Nr. 115
Pubblicato il 04/10/2016

Riforma costituzionale

FAVOREVOLE O CONTRARIO?

Il 4 dicembre 2016 il popolo italiano è stato chiamato ad esprimersi con referendum confermativo sul disegno di legge Boschi sulla riforma costituzionale. Una proposta di cambiamento, volta al superamento del bicameralismo perfetto e alla differenziazione del ruolo delle due camere, con un Senato delle autonomie regionali, composto da 100 senatori. Tra le diverse posizioni dell’opinione politica, la consultazione ha visto un'alta affluenza alle urne, pari al 65,47% degli elettori e una netta vittoria del No, con il 59,12% dei voti validi. La mancata entrata in vigore della riforma ha costretto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a rassegnare le dimissioni.
Uno scossone, in seguito al quale è stato nominato il nuovo governo Gentiloni che ha giurato nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

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IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:

Dopo l’approvazione alla Camera del disegno di legge sulla riforma costituzionale, la parola è passata al popolo, chiamato ad esprimersi attraverso un referendum confermativo. La consultazione referendaria del 4 dicembre 2016 ha visto la vittoria del No, con il 59,12%. Il disegno di legge votato era ritenuto valido e semplificativo da alcuni e ingarbugliato e mal scritto da altri. La mancata approvazione della riforma ha portato alle dimissioni del premier Matteo Renzi e la nomina del nuovo governo Gentiloni.
01 - La vittoria del No al referendum porta conseguenze negative sull’UE e sui mercati europei
02 - La larga vittoria del No impone un periodo di riflessione e un governo di transizione. No alle elezioni immediate
03 - L’esito del referendum e la conseguente bocciatura della riforma costituzionale non ha conseguenze irreparabili per la maggioranza di governo
04 - La riforma avrebbe portato un accentramento di potere in capo al governo e il referendum che non avrebbe dovuto subire condizionamenti politici

Il governo è stato protagonista indiscusso della riforma costituzionale. Il suo potere si sarebbe rafforzato con disegni di legge più facili da presentare e una maggioranza più compatta da poter manipolare. La proposta è nata dal governo e Matteo Renzi ne ha fatto una questione personale da cui dipendeva la sua permanenza.

Il fatto che sia stato il governo a proporre la riforma costituzionale non rappresenta né una novità né uno scandalo. La decretazione d’urgenza subisce delle opportune limitazioni per evitarne l’abuso. L’ultima parola spetta sempre al Parlamento, unico detentore del potere legislativo.

05 - Il testo di legge era poco chiaro e controverso. Un unico quesito su materie eterogenee poteva generare confusione nell’elettorato

Il disegno di legge Boschi era contraddistinto da confusione e pressappochismo. Un unico quesito, troppe scelte diverse tra loro, il tutto ingenera grande confusione in un elettorato già poco esperto in materia. Auspicabile sarebbe stata la moltiplicazione dei quesiti e la chiarificazione di alcuni aspetti controversi del testo di legge.

La riforma era coerente ed unitaria e il referendum cui sono stati chiamati gli elettori a dicembre ha offerto un quesito chiaro e di cambiamento rispetto ad una Carta Costituzionale percepita come statica. Il testo era complesso ma razionale.

06 - La riforma non sarebbe stata legittima perché era sostenuta da una maggioranza ristretta e frutto di una legge elettorale dichiarata incostituzionale

La riforma costituzionale è stata frutto di un accordo tra una maggioranza variabile e flessibile e non è un compromesso tra tutte le parti politiche. Essa, inoltre, sarebbe stata illegittima poiché prodotta da un Parlamento eletto con una legge elettorale incostituzionale. Critiche anche alla nuova legge elettorale, l’Italicum, che consegnerebbe il Parlamento nelle mani di pochi.

Il testo della riforma è stato frutto di convergenze tra maggioranza e opposizione. La non completa uniformità di vedute è derivata da un atteggiamento ostruzionista dei partiti dell’opposizione che hanno sin dall’inizio rifuggito il dialogo. Inoltre, la polemica sul Porcellum non è fondata perché la Corte Costituzionale ha affermato la non incidenza della decisione sui poteri del Parlamento attuale.

07 - Il nuovo Senato sarebbe diventato una camera di compensazione tra Stato e Regioni, diminuendo così i casi di contenzioso

La riforma avrebbe inciso sul Titolo V della Costituzione, armonizzando le competenze statali e quelle regionali. Sarebbero stati ridotti i casi di contenzioso. Attraverso la nuova struttura del Senato, il ruolo delle Regioni, che sono inoltre sgravate da compiti che si sono rivelati in passato difficili da eseguire, sarebbe stato valorizzato. Sarebbero state soppresse le materie a la legislazione concorrente.

