Nr. 333
Pubblicato il 08/05/2025

GIG economy (procon.org)

Pubblicato da ProCon.org

La pubblicazione qui proposta è la traduzione di un dibattito pubblicato sul sito di dibattiti nordamericano “ProCon.org” (per la versione originale visita Gig Economy).
Perché pubblichiamo articoli di altre redazioni?
Sul sito Pro\Versi vogliamo dare spazio a siti esteri che abbiano un obiettivo affine al nostro: aiutare i lettori a informarsi e formarsi un’opinione propria attraverso i pareri degli esperti dei vari settori, per facilitare impegno civico dei cittadini e favorire un dibattito calmo e razionale. La traduzione e pubblicazione di dibattiti esteri ci consente inoltre di arricchire i nostri contenuti di punti di vista differenti, non limitati a un orizzonte nazionale.
Le caratteristiche che accomunano gli articoli che ospiteremo sono: la trattazione delle tematiche in termini pro/contro e la presenza nei dibattiti di soli opinionisti autorevoli e impegnati.

ProCon.org: affidabile, apartitico, stimolante

Acquisito nel 2020 dal Gruppo Britannica, il sito ProCon.org si propone come una fonte di informazioni non di parte. Presentano i pro e i contro di questioni controverse, nonché una serie di informazioni di riferimento relative a tali questioni, accuratamente ricercate da uno staff di ricerca e dai redattori. Utilizzano il formato pro e contro per raggiungere quattro obiettivi:

  • esponendo ai lettori entrambe le parti di una questione è per loro più facile vedere la differenza nei fatti e negli argomenti sostenuti da ciascuna parte.
  • Crea quella che chiamano "confusione benefica", inducendo i lettori a confrontarsi con posizioni opposte e a impegnarsi in un pensiero valutativo. I lettori possono rafforzare la loro opinione, oppure possono cambiarla. In ogni caso, il processo di acquisizione e valutazione critica delle informazioni avrà un effetto benefico.
  • Il formato rende i lettori più sicuri nel discutere e dibattere le proprie opinioni con altri, sapendo cosa può pensare "l'altra parte".
  • Esaminare entrambi i lati di una questione tende a ridurre la probabilità che si ricorra alla "demonizzazione" di coloro che hanno opinioni opposte.

 
01

La gig economy garantisce flessibilità lavorativa

FAVOREVOLE

Per molti giovani lavoratori, l’idea del classico impiego da ufficio, con orari fissi e la necessità di recarsi fisicamente in un luogo di lavoro, appare sempre meno allettante. In un’epoca in cui internet consente di operare ovunque, l’obbligo di rispettare un rigido “9-17” viene messo in discussione. La ripetitività e la prevedibilità di una giornata lavorativa tradizionale sono vissute da molti come una fonte di frustrazione, mentre il lavoro su commissione, tipico della gig economy, permette un alto grado di autonomia: il lavoratore può scegliere quando e come lavorare, e con quale tipo di incarico confrontarsi.
Secondo Dan Schawbel, fondatore di Millennial Branding, chi è impiegato a tempo pieno negli Stati Uniti lavora mediamente 47 ore a settimana, ben oltre le canoniche 40. In più, le tecnologie hanno imposto una connessione costante: si aspettano risposte a email e telefonate anche dopo l’orario di lavoro, senza riconoscimenti economici. Questo provoca un burnout diffuso e un crescente abbandono volontario del posto fisso. I lavoratori della gig economy, al contrario, lavorano in media 36 ore a settimana: un carico più sostenibile, che consente un miglior equilibrio tra lavoro e vita privata.
Questa flessibilità non si limita alla gestione degli orari. I gig workers riescono spesso a organizzare il lavoro intorno agli impegni della loro vita: lezioni universitarie, cura dei figli, visite mediche, persino attività quotidiane come fare la spesa o gestire un’emergenza. Ma la vera novità sta nella possibilità di scegliere attivamente il tipo di lavoro da svolgere: non c’è una struttura gerarchica a decidere il percorso di carriera, bensì una combinazione di interessi, abilità personali e disponibilità.
Il Center for Research in Education and Development Pakistan osserva come questa apertura del mercato del lavoro sia una delle caratteristiche più positive della gig economy. A prescindere dal livello di istruzione formale, i giovani possono accedere a opportunità professionali in base al merito, con piattaforme che valorizzano le competenze più delle credenziali tradizionali. Questo modello contribuisce a costruire una società più inclusiva, dove ciascuno può mostrare il proprio talento al di là degli schemi consolidati del mondo del lavoro.

