Finanziamento pubblico ai partiti

In materia di finanziamento pubblico ai partiti, sono diversi gli orientamenti seguiti dagli Stati europei. C’è chi sostiene che i partiti debbano sostenersi con le proprie forze e chi afferma che uno Stato che incentivi il pluralismo politico non possa prescindere da un appoggio finanziario ai partiti. In tutto ciò, non c’è ancora una visione comune, specie in Italia.

TESI FAVOREVOLI

TESI CONTRARIE

01 - Il finanziamento pubblico ai partiti è un mezzo attraverso il quale si garantisce uguaglianza e democrazia

Dopo il fascismo, il finanziamento ai partiti ha consentito il riconoscimento di uguaglianza e democrazia nel nostro Paese. Il progresso porta ad una necessità sempre maggiore di fondi e un sistema perfettamente funzionante non può prescindere da un sostegno da parte dello Stato.

Il referendum del 1993 ha indirizzato l’opinione pubblica italiana. Il sistema politico italiano non funziona, tra spese folli e corruzione, e sono diverse le voci contrarie che si levano anche tra chi dovrebbe usufruire dei finanziamenti.

02 - Il finanziamento pubblico è un’occasione importante per garantire risposte ai cittadini tramite un utilizzo equo delle risorse

Per dare una risposta chiara ed efficace ai cittadini, lo Stato deve servirsi delle forze politiche elette dagli stessi. Il finanziamento pubblico garantisce trasparenze ed equità, le risorse vengono dosate a seconda delle esigenze di ogni singola compagine politica.

Per gli oppositori ai finanziamenti pubblici dei partiti, l’abolizione di tali pratiche è vantaggiosa per una migliore selezione dei candidati. Inoltre i cittadini si sono espressi con un referendum, ma sono stati ancora una volta raggirati, poiché il finanziamento esiste ancora, ma sotto il nome di “rimborso”.

03 - Il finanziamento pubblico esclude possibilità di ricatto che potrebbero presentarsi con finanziamenti privati

Maggior controllo e una distribuzione più equa, il finanziamento pubblico ai partiti è una garanzia per i cittadini che sono rappresentati da soggetti che sanno stare nella scena politica e che sono scelti dai rispettivi partiti senza condizionamenti. Non ci sono capricci di privati da assecondare, né persone da piazzare come birilli per assecondare la logica del ricatto.

Il finanziamento pubblico ai partiti non è parametrato alle effettive spese dei partiti. Non è stato abolito perché adesso si chiama rimborso elettorale. L’unica cosa che rimane è lo sdegno degli italiani, a cui viene sottratto un ingente quantitativo di soldi pubblici che potrebbero essere utilizzati in altro modo.