Il disegno di legge Boschi avrebbe rafforza oltremodo l’autonomia statale a scapito di quella regionale. Sarebbero state eliminate le competenze concorrenti, con rinuncia alla leale cooperazione tra Stato e Regioni, privilegiando un modello competitivo. Gli errori della mancata riforma del 2001 non sarebbero stati corretti ma accentuati. La riforma non avrebbe coinvolto però le Regioni a statuto speciale.

08 - Con l’introduzione di istituti come il referendum propositivo, la riforma avrebbe incrementato le forme di democrazia diretta

La riforma mirava a rafforzare la democrazia diretta, elemento indispensabile e fondante di ogni repubblica. Sarebbe stato introdotto il referendum propositivo e sono aumentate in generale le garanzie in tal senso, indirizzando il nostro paese verso un maggior equilibrio democratico.

La sovranità popolare non veniva ancora una volta realizzata. Quorum più alti, complessità e incremento del numeri di cittadini necessari per dare impulso all’attività legislativa sono punti controversi su cui il fronte del No ha fatto leva per mettere in discussione il testo della riforma costituzionale.

09 - Sarebbe stato diminuito il numero dei parlamentari e abolito il CNEL, realizzando un notevole risparmio

Le unità in Parlamento sarebbero state ridotte di 220 e abolito il CNEL, realizzando dunque una razionalizzazione dei costi auspicata ormai da molti anni. Sarebbero state soppresse definitivamente le Province e qualsiasi riferimento ad esse nel testo costituzionale.

La riforma avrebbe inciso solo parzialmente sui costi, ridotti molto meno di quando il fronte del Sì voglia far credere. A parte l’abolizione del CNEL, esistono modi più efficaci per tagliare la spesa pubblica e realizzare un maggior equilibrio tra tutti i soggetti protagonisti della scena politica italiana.

10 - La riforma costituzionale avrebbe reso più snello e veloce il procedimento legislativo

Il disegno di legge Boschi mirava a semplificare il procedimento legislativo, responsabilizzando la Camera e liberando il Senato da competenze “doppioni”. Il nuovo Senato avrebbe avuto un potere legislativo pieno su alcune materie, mentre in generale avrebbe potuto sottoporre qualsiasi testo di legge a un esame. L’ultima parola spettava però alla Camera, che avrebbe potuto accettare o rifiutare le eventuali proposte del Senato.

La riforma, concepita per snellire il procedimento legislativo, avrebbe realizzato l’effetto opposto. Si configuravano, infatti, sino a dieci iter possibili diversi, con competenze non ben definite per il nuovo Senato. Si rischiava di sovraccaricare la Corte Costituzionale con nuovi ricorsi e di privare i senatori della possibilità democratica di incidere sui testi di legge.

11 - Il superamento del bicameralismo perfetto è passo fondamentale e improcrastinabile per una Repubblica parlamentare. Previsto solo il voto di fiducia alla Camera

La riforma costituzionale avrebbe superato il sistema istituzionale attuale basato su un bicameralismo perfetto. Essa prevedeva alcuni cambiamenti, tesi ad una differenziazione delle due Camere. Si andava verso un bicameralismo imperfetto, con il Senato che avrebbe rappresentato le autonomie regionali e partecipato solo marginalmente all’iter per l’approvazione delle leggi.

La riforma costituzionale avrebbe creato uno stravolgimento della Costituzione e dell’assetto istituzionale. Il bicameralismo non sarebbe stato superato ma reso più confuso, ingenerando conflitti di competenza fra Stato e Regioni e tra Camera e Senato. Quest’ultimo avrebbe avuto un ruolo non ben definito: il procedimento legislativo non sarebbe stato semplificato ma reso più complesso e l’assetto regionale risultato fortemente indebolito.

 
01

La vittoria del No al referendum porta conseguenze negative sull’UE e sui mercati europei

FAVOREVOLE

La riforma costituzionale sarebbe stata un’occasione importante per restare al passo coi tempi e per garantire stabilità anche in ottica europea. Un sistema moderno, sulla scia dei principali paesi dell’Unione. Tale riforma, tra l’altro, avrebbe evitato oscillazioni pericolose dei mercati.

CONTRARIO

L’esito referendario non incide in alcun modo sugli equilibri dell’Unione Europea. I mercati non risentono del voto e la partecipazione dell’Italia alle dinamiche europee non subisce alcun contraccolpo. Si tratta di un voto circoscritto al paese, sui contenuti della Costituzione.