 
02

La gig economy genera incertezza lavorativa e instabilità emotiva

CONTRARIO

Uno degli aspetti più problematici della gig economy è l'assenza di stabilità lavorativa. I lavoratori freelance non hanno un impiego permanente e spesso vivono in uno stato di precarietà costante, non sapendo se avranno lavoro la settimana successiva. Uno studio condotto in Australia ha rilevato che questi lavoratori mostrano livelli di stress superiori alla media, causati dall’incertezza, dall’imprevedibilità e dalla variabilità tanto degli orari quanto dei compensi ricevuti.
Ma l’insicurezza non riguarda solo i lavoratori: anche le aziende ne risentono. Come osserva Riia O’Donnell, esperta di risorse umane, un freelance è interessato a mantenere un buon rapporto con il cliente, ma non ha lo stesso livello di coinvolgimento nella missione dell’azienda rispetto a un dipendente interno. Un lavoratore assunto tende a sviluppare un senso di appartenenza, ad acquisire una visione d’insieme e a contribuire in modo più attivo alla crescita dell’impresa. I freelance, al contrario, sono spesso tenuti fuori dalle dinamiche aziendali e privi delle informazioni interne che potrebbero fare la differenza nella relazione con i clienti.
Un altro elemento critico è l’assenza di percorsi di crescita. I lavoratori gig raramente ricevono promozioni, aumenti significativi o bonus. Anche se alcuni preferiscono non “scalare la piramide aziendale”, resta il fatto che questa forma di lavoro limita fortemente le opportunità di avanzamento. Inoltre, le aziende hanno scarso incentivo a investire nella crescita o nella formazione di collaboratori che possono facilmente sostituire con altri.
C’è poi un problema sociale: il lavoro gig è spesso solitario. I freelance non hanno colleghi con cui condividere successi o frustrazioni. Mancano le pause caffè, i pranzi in compagnia, le conversazioni spontanee alla macchina dell’acqua. Questa solitudine può generare insoddisfazione, senso di alienazione e persino depressione. In cerca di appagamento, i lavoratori passano da un incarico all’altro senza mai trovare un vero equilibrio, aumentando così l’instabilità di una carriera già incerta. Nonostante la cultura digitale sembri premiare il dinamismo, il mercato del lavoro continua a valorizzare la continuità, la lealtà verso l’azienda e la coerenza del percorso professionale.

 
03

La gig economy dà la possibilità di creare un reddito supplementare

FAVOREVOLE

Un altro vantaggio centrale della gig economy è la possibilità di guadagnare denaro extra in modo flessibile. Come ricorda l’Encyclopædia Britannica Money, vivere “di stipendio in stipendio” significa non avere margini per affrontare imprevisti o pianificare obiettivi di lungo termine, come la pensione o un investimento. Un’attività parallela, anche occasionale, può offrire un sollievo economico immediato: un reddito per fronteggiare un’emergenza medica, per concedersi una vacanza senza attingere ai risparmi, o semplicemente per bilanciare una riduzione temporanea delle ore lavorative, frequente in settori stagionali come l’edilizia.
Ma la gig economy non è solo per adulti in cerca di un secondo reddito. Offre anche a ragazzi e adolescenti la possibilità di entrare nel mondo del lavoro attraverso canali strutturati e sicuri. Se in passato bastava bussare alle porte del vicinato per offrire servizi di baby-sitting o taglio dell’erba, oggi piattaforme digitali consentono di svolgere lavori più sofisticati: passeggiare i cani, offrire ripetizioni, realizzare siti web, gestire account social. Si tratta di esperienze formative che insegnano l’autogestione, la responsabilità e forniscono un’educazione finanziaria spesso trascurata dal sistema scolastico.
Il valore formativo della gig economy è evidente anche per gli adulti. Per alcuni, il lavoro freelance rappresenta un’opportunità per esplorare interessi personali, trasformare una passione in una carriera o capire, con l’esperienza diretta, se una professione immaginata è davvero adatta alle proprie aspirazioni. Come osserva l’Encyclopædia Britannica Money, molti imprenditori di successo – influencer, albergatori, gestori di servizi – hanno iniziato proprio con un’attività secondaria. Talvolta, un side hustle (attività secondaria) si trasforma in una vera e propria vocazione.

 
04

Il lavoratore, nella gig economy, non ha benefici e protezioni

CONTRARIO

Un secondo punto dolente della gig economy è la completa mancanza di benefit tradizionali. A differenza dei contratti standard, i lavoratori freelance non hanno diritto a ferie retribuite, giorni di malattia, assicurazione sanitaria o pensione. Non godono di assicurazioni sulla vita, stock option, congedi parentali, servizi per l’infanzia o accesso a strutture aziendali come mense e palestre. Ogni necessità, dal dentista alla previdenza, è a carico del lavoratore.
Come spiega la giornalista Elizabeth Matsangou, le retribuzioni nel mondo gig sono altamente variabili, senza un minimo garantito. Questo comporta non solo un’incertezza economica quotidiana, ma rende difficile qualsiasi pianificazione a lungo termine. L’assenza di contributi pensionistici o di piani di previdenza aggrava ulteriormente la difficoltà di risparmiare, così come l’impossibilità di assentarsi dal lavoro in caso di malattia: se non si lavora, non si guadagna.
Un’ulteriore difficoltà riguarda l’assicurazione sanitaria. Secondo i dati del Bureau of Labor Statistics, nel luglio 2023 il 74,3% dei lavoratori gig negli Stati Uniti era coperto da un’assicurazione, ma solo il 19,9% riceveva tale copertura dal proprio datore di lavoro. Questo significa che la grande maggioranza è costretta a sottoscrivere e pagare da sé una polizza – spesso molto più costosa rispetto a quella aziendale – affrontando da soli le complesse procedure burocratiche, senza l’assistenza di un dipartimento di risorse umane.
C’è poi la questione delle tasse. Negli Stati Uniti, i lavoratori autonomi devono versare le imposte quattro volte l’anno, anziché una sola come i dipendenti. Devono stimare autonomamente il reddito e il carico fiscale, il che è particolarmente difficile in un contesto instabile. Inoltre, i freelance pagano sia la parte datoriale sia quella dipendente dei contributi per Social Security e Medicare, per un totale del 15,3% del reddito netto. Questo doppio peso fiscale riduce significativamente il guadagno reale.

