Far parte della NATO conviene
FAVOREVOLE O CONTRARIO?
L’Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord, in sigla NATO (North Atlantic Treaty Organization), è un’organizzazione internazionale per la collaborazione nel settore della difesa, fondata in virtù del trattato istitutivo della NATO, il Patto Atlantico, firmato a Washington il 4 aprile 1949, con l’obiettivo di creare un’alleanza occidentale contro l’Unione Sovietica. Nel tempo l’organizzazione si è progressivamente allargata, e dai 12 Stati membri del 1949 oggi sono ben 30.
IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:
Un attacco contro un Paese NATO equivale a una dichiarazione di guerra contro buona parte del mondo occidentale e a una forza militare che corrisponde al 56% della spesa militare globale. L’esistenza della NATO sarebbe quindi un deterrente contro potenziali attacchi ai Paesi membri e all’inizio di un potenziale conflitto mondiale.
La NATO, creata per “tenere fuori i russi, dentro gli americani e sotto i tedeschi”, con la fine della guerra fredda rappresenta ormai una polarizzazione obsoleta e non in grado di gestire la complessità del contesto geopolitico contemporaneo, caratterizzato da nuovi player internazionali e da un contesto globalizzato e di interdipendenza economica tra le parti.
La NATO si professa come un’alleanza politica e militare che promuove i valori democratici e permette ai Paesi membri di cooperare in questioni di difesa e sicurezza per risolvere problemi, costruire fiducia internazionale e prevenire i conflitti.
La forza economica e militare degli Stati Uniti, nettamente superiore a quella degli altri Stati membri, comporta un peso decisionale (in termini sia di hard power che di soft power) superiore all’interno dell’organizzazione che limita l’indipendenza decisionale degli altri Stati membri e dell’Europa.
L’espansione a Est della NATO dal 2004 ha portato i Paesi potenziali membri ad adeguarsi agli standard democratici richiesti per poter entrare nell’organizzazione, favorendo quindi il processo di democratizzazione nell’Est Europa.
Con la nuova riforma di marzo 2022, il contributo dell’Italia alla NATO in spese militari corrisponde a una spesa di 104 milioni di euro al giorno, pari al 2% del PIL. L’Italia è al momento l’11esimo paese al mondo per spese militari.
Far parte dell’alleanza atlantica è una misura di difesa e sicurezza internazionale
L’art. 5 del Trattato istitutivo della NATO stabilisce che “le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell'America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti” (Trattato Nord Atlantico, articolo 5, 1949).
A causa di questo articolo un attacco contro un paese NATO equivale a una dichiarazione di guerra contro buona parte del mondo occidentale e a una forza militare che corrisponde al 56% della spesa militare globale (circa 1.103 miliardi di dollari).
Nelle relazioni internazionali ha infatti un ruolo centrale il concetto di “anarchia”, che non equivale a una situazione di caos, ma piuttosto a un contesto internazionale in cui non essendoci autorità superiori che decidano per tutti, ogni Stato deve ragionare pensando alla propria sicurezza secondo un regime di autotutela. Tale concetto porta gli Stati ad armarsi preventivamente in modo da poter rispondere a eventuali attacchi, causando però un potenziale allarme negli altri Stati, che si armeranno a loro volta per paura di una possibile ritorsione. Organizzazioni sovranazionali come l’ONU e la NATO nascono con l’obiettivo di ridurre l’anarchia nel sistema internazionale.
Con l’articolo 5 del trattato istitutivo della NATO, dichiarare guerra a un paese aderente al Patto Atlantico causerebbe una risposta collettiva che porterebbe a conseguenze gravi per chiunque lanci l’attacco, in un conflitto che potrebbe coinvolgere buona parte del mondo e che comprenderebbe il rischio di utilizzo di armi atomiche. L’esistenza della NATO e dell’articolo 5 del trattato sarebbero quindi un deterrente contro potenziali attacchi ai Paesi membri, in quanto un attacco contro uno di questi sfocerebbe potenzialmente in un conflitto globale (Topic: Deterrence and defence, “nato.int”, 28 marzo 2022).
