l’Italia la monetizzazione del debito, conseguente all’uscita dall’euro, sarebbe sostanzialmente una forma di ripudio del debito e avrebbe pensati conseguenze sull’economia reale, impoverendo la popolazione. Inoltre, le aziende con debiti in euro contratti sui mercati internazionali si troverebbero a supportare un onere maggiore.

04 - Sebbene potrebbe rianimare l'economia, l'uscita dall'euro non cancellerebbe, d'incanto, le inadeguatezze degli apparati produttivi

Tra le conseguenze positive dell’uscita dell’Italia dall’euro (crescita reale del 1,2%, inflazione al 1,6%, saldo estero del 0,9%, diminuzione della disoccupazione del 1,3% e del debito pubblico del 6,5%) l’economista Bagnai menziona anche, grazie alla possibilità di manovre di bilancio espansive, l’aumento di un punto della quota salari.

L’uscita dell'Italia dall'euro comporta il pericolo di una contrazione della retribuzione dei lavoratori, salvaguardabile mediante limitazioni dei movimenti di capitale. L'uscita dall'euro non è un rimedio di sicura efficacia: sebbene, aumentando le esportazioni, potrebbe rianimare l'economia, non cancellerebbe d'incanto le inadeguatezze degli apparati produttivi.

05 - Grillo: “Se queste richieste [abolizione del Fiscal Compact, adozione dell’eurobond, NdR] non saranno accettate, lanceremo un referendum per l’uscita dall’euro”

L’uscita dall’euro è “giuridicamente” possibile, sebbene abbia un iter non predefinito, e può essere perseguita attraverso: referendum consultivo; revisione dei trattati europei; revoca dello status di Stato membro dell’eurozona; invocando clausole del diritto internazionale. Ad ogni modo, l’uscita dall’euro necessita di una forte volontà “politica” del Parlamento italiano.

Dal punto di vista giuridico, il referendum consultivo sull’uscita dall’euro è esplicitamente vietato dall’articolo 75 della Costituzione italiana e, strategicamente, avrebbe conseguenze dannose, promuovendo fughe di capitali.

06 - Uscire dall'euro restando nell'Unione europea

Secondo Gallino, il negoziato per l’uscita dall’euro dovrebbe aprirsi con la dichiarazione di voler restare nella Ue. I costi paurosi per la recessione dalla Ue (sostanzialmente, inaccessibilità ai mercati Ue, restrizioni al commercio, oneri doganali, aumenti del prezzo di beni e servizi) sarebbero superiori ai costi di una sola uscita dall’eurozona.

07 - L'Italia è l'anello debole dell'area euro. La frantumazione dell'eurozona è solo una questione di tempo

La bassa produttività e il crescere dei crediti non performanti, preludio di possibili crisi bancarie, rendono l'Italia è l'anello debole dell'eurozona. Il tentativo di recuperare competitività mediante la svalutazione dei salari si è rivelato controproducente. L'Italia, che non cresce da un decennio, non sarà mai in grado di crescere in modo sostanziale all'interno dell'area euro con i vincoli imposti dal patto di stabilità. La frantumazione dell'eurozona è solo una questione di tempo.

08 - La moneta unica è stato un errore ma questo non implica che uscirne riparerebbe l'errore commesso

“La moneta unica è stato un errore ma questo non implica che uscirne riparerebbe l'errore commesso”. Una riforma progressista dell'eurozona è possibile. L'unione monetaria ha subito lenti cambiamenti, smentendo le previsioni di una fine imminente dell'euro. L'unica uscita realistica dall'euro è a destra. La sinistra noeuro non ha spazio politico e un'uscita “da sinistra” è impraticabile.

09 - Un euro flessibile, forte per il nord e più debole per il sud, per una fine morbida dell'euro che riporterebbe l'Europa alla prosperità

L'euro ha portato depressione economica e divisione politica. La Germania rimane contraria ad una politica di trasferimenti di risorse all'interno dell'unione. Per salvare il progetto europeo è necessaria una transizione morbida fuori dall'euro, passando ad un sistema di "euro flessibile", un euro forte del nord e un euro più soft del sud, ridenominando i debiti in euro del sud.

10 - L’euro è una moneta destinata a crollare quanto prima, sotto la spinta di nuove forze politiche euroscettiche e antisistema