Cammino Neocatecumenale
FAVOREVOLE O CONTRARIO?
Fin dall’epoca della sua fondazione, avvenuta in Spagna a metà degli anni Sessanta per opera di Kiko Argüello (pittore ateo, poi convertito al cattolicesimo) e Carmen Hernández (laureata in chimica divenuta missionaria cattolica), ai quali si è aggiunto poi Mario Pezzi, (sacerdote comboniano), il Cammino Neocatecumenale (CN o CNC) è stato continuamente oggetto di discussione e tenuto sotto osservazione da parte del mondo cattolico, teologico e spirituale.
Nel 2002 il suo statuto viene accettato dalla Santa Sede “ad experimentum” per cinque anni. Per l’approvazione definitiva, bisognerà aspettare l’11 maggio 2008. Nonostante ciò, il dibattito sul Cammino Neocatecumenale rimane ancora oggi molto acceso, e riguarda, in particolare, alcuni aspetti che sarebbero in disaccordo col magistero della Santa Sede.
Tra gli argomenti dibattuti: l’aspetto liturgico; l’aspetto dottrinale, relativo al contenuto delle catechesi neocatecumenali; la lunghezza e la segretezza del percorso spirituale; il ruolo dei sacerdoti rispetto a quello dei catechisti; la diatriba tra chi dipinge il CN come un movimento divisivo ed elitario simile a una setta e chi come un movimento cattolico di unione e riscoperta spirituale per i fedeli; la “decima” e il versamento di beni; la famiglia all’interno delle comunità neocatecumenali; la visione pessimistica della capacità dell’uomo di fare il bene e la conseguente pressione delle comunità neocatecumenali alla confessione continua dei peccati.
IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:
Fin dalla sua fondazione, avvenuta in Spagna negli anni Sessanta, per opera di Kiko Argüello e Carmen Hernández, ai quali si è poi aggiunto Mario Pezzi, il Cammino Neocatecumenale è stato oggetto di discussione e tenuto sotto osservazione da parte del mondo cattolico, teologico e spirituale.
L’uomo visto come incapace di fare del bene contrasta col pensiero cattolico. Il pessimismo del CN spinge i fedeli a “fare a gara” nel confessare i propri peccati. Il CN è irrispettoso del sacramento della penitenza: la parte essenziale è la presenza della comunità e non viene conferito valore alla confessione privata. Ciò viola la privacy e può rendere l’adepto psicologicamente vulnerabile.
Come Lutero, il CN professa la visione pessimistica dell’uomo, peccatore e incapace di fare il bene. Ciò dà rilievo al sacramento della penitenza, visto non come atto ai fini dell’assoluzione, ma rito capace di rendere l’uomo degno di riceverla. A tal proposito sono necessarie le confessioni pubbliche, dette “scrutinio”, per condividere i propri peccati.
Nel CN si dà più importanza alla comunità che al nucleo familiare, minando il senso di uguaglianza tra cristiani e la serenità delle famiglie, all’interno delle quali possono crearsi spaccature, tra chi decide di continuare il CN e chi decide di abbandonarlo.
Nel CN ogni famiglia viene accolta nella sua specificità, senza che i suoi componenti siano assorbiti indifferenziatamente. In questo modo si costituisce una pastorale familiare. Esso educa le famiglie alla preghiera e alla trasmissione della fede ai figli, anche attraverso le celebrazioni familiari, con il risultato dell’avvicinamento di tanti giovani al CN e ai seminari.
Secondo alcuni ex-membri, i catechisti del CN obbligano gli adepti al versamento della “decima” e di altri beni, in contrasto con la Chiesa apostolica, dove non si accenna a contributi fissi e obbligatori. Il rifiuto del versamento di denaro potrebbe portare l’allontanamento dell’adepto dalla comunità di appartenenza. Inoltre, solo i responsabili del CN sanno per quali scopi è utilizzato il denaro.
La “decima” è presente fin dai tempi antichi come segno di riconoscenza a Dio. Il CN invita il fedele a devolvere la decima parte dei guadagni e altre offerte alle comunità di appartenenza per entrare nel Regno di Dio. La “decima” e le offerte non devono essere viste come obblighi, ma come espressione dell’amore verso Dio. Sono segni di maturità spirituale e di non attaccamento ai beni materiali.