L’alleanza atlantica, che secondo alcuni critici sarebbe obsoleta e il retaggio di un mondo passato come quello della Guerra fredda, rimane invece ancora di grande importanza per garantire la pace. Secondo Giancarlo Aragona, ex presidente dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), l’alleanza atlantica è infatti ancora fondamentale per assicurare il legame transatlantico e uno spazio di sicurezza unitario tra Stati Uniti ed Europa (Giancarlo Aragona, Adattarsi per sopravvivere: perché la NATO è ancora importante, “ispionline.it”, 4 aprile 2019).
Il recente attacco della Russia all’Ucraina, il 24 febbraio 2022, e la successiva richiesta di entrare nella NATO da parte di Finlandia e Svezia dimostra infatti l’attualità e il ruolo dell’organizzazione in materia di difesa internazionale. Secondo l’analista dell’ISPI Alessia De Luca, infatti: “Oggi, con l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, in questi due Paesi si è diffusa una profonda paura che possa capitare anche a loro quello che sta accadendo all’Ucraina e vogliono tutelarsi” (Cinzia Sciuto, Perché Svezia e Finlandia vogliono entrare nella Nato, “micromega.net”, 13 maggio 2022).
Mario Monopoli, 28 giugno 2022
La Nato traduce una polarizzazione internazionale obsoleta
Citando il primo segretario generale della NATO, il britannico Lord Lionel Ismay, la nascita del Patto Atlantico dopo la fine della Seconda guerra mondiale aveva come obiettivo quello di “tenere fuori i russi, dentro gli americani e sotto i tedeschi”. Dopo la fine della Guerra fredda questo obiettivo non ha più senso e la NATO rappresenta quindi un organismo obsoleto e non più in grado di rappresentare la complessità dell’attuale contesto geopolitico internazionale, non più diviso in due blocchi contrapposti con due ideologie diverse, ma integrato politicamente ed economicamente.
Con il cambiamento di strategia post Guerra fredda della NATO e la “politica della porta aperta” (Trattato del Nord Atlantico, articolo 10, 1949) con cui sono stati ammessi nel Patto Atlantico paesi dell’Est Europa appartenenti all’ex Unione Sovietica (Andrea Carati, L'allargamento della Nato: prospettive sull'ingresso di Svezia e Finlandia, “ispionline.it”, 15 giugno 2022), si sono poste le basi che hanno portato all’aumento di tensione con la Russia fino alla invasione dell’Ucraina del 24 febbraio 2022, provocata secondo alcuni analisti proprio dalla possibilità che questa entrasse a sua volta a far parte della NATO (Ronald Suny, Ukraine war follows decades of warnings that NATO expansion into Eastern Europe could provoke Russia, “theconversation.com”, 28 febbraio 2022). L’accusa resta in piedi nonostante non ci fossero le basi necessarie per permettere all’Ucraina di entrare effettivamente nel Patto Atlantico, dato che non rispettava diversi criteri di accesso, tra cui quello di non avere conflitti all’interno dei propri confini, cosa che rendeva l’Ucraina incandidabile già dal 2014 con l’invasione della Crimea da parte della Russia (Cinzia Sciuto, Perché Svezia e Finlandia vogliono entrare nella Nato, “micromega.net”, 13 maggio 2022).
L’espansione a Est della NATO dagli anni ‘90 in poi non si è mai realmente fermata nei fatti, sia durante le presidenze americane democratiche che repubblicane (anche durante la presidenza Trump, nonostante le molte dichiarazioni in cui criticava la NATO (Donald Trump on NATO: A war of words, “dw.com”, 9 luglio 2018), sono stati inclusi due nuovi membri: il Montenegro nel 2017 e la Macedonia del Nord nel 2020).
Le ragioni dell’espansione a Est della NATO erano: “la preoccupazione di evitare che il vuoto politico nell’Europa dell’Est seguito alla dissoluzione del blocco sovietico potesse trasformarsi in una spirale di instabilità, l’idea di offrire un posizionamento internazionale saldo che mettesse in sicurezza i processi di transizione alla democrazia, evitare il de-coupling inscritto nell’eccessiva autonomia dell’Europa alimentato dai processi di integrazione, contenere la Russia” (Andrea Carati, L'allargamento della Nato: prospettive sull'ingresso di Svezia e Finlandia, “ispionline.it”, 15 giugno 2022).
