Voto di preferenza

In Italia, uno dei nodi del dibattito sulla legge elettorale riguarda la reintroduzione del voto di preferenza. La nuova legge elettorale – poi parzialmente rivista – lo esclude, prevedendo, invece, liste bloccate corte. La mancanza del voto di preferenza è stata messa in discussione dal M5S, NCD, Lega e Fratelli d’Italia, che lo considerano strumento di garanzia del sistema democratico.

TESI FAVOREVOLI

TESI CONTRARIE

01 - Il voto di preferenza garantisce il diritto di scelta dell'elettore

Il sistema elettorale vigente, con le liste bloccate lunghe, è stato contestato dalla Corte Costituzionale, secondo la quale non garantirebbe la conoscibilità dei candidati, limitando la scelta dei rappresentanti da parte dei cittadini. Secondo alcune forze politiche, le preferenze sono l’unico sistema espressione di una democrazia che opera dal basso.

Pochi paesi europei ricorrono al sistema delle preferenze. Con esse i candidati entrano in competizione con i colleghi di partito: alla competizione fra partiti si sostituisce quella tra i candidati. Le preferenze bloccano il sistema politico, impedendo l’alternanza al governo. Quello che la Corte Costituzionale contesta è l’impossibilità di individuare con chiarezza chi si va a eleggere.

02 - Il voto di preferenza si piega a una logia clientelare e aumenta i costi della politica

La critica al sistema delle preferenze di essere fattore di aumento della corruzione e dei costi della politica è messa in dubbio da più parti. Infatti, i sistemi basati sulle primarie e le liste non sono esenti da tale fenomeno. La diffusione della corruzione può essere ridotta se la preferenza viene applicata in collegi piccoli, e le spese elettorali possono essere efficacemente regolate.

Il voto di preferenza aumenta la corruzione. Esso rimette nelle mani dei poteri locali, se non a volte della malavita organizzata, il controllo dei voti; espropria i partiti del compito di selezionare i candidati, aumentando i costi necessari per la campagna elettorale. Bisogna eliminare lo scambio corrotto tra politico e cittadino, possibile attraverso il voto di preferenza.

03 - Le preferenze sono l'unico sistema che garantisce la rappresentatività

Il voto di preferenza garantisce il legame col territorio e la rappresentatività, cosa che le liste corte non sono in grado di fare, visto il meccanismo di trasformazione dei voti in seggi, non riferibile con certezza ai candidati delle singole circoscrizioni: un voto espresso in Friuli può servire a eleggere un deputato non a Trieste, ma a Trapani o a Roma, incidendo sulla rappresentatività.

L’elemento discriminante dei sistemi elettorali sembra riguardare la fase di selezione dei candidati: con le preferenze ciascuno affronta la competizione elettorale autonomamente, mentre con le liste, i candidati sono solo quelli graditi ai partiti, quindi la rappresentatività sarà intermediata dal partito.

04 - Le preferenze garantiscono il mantenimento di un assetto democratico all'interno dei partiti

La reintroduzione del voto di preferenza dovrebbe garantire il recupero di legittimazione della classe politica, restituendole autorevolezza attraverso la ricostruzione di un rapporto con il territorio. Il voto di preferenza evita le primarie (da molti ritenute inefficaci) e il rafforzamento dei leader di partito o delle oligarchie della vecchia dirigenza.

Le preferenze avvantaggiano chi ha risorse economiche per sostenere la campagna elettorale. Ciò aumenta la competizione intrapartitica e la corsa alla ricerca dei fondi personali, con una riduzione del livello di democrazia interna al partito. Sono migliori i sistemi alternativi, come quelli maggioritari con uninominale, nei quali sono i partiti a indicare i candidati, con le primarie.

05 - Il coinvolgimento preelettorale (ad esempio le primarie) nella individuazione dei candidati è considerabile un’alternativa percorribile rispetto alle preferenze

Il coinvolgimento preelettorale non è percorribile in Italia. Questo presuppone che gli elettori scelgano il partito in base al candidato e che la competizione si basi su programmi elettorali alternativi. In Italia un tentativo è stato fatto (primarie PD o la partecipazione on-line del M5S), ma ha prodotto solo il rafforzamento del ruolo dei singoli leader di partito.

Le preferenze sono un’anomalia italiana. Esistono esempi di coinvolgimento preelettorale dei votanti che hanno funzionato bene, come in Toscana, la cui legge regionale disciplina le primarie pubbliche per le candidature e il sistema elettorale è basato sulle liste bloccate. Questo sistema è presente anche nelle grandi democrazie europee, come in Germania.

06 - La reintroduzione delle preferenze rappresenta la volontà della società italiana

La maggioranza degli italiani vorrebbe la reintroduzione delle preferenze nella nuova legge elettorale. Tale reintroduzione è voluta nell'ottica di una maggiore partecipazione del cittadino al processo decisionale. La vicenda dell’Italicum mostra che una parte della classe politica preferisce un “parlamento di nominati”, selezionati dalle segreterie di partito, ignorando la volontà degli italiani.

Il sistema delle preferenze non risponde alla volontà degli italiani. Lo dimostra il referendum del 1991, con il quale il popolo italiano chiese il sistema maggioritario, che dà la vittoria a chi ottiene la maggioranza relativa, e lo scarso utilizzo del voto di preferenza. Alle ultime elezioni europee, su oltre 27 milioni di voti validi, le preferenze espresse sono state poco più di 12 milioni.