Il comportamento è determinato dai geni

E.O. Wilson scriveva: “Tutti i componenti noti della mente, compresa la volontà” hanno “una base neurofisiologica subordinata all'evoluzione genetica per selezione naturale”. Ciò è scientificamente fondato? Molti sostengono di no: essa si basa su una visione riduzionista della scienza e dell'evoluzione. Perché allora ci suona così plausibile, tanto da estenderla allo studio del comportamento?

TESI FAVOREVOLI

TESI CONTRARIE

01 - Il comportamento umano è interamente codificato dai geni. La natura umana è fissata per via genetica

Secondo l'ipotesi formulata da Edward O. Wilson – con un approccio che mira ad applicare alla sociologia i metodi delle scienze basati sulla misurabilità – la natura umana ha una dimensione innata, veicolata dalle strutture ereditarie dei geni, costituita da un insieme di tratti fisici e comportamentali, ognuno dei quali è un adattamento e ha una propria storia evolutiva.

L'idea che la natura umana sia tutta determinata per via genetica non è scientificamente fondata. Se il comportamento umano riflette una natura innata, a cosa serve l’educazione o la creazione di condizioni di vita migliori? Le argomentazioni sociobiologiche suonano plausibili perché sono spiegazioni ad hoc: la sociobiologia si presenta come una scienza pop, semplice, disincantata e convincente.

02 - L'approccio “genocentrico” è sbagliato e non solo in relazione al comportamento: una certa scienza abusa della spiegazione genetica

Nel Neodarwinismo della vita è centrale il ruolo del gene del DNA, tanto che è impossibile pensare a spiegazioni alternative. I sociobiologi ipostatizzano le cause dei fenomeni, assegnando una “causa ultima” ai geni. Un’alternativa a questa spiegazione onnicomprensiva viene dalla Nuova Epigenetica, impostata su un pluralismo causale che vede almeno 5 fonti distinte di variazione ed ereditabilità.

03 - Separare una dimensione “biologica” da una culturale per poi affermarne la complementarietà non fa che riflettere una concezione riduzionista della biologia

Nello studio naturalistico del comportamento non tutto è fissato per via genetica. Ciò è compatibile con l’idea d’interazione tra una natura geneticamente determinata con una culturalmente codificata. È ciò che chiamano “consenso interazionista”, la cui versione radicale è formulata da Dawkins con i “memi”: unità d’informazione culturale, con una loro dinamica di trasmissione e selezione.

Il “consenso interazionista”, che caratterizza le scienze sociali, viene contestato in molti ambiti di studio: da una parte, l'indirizzo psicologico, che mira a riunire mente e corpo in un unico complesso; dall'altro, sono gli stessi evoluzionisti che operano al di fuori del consesso del neodarwinismo a contestare il rigido impianto del determinismo genetico.

04 - A determinare il comportamento umano sono il corrispettivo “mentale” dei geni, i “memi”

Il comportamento umano è determinato sia dalla cultura che dalla biologia: la prima ha una trasmissione d’informazioni attraverso l'imitazione, l’altra è determinata da unità d’informazione fisiologica. Per l'etologo Dawkins, padre del termine “meme”, le idee vanno da un cervello all'altro e le migliori vengono selezionate. È possibile spiegare le due evoluzioni con gli stessi principi.

La teoria dei “memi” ripete l'errore epistemologico del neodarwinismo della Sintesi Moderna: spezzettando l'interezza del comportamento umano in unità d'informazione, fra loro isolate, si applica una concezione riduzionista della scienza, incapace di comprendere i fenomeni nella loro totalità. Inoltre, la trasmissione culturale è, almeno in molti casi, intenzionale.

05 - Il riduzionismo non è adatto a spiegare la complessità: è necessario un nuovo pluralismo scientifico

Alle critiche dell'impostazione riduzionista del determinismo genetico, i sociobiologi rispondono rivendicando la bontà del metodo. Scomporre i fenomeni nelle loro componenti minime e studiarne isolatamente le proprietà è il processo attraverso il quale la scienza ha compiuto tanti progressi. Nell'osservazione scientifica non si può fare a meno di un approccio riduzionista.

L’approccio del riduzionismo genetico non è accettabile: la complessità della biologia non può essere compresa se la realtà viene spezzettata in parti tra loro autonome. Schemi dualistici come natura/cultura, eredità genetica/variazione ambientale, rispondono a un riduzionismo che riconosce solo cause univoche. La relazione tra l’uomo e il suo ambiente non è unidirezionale, ma dialettica.