Queste motivazioni, convenienti in primo luogo agli Stati Uniti, avrebbero invece portato a un continuo aumento delle tensioni con la Russia, portando basi militari americane ai suoi confini: nei paesi baltici, in Polonia e in Romania. Su questo tema la Russia aveva già avvisato l’Occidente che se l'espansione a Est della NATO verso la Russia fosse continuata ci sarebbero state delle conseguenze.
Come ha dichiarato il diplomatico americano George F. Kennan, padre della teoria del contenimento durante la Guerra fredda e critico della nuova dottrina espansionista, viene quindi da chiedersi criticamente se l’inclusione nella NATO degli Stati dell’ex Unione Sovietica e vicini alla Russia abbia aumentato la sicurezza degli Stati europei o li abbia invece resi più vulnerabili (Thomas L. Friedman, Foreign Affairs; Now a Word From X , “nytimes.com”, 2 maggio 1998).
Mario Monopoli, 28 giugno 2022
La NATO permette ai paesi occidentali di poter essere più uniti nelle decisioni e più influenti a livello internazionale
La NATO si professa come un’alleanza politica e militare che promuove i valori democratici e permette ai Paesi membri di cooperare in questioni di difesa e sicurezza per risolvere problemi, costruire fiducia internazionale e prevenire i conflitti (What is NATO?, “nato.int”, consultato il 23 giugno 2022).
Inoltre, pur essendo un’organizzazione militare, l’utilizzo della forza è contemplata solo in caso di fallimento di vie diplomatiche e si definisce volta alla risoluzione pacifica delle controversie. I Paesi membri, oltre a essere parte di un sistema difensivo collettivo, condividono anche dei valori e degli ideali che li portano a essere più coesi e forti sul piano internazionale.
Di fronte alle nuove sfide sul piano internazionale, come le tensioni con la Russia e l’ascesa della Cina, l’Occidente ha quindi bisogno di essere unito e coeso per poter rispondere alla complessità dell’attuale contesto geopolitico. A questo proposito si conferma quindi importante continuare il progetto di espansione della NATO, mantenendo aperte le porte al dialogo con chiunque sia interessato a entrare nell’organizzazione.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden sta spingendo verso tre direzioni (Andrea Carati, L'allargamento della Nato: prospettive sull'ingresso di Svezia e Finlandia, “ispionline.it”, 15 giugno 2022): i paesi balcanici, in particolare discutendo l’ingresso nella NATO della Bosnia Erzegovina; i paesi più problematici per i rapporti con la Russia, come Georgia e Ucraina, che nonostante le difficoltà di ingresso non sono comunque state tolte dall’agenda della NATO (Topic: Enlargement and Article 10, “nato.int”); e le recenti richieste di ammissione di Svezia e Finlandia, il cui potenziale ingresso, come suggerisce l'Istituto Affari Internazionali, trasformerebbe il Mar Baltico in una specie di “Mare della NATO”, aggiungendo però che “Svezia e Finlandia, oltre a beneficiare dell’ombrello protettivo della Nato, dovranno anche contribuirvi ed entrare nell’ottica che d’ora in poi saranno protettori della frontiera dell’intera Alleanza e non solo di quella nazionale. Servirà grande cautela per gestire adeguatamente questo passaggio che – se si concretizzerà – aggiungerà complessità alle relazioni con Mosca. In un’ottica di medio-lungo termine rimarrà il pivot to Asia (Cfr. David Sacks, Don't Pivot From the Pivot to Asia, “cfr.org”, 21 marzo 2021) dell’alleato a stelle e strisce; sarà, quindi, compito europeo garantire la sicurezza in Europa e farsi carico della futura ‘nuova’ frontiera tra Nato e Russia” (Karolina Muti, Svezia e Finlandia nella Nato: scacco sul Baltico, ma non è tutto oro quel che luccica, “affarinternazionali.it”, 1 giugno 2022).
