Decreto Dignità

Il “decreto Dignità” riguarda diverse tematiche socio-economiche, tra cui il disincentivo dei contratti a termine e alle delocalizzazioni delle aziende, il divieto di pubblicità del gioco d’azzardo, la revisione del redditometro. Per alcuni porterà maggiori tutele per i lavoratori e penalizzazioni per le imprese che delocalizzano; per altri, porterà un aumento di lavoro nero e disoccupazione.

TESI FAVOREVOLI

TESI CONTRARIE

01 - Disincentivare le delocalizzazioni è un importante passo per la salvaguardia del lavoro in Italia

Le delocalizzazioni costituiscono un grave danno per l’intero tessuto economico e produttivo. Il decreto Dignità è il primo passo verso una maggiore regolamentazione degli effetti nefasti della globalizzazione e per ristabilire un fondamentale principio etico: chi riceve denaro pubblico, non può generare disoccupazione sfruttando il know-how dei lavoratori italiani.

Il decreto Dignità non opera alcuna distinzione tra la delocalizzazione selvaggia – per cui un paese europeo intende attrarre imprese già stabilite in un altro paese UE tramite aiuti di Stato – e l’attività di internazionalizzazione di impresa. In alcuni casi, lo spostamento dell’azienda è indispensabile per evitarne il fallimento.

02 - Il gioco d’azzardo non deve essere pubblicizzato, poiché costituisce una piaga sociale

Circa 3 milioni di italiani sono a rischio ludopatia, una vera “tossicodipendenza psicologica”, che danneggia il giocatore, la sua famiglia e il suo patrimonio. Inoltre, la regolamentazione statale non ha impedito l’infiltrazione di business criminali nel settore dell’azzardo. Quindi, impedire la pubblicità del gioco d’azzardo è una battaglia di civiltà.

Lo psichiatra Paolo Crepet sostiene che non ci sia un rapporto causa/effetto tra il gioco e le patologie mentali, affermando che questo fenomeno sia stato enfatizzato e strumentalizzato a fini politici. Oltretutto, il maggiore proibizionismo, oltre a non risolvere il problema della ludopatia, porterà a un incremento del mercato illegale.

03 - La stretta sui contratti a tempo determinato rende più complesse le assunzioni

Il decreto Dignità rappresenta una importante svolta nella legislazione del lavoro, contro i processi di flessibilizzazione del mercato che hanno condotto a una precarietà diffusa. I contratti stabili, oltre a essere favorevoli per i lavoratori, incentivano la produttività e gli investimenti, creando un beneficio per l’intero sistema economico.

Le norme del decreto Dignità rischiano di aumentare i contratti a termine, poiché verranno maggiorate le indennità per i licenziamenti dei lavoratori a tempo indeterminato, rendendo quest’ultimo poco conveniente per i datori di lavoro. Inoltre, la reintroduzione delle causali per i contratti a termine rischia di portare ad un incremento dei contenziosi giudiziari.