 
02

La larga vittoria del No impone un periodo di riflessione e un governo di transizione. No alle elezioni immediate

FAVOREVOLE

Andare al voto subito con due leggi elettorali, una per la Camera e una per il Senato sarebbe quasi un suicidio e significherebbe impantanarsi nel solito governo a maggioranza risicata. Un esecutivo di transizione consentirebbe di approvare una nuova legge elettorale che garantirebbe stabilità al paese.

CONTRARIO

L’esito referendario conduce ad elezioni immediate anche con l’attuale legge elettorale, l’Italicum, che, peraltro, si applica solo per la Camera dei deputati. Non esistono alternative, bisogna dare un governo stabile e duraturo al paese.

 
03

L’esito del referendum e la conseguente bocciatura della riforma costituzionale non ha conseguenze irreparabili per la maggioranza di governo

FAVOREVOLE

La sconfitta è netta ma si possono intravedere note positive in quel 40% che si è espresso a favore del governo. Il Partito Democratico si proietta a possibili nuove elezioni con ottimismo, accettando il risultato elettorale e proiettandosi su un nuovo governo di transizione in attesa di nuove elezioni.

CONTRARIO

La percentuale schiacciante con cui si è affermato il fronte del No ha un significato politico che non lascia spazio a ulteriori interpretazioni. La maggioranza subisce una bocciatura netta ed è costretta a riorganizzarsi per garantire un nuovo e stabile governo. Dalle opposizioni si alza un coro comune: “Al voto al più presto”.

 
04

La riforma avrebbe portato un accentramento di potere in capo al governo e il referendum che non avrebbe dovuto subire condizionamenti politici

FAVOREVOLE

Il fatto che sia stato il governo a proporre la riforma costituzionale non rappresenta né una novità né uno scandalo. La decretazione d’urgenza subisce delle opportune limitazioni per evitarne l’abuso. L’ultima parola spetta sempre al Parlamento, unico detentore del potere legislativo.

CONTRARIO

Il governo sarebbe stato il protagonista indiscusso della riforma costituzionale. Il suo potere si sarebbe rafforzato con disegni di legge più facili da presentare e una maggioranza più compatta da poter manipolare. La proposta è nata dal governo e Matteo Renzi ne ha fatto una questione personale da cui dipendeva la sua permanenza.

 
05

Il testo di legge era poco chiaro e controverso. Un unico quesito su materie eterogenee poteva generare confusione nell’elettorato

FAVOREVOLE

La riforma era coerente ed unitaria e il referendum cui sono stati chiamati gli elettori a dicembre ha offerto un quesito chiaro e di cambiamento rispetto ad una Carta Costituzionale percepita come statica.
Il testo era complesso ma razionale.

CONTRARIO

Il disegno di legge Boschi è contraddistinto da confusione e pressappochismo. Un unico quesito, troppe scelte diverse tra loro, il tutto avrebbe potuto ingenerare grande confusione in un elettorato già poco esperto in materia. Sarebbe stato auspicabile la moltiplicazione dei quesiti e la chiarificazione di alcuni aspetti controversi del testo di legge.

 
06

La riforma non sarebbe stata legittima perché era sostenuta da una maggioranza ristretta e frutto di una legge elettorale dichiarata incostituzionale

FAVOREVOLE

Il testo della riforma è stato il frutto di accordi e convergenze tra maggioranza e opposizione. La non completa uniformità di vedute deriva da un atteggiamento ostruzionista dei partiti dell’opposizione che hanno sin dall’inizio rifuggito il dialogo. Secondo l’art. 138 della Costituzione basta la maggioranza del 50% +1 per porre in essere una riforma.
Inoltre, la polemica sul Porcellum non è fondata perché la Corte Costituzionale ha affermato la non incidenza della decisione sui poteri del Parlamento attuale.

CONTRARIO

La riforma costituzionale è stata il frutto di un accordo raggiunto da una maggioranza variabile e flessibile e non è stato un compromesso tra tutte le parti politiche chiamate in causa. Essa, inoltre, era illegittima perché è stata prodotta da un Parlamento eletto con una legge elettorale (il Porcellum) dichiarata incostituzionale.
Critiche anche alla nuova legge elettorale, l’Italicum, che consegnerebbe il Parlamento nelle mani di pochi.
Decisioni così delicate, che incidono sul testo su cui si fonda la nostra democrazia, richiedono una legittimazione popolare.

 
07

Il nuovo Senato sarebbe diventato una camera di compensazione tra Stato e Regioni, diminuendo così i casi di contenzioso

FAVOREVOLE

La riforma avrebbe inciso sul Titolo V della Costituzione, sulla scia del tentativo di riforma del 2001, armonizzando le competenze statali, che aumentano in maniera consistente, e competenze regionali. Sarebbero stati ridotti i casi di contenzioso. Attraverso la nuova struttura del Senato, sarebbe stato valorizzato il ruolo delle Regioni, sgravate, inoltre, da compiti che si sono rivelati in passato difficili da eseguire. Sarebbero state soppresse le materie a la legislazione concorrente.