L'importanza attribuita ai catechisti laici è maggiore di quella attribuita ai sacerdoti. Questi ultimi mostrano un atteggiamento di passività. Tale superiorità dei catechisti si ripercuote sull’intera comunità, che assume un atteggiamento arrogante nei confronti dei “semplici” fedeli della parrocchia. Ciò fa del CN un movimento divisivo ed elitario, simile a una setta.
A sottolineare l’importanza del sacerdote, il CN ha istituito i seminari “Redemptoris Mater”, in seno alla Chiesa, per formare una nuova figura di presbitero. Le accuse di essere un movimento divisivo ed elitario sono pregiudizi esterni. Il CN ha sempre collaborato con altri gruppi e movimenti cattolici.
La durata effettiva del Cammino risulta eccessiva e, in molti casi, incognita. Nonostante venga pubblicizzato dai suoi iniziatori e catechisti come un lungo, ma limitato nel tempo, il percorso spirituale, nella maggior parte dei casi il CN risulta un’esperienza totalizzante che dura tutta la vita. I testi di riferimento sono segreti, così come risultano le modalità di ingresso nelle comunità.
I testi di riferimento del Cammino, contenenti le direttive sul percorso spirituale dei membri delle comunità, non sono segreti, bensì esaminati per anni dalla Santa Sede e, di conseguenza, rimasti a lungo in attesa di essere pubblicati ufficialmente. L’iter di disamina è stato avviato nel 2003, e solo nel 2008 ha portato al riconoscimento dei testi, divenuti, poi, Statuto ufficiale del CN.
I contenuti delle catechesi del CN, riportati nei volumi Orientamenti alle équipes di catechisti, sono equivoci, imprecisi, ereticali. Alcune interpretazioni della Sacra Scrittura sono irrispettose e indipendenti dalla tradizione apostolica e dal magistero di papi e concili. È preoccupante l’atteggiamento che echeggia la riforma luterana. C’è un rifiuto della speculazione teologica.
La strada intrapresa dal CN si fonda sulla scoperta del mistero del battesimo, una strada che ha radici apostoliche ed evangeliche, in linea con la tradizione. Le correzioni fatte dalla Santa Sede sono state accettate e aggiunte nei testi di riferimento; ciò ha portato, nel gennaio 2011, all’ufficializzazione delle catechesi neocatecumenali nel Direttorio catechetico del Cammino Neocatecumenale.
Il CN ha introdotto prassi liturgiche contrarie ai dettami della Santa Sede: le celebrazioni del sabato sera, le risonanze, le monizioni dei laici, la mensa addobbata al posto dell'altare, le celebrazioni in gruppi ristretti, l’uso del pane azzimo al posto dell’ostia, la messa da seduti, l’arredo durante le celebrazioni simili a un banchetto. Nonostante i moniti, il CN non vuole adeguarsi.
La Chiesa cattolica ha accettato ufficialmente il CN. La lettera della Congregazione del Culto Divino non è un richiamo per le presunte stravaganze liturgiche, ma una conferma della prassi. Essa approva le novità introdotte: la messa da seduti e simile a un banchetto, il pane azzimo, l’altare mobile, le monizioni, le risonanze e la celebrazione del sabato sera.
La visione dell’uomo incapace di fare del bene e la conseguente pressione del CN non rispettano il sacramento della penitenza
Avvicinandosi al pensiero luterano, i neocatecumenali professano la visione pessimistica dell’uomo eterno peccatore, schiavo del male, incapace di fare il bene.
Proprio per questo si sottolinea l’importanza del sacramento della penitenza, visto non più semplicisticamente e superficialmente come mera confessione dei peccati per il raggiungimento dell’assoluzione. Il valore del rito non sta nell’assoluzione, ma nel rendere l’uomo capace di ricevere il perdono (ciò che vuole il processo catecumenale e il processo penitenziale della Chiesa primitiva).
A tal proposito si rendono necessarie le confessioni pubbliche, momento in cui l’adepto ha la possibilità di condividere apertamente i propri peccati assieme ai catechisti e agli altri adepti della comunità.
La particolare forma di confessione pubblica, detta scrutinio (lo step che consente il passaggio da una fase a quella successiva del percorso spirituale) durante la quale i catechisti interrogano, a turno, ogni membro della comunità, con domande specifiche per ogni singola fase del Cammino, non rappresenta un esame, bensì un aiuto per il fedele, affinché si ritrovi in una posizione giusta rispetto al proprio percorso spirituale.
La visione dell’uomo incapace di fare del bene è in contrasto col pensiero cattolico secondo cui il fedele deve seguire l’esempio cristologico: l’espiazione dei propri peccati e l’amore verso gli altri e verso Dio.