 
05

La gig economy dà accesso a competenze specialistiche per la società

FAVOREVOLE

Uno dei vantaggi sistemici più importanti della gig economy riguarda il modo in cui la società e le imprese accedono alle competenze. Paul Oyer, professore di economia alla Stanford University, spiega che le collaborazioni temporanee permettono alle aziende, soprattutto quelle piccole, di ottenere competenze specifiche – sviluppo software, traduzioni, SEO – senza l’onere di un’assunzione a tempo pieno. In mancanza di una rete flessibile di lavoratori indipendenti, molte imprese dovrebbero rinunciare a tali servizi o accettare di impiegare personale sottoutilizzato.
Nell’attuale contesto economico, segnato dalla velocità del mercato globale e dalla necessità di adattarsi rapidamente, la possibilità di reperire soluzioni specialistiche in tempi brevi è un asset strategico. Per i lavoratori, questa dinamica rappresenta un vantaggio: possono concludere un incarico e passare al successivo senza dover affrontare lunghi processi di selezione, né investire tempo e risorse in una nuova fase di onboarding.
Dan Schawbel sottolinea che questo nuovo modello riflette un cambiamento culturale. Le vecchie logiche di comando gerarchico, tipiche della generazione dei Boomer, stanno lasciando spazio a una leadership trasformazionale, fondata sulla visione condivisa, sul lavoro significativo, sulla valorizzazione delle persone e sul lavoro di squadra. In questo contesto, il lavoro freelance non è più visto come precario, ma come una forma di collaborazione flessibile e arricchente per entrambe le parti.
Un’azienda, ad esempio, può affidare a un grafico freelance la creazione di un nuovo pacchetto di branding, evitando di assumere un dipendente fisso per un lavoro sporadico. Il designer, dal canto suo, può ottenere un compenso più alto per il progetto, costruire il proprio portfolio e passare a nuovi clienti con maggiore autonomia.

 
06

La gig economy genera sfruttamento e mancanza di tutele legali

CONTRARIO

Uno degli aspetti più controversi della gig economy è la mancanza di protezione legale per i lavoratori. Come sottolinea Terri Gerstein, direttrice della Wagner Labor Initiative alla New York University, le leggi sul lavoro sono pensate per tutelare i dipendenti, non i collaboratori indipendenti. Le piattaforme come Uber o Lyft, inquadrando i propri driver come autonomi, evitano le obbligazioni legali e fiscali imposte ai datori di lavoro: niente contributi per disoccupazione, niente tasse per Social Security o Medicare, nessun obbligo di salario minimo o risarcimento in caso di infortunio sul lavoro. Il risultato è duplice: i lavoratori possono trovarsi in condizioni di sottopagamento e assenza di copertura nei momenti di maggiore bisogno, e le aziende oneste si trovano svantaggiate in una competizione sleale con quelle che eludono le regole. Anche i programmi pubblici, come l’assicurazione per la disoccupazione, ne escono impoveriti, privati dei fondi versati dai datori di lavoro convenzionali. I numeri confermano questo squilibrio: nel 2023, i lavoratori gig a tempo pieno guadagnavano in media 838 dollari a settimana, contro i 1.132 dollari dei lavoratori con contratti tradizionali.
Questa dinamica ha portato a un cambiamento culturale, soprattutto tra i più giovani. Come osserva Oli Mould, professore di geografia umana all’Università di Londra, la cosiddetta hustle culture – la filosofia del “sempre di corsa”, fatta di mille lavori saltuari e precarie ambizioni – è ormai vista come una truffa. La Generazione Z, cresciuta assistendo al deterioramento dei benefici, degli stipendi e della stabilità, ha iniziato a rifiutare il modello della gig economy. Invece di inseguire contratti temporanei, cerca stabilità, comunità e relazioni di lungo periodo.
Sempre più giovani sognano ora un impiego duraturo – magari con lo stesso datore di lavoro per sette anni o più – proprio come facevano le generazioni precedenti. Dopo anni di flessibilità imposta, si torna a desiderare sicurezza.

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