CONTRARIO

Il disegno di legge Boschi avrebbe rafforzato oltremodo l’autonomia statale a scapito di quella regionale.
Sarebbero state eliminate le competenze concorrenti, si rinunciava alla leale cooperazione tra Stato e Regioni e si privilegiava un modello competitivo. Gli errori della mancata riforma del 2001 non sarebbero stati corretti ma accentuati. La riforma non avrebbe coinvolto però le Regioni a statuto speciale.

 
08

Con l’introduzione di istituti come il referendum propositivo, la riforma avrebbe incrementato le forme di democrazia diretta

FAVOREVOLE

La riforma mirava a rafforzare la democrazia diretta, elemento indispensabile e fondante di ogni repubblica. Sarebbe stato introdotto il referendum propositivo e aumentate in generale le garanzie in tal senso, indirizzando il nostro paese verso un maggior equilibrio democratico.

CONTRARIO

La sovranità popolare non sarebbe stata ancora una volta realizzata. Quorum più alti, complessità e incremento del numeri di cittadini necessari per dare impulso all’attività legislativa sono punti controversi su cui il fronte del No ha fatto leva per mettere in discussione il testo della riforma costituzionale.

 
09

Sarebbe stato diminuito il numero dei parlamentari e abolito il CNEL, realizzando un notevole risparmio

FAVOREVOLE

Le unità in Parlamento sarebbero state ridotte di 220, sarebbe stato abolito il CNEL e si sarebbe realizzata dunque una razionalizzazione dei costi auspicata ormai da molti anni. Sarebbero, inoltre, state soppresse definitivamente le Province e qualsiasi riferimento ad esse nel testo costituzionale.

CONTRARIO

La riforma avrebbe inciso solo parzialmente sui costi, che sarebbero stati ridotti molto meno di quando il fronte del Sì voglia far credere. A parte l’abolizione del CNEL, esistono modi più efficaci per tagliare la spesa pubblica e realizzare un maggior equilibrio tra tutti i soggetti protagonisti della scena politica italiana.

 
10

La riforma costituzionale avrebbe reso più snello e veloce il procedimento legislativo

FAVOREVOLE

Il disegno di legge Boschi mirava a semplificare il procedimento legislativo, responsabilizzando la Camera dei deputati e liberando il Senato da competenze considerate come “doppioni”.
Il nuovo Senato avrebbe avuto un potere legislativo pieno su alcune materie, tassativamente previste dalla riforma, mentre in generale avrebbe potuto sottoporre qualsiasi testo di legge ad un esame.
L’ultima parola sarebbe spettata però alla Camera, che avrebbe potuto accettare o rifiutare le eventuali proposte del Senato.

CONTRARIO

La riforma, concepita per snellire il procedimento legislativo, avrebbe realizzato l’effetto opposto. Si sarebbero configurati, infatti, sino a dieci iter possibili diversi, con competenze non ben definite per il nuovo Senato. Si rischiava di sovraccaricare la Corte Costituzionale con nuovi ricorsi e di privare i senatori della possibilità democratica di incidere sui testi di legge.

 
11

Il superamento del bicameralismo perfetto è passo fondamentale e improcrastinabile per una Repubblica parlamentare. Previsto solo il voto di fiducia alla Camera

FAVOREVOLE

La riforma costituzionale avrebbe superato il sistema istituzionale attuale basato su un bicameralismo perfetto. Essa prevedeva alcuni significativi cambiamenti, tesi ad una differenziazione di ruoli e posizioni tra le due Camere. Fiducia al governo da parte di una sola Camera, velocizzazione del procedimento legislativo e semplificazione sono solo alcune delle conseguenze che avrebbe portato il disegno di legge Boschi. Si sarebbe andati verso un bicameralismo imperfetto, con il Senato che avrebbe rappresentato le autonomie regionali e avrebbe partecipato solo marginalmente all’iter per l’approvazione delle leggi.

CONTRARIO

La riforma costituzionale avrebbe creato uno stravolgimento della Costituzione e dell’assetto istituzionale italiano.
Il bicameralismo non sarebbe stato superato ma reso più confuso, ingenerando conflitti di competenza fra Stato e Regioni e tra Camera e nuovo Senato.
Quest’ultimo avrebbe avuto un ruolo non ben definito: il procedimento legislativo non sarebbe stato semplificato bensì reso sempre più complesso e l’assetto regionale sarebbe risultato fortemente indebolito dalla nuova funzione del Senato.

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