Mario Monopoli, 28 giugno 2022
Il ruolo preponderante degli Stati Uniti nell’alleanza atlantica porta a una passiva adesione ai loro valori e alle loro scelte
Gli Stati Uniti ricoprono un ruolo preponderante all’interno della NATO, tanto che il suo PIL corrisponde al 52% di quello complessivo di tutti i Paesi membri e che partecipa a oltre il 70% delle spese per la difesa: 738 miliardi di dollari nel 2020 (Stefano Pioppi, La Nato dà i numeri (giusti). Ecco quanto spendono i Paesi dell'Alleanza, “formiche.net”, 19 marzo 2020).
La forza economica e militare degli Stati Uniti, nettamente superiore a quella degli altri Stati membri, comporta quindi un peso decisionale superiore all’interno dell’organizzazione, sia in termini di hard power (l’effettiva forza militare messa in campo) che di soft power (la capacità di imporre il proprio pensiero e di proporre la propria lettura degli eventi come dominante e di senso comune).
Il peso degli Stati Uniti nell’organizzazione toglie inoltre sovranità allo Stato italiano sotto il profilo economico, politico e militare. La prova materiale di questa subalternità è rappresentata dalla presenza, in Italia, di decine di basi militari utilizzate dagli Stati Uniti come piattaforma delle guerre da loro condotte. Gli Stati Uniti usano le basi sul nostro territorio per conseguire i propri interessi, che spesso sono diversi sia da quelli della NATO che da quelli dei Paesi membri (Cfr. Uscita dell’Italia dalla NATO. Favorevole o contrario?, “proversi.it”, 11 gennaio 2018).
L’influenza sulla NATO degli Stati Uniti è senza dubbio rilevante, tanto che gli indirizzi decisionali sono spesso molto influenzati dalle decisioni e dagli approcci dei presidenti americani. La NATO infatti, oltre a tenere sotto controllo gli avversari comuni dell’Occidente (come Russia e Cina), avrebbe come obiettivo quello di limitare il potenziale disaccoppiamento con l’Europa dovuta al progressivo processo di integrazione europeo.
Uno dei temi portati a questo riguardo è infatti quello della formazione di un esercito europeo. Protetta dall’ombrello americano, l’Europa non ha mai effettivamente costituito un proprio esercito, ma per quanto riguarda la difesa internazionale si affida al Patto Atlantico, dato che al momento solo 6 Stati membri dell’Unione Europea su 27 non fanno parte anche della NATO (cosa che potrebbe cambiare con la potenziale entrata di Finlandia e Svezia, lasciando fuori solo 4 Stati europei). In questo modo la forza internazionale dell’Unione Europea risulta però limitata in quanto dipendente dal supporto militare americano(Cfr. Nicolai von Ondarza, Marco Overhaus, Rethinking Strategic Sovereignty, “swp-berlin.org”, 28 aprile 2022).
Mario Monopoli, 28 giugno 2022
La NATO ha un ruolo fondamentale nel garantire la pace e nel promuovere la democrazia
Il principale obiettivo per cui è stata fondata la NATO nel 1949, dopo la Seconda guerra mondiale, era quello di “garantire la pace in Europa, promuovere la cooperazione tra i suoi membri e salvaguardare la loro libertà” (The pros and cons of Nato, “theweek.co.uk”, 3 marzo 2022). Secondo il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, la pace nel continente europeo è stata infranta con l’invasione della Russia in Ucraina nel febbraio del 2022.
Inoltre, secondo un rapporto pubblicato dalla rivista “Democracy and Security”, l’espansione a Est della NATO dal 2004 ha portato i Paesi potenziali membri ad adeguarsi agli standard democratici richiesti per poter entrare nell’organizzazione, favorendo quindi il processo di democratizzazione nell’Est Europa, nonostante tra gli Stati membri ci sia anche la Turchia che oggi, rispetto al suo ingresso nella NATO nel 1952, non rispetterebbe gli standard democratici richiesti (Wallace J. Thies, Dorle Hellmuth e Ray Millen, Does NATO Enlargement Spread Democracy? Evidence from Three Cases, "Democracy and Security", Volume 2, 2006).