Il messaggio pessimistico del CN ha come risultato quello di spingere i fedeli a “fare a gara” nel confessare i propri peccati addirittura ingigantendoli per vanto.
Il Cammino è inoltre irrispettoso nei confronti del sacramento della penitenza. In particolare, i testi di riferimento del Cammino non parlano della sua istituzione da parte di Gesù, né del sacerdote (ministro di questo sacramento), bensì mettono in risalto, come componente essenziale del sacramento, la presenza della comunità. Inoltre, non viene conferito alcun valore alla confessione privata. Al posto della confessione privata compare quella pubblica (in cui rientra la prassi dello scrutinio, che divide le fasi del percorso spirituale), in cui il neocatecumeno, separato dagli altri membri, viene interrogato dai catechisti, spesso anche su questioni private. Ciò rappresenta una violazione della privacy, che può rendere la persona psicologicamente fragile e vulnerabile all'influenza del Cammino.
Il Cammino conferisce maggiore importanza alle proprie comunità piuttosto che all’opera di difesa e tutela della famiglia
Il 13 maggio 2009 il Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II” consegna a Kiko Argüello il dottorato honoris causa per la “piena valorizzazione della famiglia come soggetto ecclesiale e sociale, in piena consonanza con l´ideologia di Giovanni Paolo II”.
Con questo riconoscimento, l’istituto fondato da papa Karol Wojtyla conferma l’importanza del contributo teologico e pastorale del Cammino Neocatecumenale nell´opera di difesa e di ricostruzione della famiglia.
Nelle comunità neocatecumenali ogni famiglia viene accolta nella sua specificità relazionale, senza che i suoi componenti siano assorbiti indifferenziatamente, e viene promossa nella sua propria dimensione missionaria. In questo modo si costituisce un’autentica pastorale familiare.
Il Cammino educa le famiglie alla preghiera e alla trasmissione della fede ai figli, anche attraverso le celebrazioni familiari (liturgie domestiche).
Il risultato di questa attenzione dei genitori verso i propri figli è l’avvicinamento di tanti giovani non solo alle comunità neocatecumenali, ma anche ai seminari e ai monasteri cattolici.
I catechisti e i membri del Cammino conferiscono maggiore importanza alla comunità piuttosto che al nucleo familiare, minando, in più occasioni testimoniate da ex-membri, il rispetto e il senso di uguaglianza tra cristiani e l’equilibrio e la serenità delle famiglie stesse, all’interno delle quali possono crearsi spaccature tra chi decide di continuare a seguire il Cammino e chi, invece, decide di abbandonarlo.
All’interno delle famiglie che hanno subito spaccature per via del Cammino e, più in generale, in tutti gli ex-membri messi ai margini, allontanati dalle comunità, possono riscontrarsi gravi traumi psicologici e patologie ricorrenti: debolezza, incapacità di affrontare da soli i propri errori.
Altro rischio è che le comunità neocatecumenali possano arrivare al livello di istituzioni totali, in grado di dettare legge e di far saltare, ad esempio, vincoli importanti, come quelli sessuali.
In contrasto con le regole della Chiesa cattolica, il CN obbliga i fedeli al versamento di beni e contributi fissi nelle casse del movimento
La “decima”, ovvero l’offerta regolare al Tempio della decima parte dei prodotti del suolo e del gregge, è presente fin dai tempi antichi come segno di riconoscenza a Dio (Genesi, 14:20; 28:22). Seguendo l’episodio del “giovane ricco” del Vangelo di Matteo, in cui è presente la frase “se vuoi avere la Vita Eterna, va’, vendi quello che hai”, il Cammino invita il fedele a devolvere la decima parte dei propri guadagni e altre offerte alle comunità neocatecumenali di appartenenza per entrare nel Regno di Dio.
In ogni caso, la “decima” e le libere offerte devono essere viste, da parte del fedele, non come obblighi bensì come privilegi, espressione della libertà e dell’amore del cristiano verso Dio, e sono da considerare segni di maturità spirituale, in quanto dimostrano il non attaccamento ai soldi e ai beni materiali.
Secondo le testimonianze di alcuni ex-membri del Cammino, i catechisti neocatecumenali obbligano gli adepti al versamento della “decima” e di altri beni nelle casse delle comunità.