Secondo la teoria della pace democratica, ideata da Michael Doyle nel 1985 ed erede della corrente idealista delle relazioni internazionali e del saggio “sulla pace perpetua” del 1793 di Immanuel Kant, più aumenta la democratizzazione interna agli Stati e più diminuisce la propensione ai conflitti.
La risoluzione del problema dell’anarchia nelle relazioni internazionali (ovvero il fatto che non essendoci una entità superiore agli Stati nazionali questi siano in costante conflitto e tensione tra loro in una condizione di lotta per la sopravvivenza) passa quindi dall’allargamento della democratizzazione, partendo dal principio della necessità di avere attori con codici condivisi, impostazioni razionali e vincoli basati sulla moralità.
La teoria prende luogo dal fatto che non ci sono mai state guerre tra Paesi democratici maturi (per quanto gli Stati così definibili siano effettivamente in numero limitato nel mondo, cosa che rende potenzialmente meno probabile che si facciano la guerra tra loro), ci sono state invece guerre tra Paesi democratici e totalitarismi.
Seguendo questa teoria delle relazioni internazionali, l’azione democratizzante della NATO nella sua espansione a Est sarebbe quindi fondamentale per sviluppare la democratizzazione e la tendenza alla pace dei potenziali Paesi membri, diminuendo la possibilità di conflitti internazionali tra Stati democratici.
Secondo l’ex comandante della NATO dal 2009 al 2013 James Stavridis, l’alleanza atlantica è stata infatti per decenni “La base operativa dell’America per la democrazia, impersonando valori comuni che vale la pena difendere e per cui anche morire” (James Stravidis, Why NATO Is Essential For World Peace, According to Its Former Commander, “time.com”, 4 aprile 2019). Di fronte all’ascesa economica della Cina e al ruolo della Russia nel minacciare il Patto Atlantico, il ruolo della NATO è sicuramente cambiato rispetto a quello avuto nel periodo della Guerra fredda, ma non è per questo meno importante ora.
Mario Monopoli, 28 giugno 2022
L’appartenenza alla NATO comporta un investimento economico notevole
Agli Stati parte della NATO viene richiesto un contributo economico destinato alle spese militari. Secondo i dati del SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute), gli Stati europei spendono 233 miliardi di dollari all’anno in spese per armamenti e l’Italia è tra i primi 5 paesi europei per spesa militare e l’11esimo al mondo. Alla luce di questi dati e confrontando le spese militari annuali della NATO con quelle di altre potenze come Cina, India e Russia, l’aumento delle spese militari può sembrare infatti ingiustificato. Mentre infatti l’investimento annuale in spese militari da parte della NATO è pari a 1.102,6 miliardi di dollari, quello della Cina è pari a 252 miliardi, dell’India 72,9 e della Russia 61,7 (SIPRI Military Expenditure Database, “sipri.org”, consultato il 23 giugno 2022).
Per quanto riguarda l’Italia, ad esempio, a marzo 2022 è stato approvato alla Camera un ordine del giorno che impegna il governo italiano a incrementare l’investimento nelle spese militari al 2% del PIL (rispetto all’attuale 1,57%), arrivando quindi a una spesa di 38 miliardi di euro l’anno (104 milioni al giorno), adeguandosi a degli accordi presi con la NATO nel 2014 e che avevano come scadenza il 2024 (Spese militari, Italia verso 2% del Pil. Quanto utilizzano Russia e Nato per gli armamenti, “tg24.sky.it”, 18 marzo 2022).
Secondo l’ex presidente del Consiglio e leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, ci sono altri problemi più urgenti e, nel rispetto degli impegni internazionali presi con la NATO, l’aumento delle spese militari al 2% si può definire entro il 2030, in linea con l'iniziativa “NATO 2030” (Nuovo concetto strategico dell'Alleanza Atlantica (NATO), “studiperlapace.it”, 23-24 aprile 1999), che ha come obiettivo di introdurre ulteriori misure in modo da mantenere la NATO forte militarmente, aumentare il peso politico e applicare un approccio più globale alla sicurezza (Sull'aumento delle spese militari Conte non molla: "Vogliono schiacciarci", “agi.it”, 30 marzo 2022).
Mario Monopoli, 27 giugno 2022