Ciò è in contrasto con la Chiesa apostolica, in cui non vi è riferimento alcuno a contributi ecclesiastici fissi e obbligatori. Al contrario, in Matteo 23:23 e Luca 18:12 Gesù sottolinea l’ipocrisia della “decima”: il versamento di beni materiali in cambio dell’ottenimento della grazia.
Non solo le richieste di denaro vengono fatte utilizzando impropriamente parabole del Vangelo, proclamate e interpretate secondo l’ispirazione di Kiko Argüello, spesso in modo fondamentalistico, ma in molti casi, il rifiuto da parte dei membri al versamento di denaro ha comportato l’allontanamento di questi ultimi dalle comunità neocatecumenali di appartenenza.
Inoltre, il denaro raccolto non è gestito in modo trasparente e democratico: solo i responsabili del Cammino sanno per quali scopi esso venga utlizzato.
Il conferire un ruolo primario ai catechisti rispetto ai sacerdoti e l’atteggiamento di superiorità del neocatecumenali li rende una setta divisiva ed elitaria
Il Cammino riconosce l’importanza dei ministri del sacerdozio, pur sostenendo che sia sufficiente il battesimo per incorporare tutti al Cristo, unico e sommo sacerdote.
Proprio a sottolineare l’importanza della figura sacerdotale, il Cammino ha istituito i seminari “Redemptoris Mater”, seminari diocesani creati in seno alla Chiesa cattolica per dare spazio alle vocazioni del Cammino stesso e che preparano una nuova figura di presbitero diocesano. Il tutto segue quanto affermato da Giovanni Paolo II in Pastores dabo vobis (esortazione apostolica post-sinodale circa la formazione dei sacerdoti del 25 marzo 1992), in cui viene ribadito da un lato la fisionomia essenziale del sacerdote che non muta e dall’altro la necessità che il ministero sacerdotale si adatti alle epoche e agli ambienti di vita.
Le accuse, rivolte al Cammino, di essere un movimento divisivo ed elitario rappresentano pregiudizi dati dall’esterno. La realtà è che il Cammino ha sempre collaborato con gli altri gruppi e movimenti cattolici, seguendo il concetto per cui nella diversità c’è un’unica missione verso il mondo.
L'importanza attribuita ai catechisti laici è maggiore di quella attribuita ai sacerdoti. In alcuni casi, i sacerdoti neocatecumenali mostrano un atteggiamento di accettazione passiva di fronte a tutti gli aspetti contestati delle catechesi e dei riti liturgici del movimento.
Questo atteggiamento di superiorità dei catechisti nei confronti del sacerdozio si ripercuote sull’intera comunità, che assume un atteggiamento arrogante e ostracizzante nei confronti dei “semplici” fedeli della parrocchia. Ciò fa sì che il Cammino rappresenti un movimento divisivo ed elitario più simile a una setta piuttosto che a un movimento cattolico.
In molte diocesi, caratterizzate da una vera e propria chiusura nei confronti di parroci e “semplici” fedeli, si arriva a parlare di cristiani di “serie A”, in riferimento ai seguaci del movimento, o, alla luce delle troppe divergenze mostrate rispetto al magistero, di una vera e propria “chiesa parallela”.
Il percorso spirituale del Cammino risulta misterioso in alcuni passaggi e, in generale, eccessivamente lungo
I testi di riferimento del Cammino, contenenti le direttive di Kiko e Carmen sul percorso spirituale dei membri delle comunità neocatecumenali, non sono stati mantenuti top secret e inavvicinabili dai suoi iniziatori, bensì esaminati per anni dalla Santa Sede e, di conseguenza, rimasti a lungo in attesa di essere pubblicati ufficialmente.
L’iter di disamina (condotto da una commissione presieduta dal monsignore Tarcisio Bertone) è stato, difatti, avviato nel 2003, e solo nel 2008 ha portato al riconoscimento dei testi, divenuti, in seguito, Statuto ufficiale del Cammino Neocatecumenale.
La durata effettiva del Cammino risulta eccessiva e, in molti casi, incognita.
Difatti, nonostante venga pubblicizzato dai suoi iniziatori e catechisti come un lungo, ma limitato nel tempo, percorso spirituale di crescita, alla riscoperta del battesimo, nella maggior parte dei casi il Cammino risulta un’esperienza totalizzante, destinata a durare per tutta la vita.
I testi di riferimento sono top secret e inavvicinabili, così come risultano segreti e avvolti nel mistero sia le modalità di ingresso nelle comunità, che i passaggi da uno step all’altro del percorso spirituale.
Il contenuto delle catechesi del Cammino Neocatecumenale risulta in contrasto con la tradizione apostolica e col magistero dei papi e dei Concili
La strada intrapresa dal Cammino fonda le proprie basi sulla scoperta del mistero del battesimo, una strada che ha radici apostoliche, paoline ed evangeliche, dunque pienamente in linea con la tradizione.
Le correzioni ricevute nel corso degli anni dalla Santa Sede sono state sempre accettate dagli esponenti del Cammino e aggiunte nei testi neocatecumenali di riferimento, senza alcuna implicazione sostanziale alle catechesi; questo rispetto per il magistero ha portato, nel gennaio 2011, all’ufficializzazione delle catechesi neocatecumenali nel Direttorio catechetico del Cammino Neocatecumenale.
I contenuti delle catechesi neocatecumenali, espressi negli incontri avuti da Kiko Argüello e Carmen Hernández con i catechisti nel corso degli anni, e riportati nei volumi Orientamenti alle équipes di catechisti (pubblicati a cura del Centro Neocatecumenale "Servo di Jahvé" di Roma nel 1982, con aggiunte nel 1986), sono equivoci, imprecisi, ereticali.
Alcune interpretazioni della Sacra Scrittura risultano irrispettose e indipendenti dalla tradizione apostolica e dal magistero di papi e concili (come, ad esempio, affermare che i libri del Nuovo Testamento siano “meno importanti” di quelli dell’Antico).
In particolare, preoccupante è l’atteggiamento, che echeggia il fideismo della riforma luterana, di tipo interpretativo nei confronti della Sacra Scrittura, indipendentemente dalla tradizione apostolica e dal magistero di papi e concili. Ciò scaturisce, in una preoccupante diffidenza e nel deliberato rifiuto verso la speculazione teologica, quale tentativo di cogliere il senso intelligibile della rivelazione cristiana.
Molti passaggi della prassi liturgica del Cammino Neocatecumenale non rispettano i principi e le norme introdotti dal magistero della Santa Sede
Nei loro vari interventi nel corso degli anni, sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI hanno sempre accettato ufficialmente il Cammino Neocatecumenale all’interno della Chiesa cattolica. In particolare, la lettera della Congregazione del Culto Divino, firmata dal cardinale Francis Arinze (contenente direttive e raccomandazioni di Benedetto XVI sui riti liturgici) non rappresenta un richiamo alle comunità per le presunte stravaganze liturgiche, bensì l’ennesima conferma, il punto d’arrivo per la prassi liturgica del Cammino Neocatecumenal. Essa, difatti, approva le novità liturgiche introdotte dal Cammino sulla base di interpretazioni delle Sacre Scritture: la messa da seduti e simile a un banchetto, il pane azzimo al posto dell’ostia, l’altare mobile al posto di quello fisso sul presbiterio, le monizioni (queste ultime due contemplate, peraltro, anche nel Messale Romano), le risonanze e la celebrazione del sabato sera.
Kiko Argüello ricorda, inoltre, la sentita partecipazione da parte di Giovanni Paolo II durante la celebrazione della messa neocatecumenale presso il Centro Internazionale di Porto San Giorgio nel dicembre 1988.
Il Cammino Neocatecumenale ha introdotto sostanziali modifiche alla prassi liturgica non rispettando il magistero della Santa Sede. In particolare, ha introdotto le celebrazioni del sabato sera, le risonanze, le monizioni dei laici e l'uso di una mensa addobbata, posta al centro della chiesa, invece dell'altare dedicato in presbiterio; altri elementi sono le celebrazioni in gruppi ristretti, non aperti dunque a tutti i fedeli, l’uso del pane azzimo al posto dell’ostia, la messa da seduti, l’ambiente e l’arredo durante le celebrazioni eucaristiche troppo simili a un banchetto.
La lettera della Congregazione del Culto Divino del I dicembre 2005, firmata dal cardinale Francis Arinze e contenente alcune raccomandazioni di Benedetto XVI, impartisce alcune norme sulla celebrazione eucaristica proprio per aiutare il Cammino verso la corretta prassi liturgica.
Ma nonostante i ripetuti avvisi, il Cammino non vuole adeguarsi. Emblematico il caso della parrocchia Madonna delle Grazie di Modica (Ragusa), diocesi di Noto, dove la comunità neocatecumenale, non volendo conformarsi allo Statuto approvato ad experimentum appena sei mesi prima, (giugno 2002), si è allontanata dalla parrocchia.