La presenza massiccia di migranti contribuisce ad aumentare la disoccupazione

Il lavoro è lo stesso per tutti

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo discorso di fine anno, ha equiparato gli immigrati ai cittadini italiani, fornendo un bel messaggio, piuttosto significativo: “ Quindi gli auguri a tutti gli italiani e anche ai 5 milioni di immigrati che vivono, lavorano, vanno a scuola, praticano sport, nel nostro Paese ” ( Mattarella, discorso di fine anno: “Sicurezza si realizza se è garantita la convivenza. Auguri agli italiani e agli immigrati ”, “ilfattoquotidiano.it”, 31 dicembre 2018). Gli stranieri posseggono indubbie qualità di adattamento e rappresentano manodopera qualificata, molto ricercata dalle imprese. Le difficoltà sono uguali per tutti, anche a livello lavorativo, e la disoccupazione generale di certo non deriva dalle migrazioni, ma da politiche del lavoro insufficienti. Così afferma Laura Zanfrini, sociologa e responsabile settore Economia e Lavoro della Fondazione Ismu (Iniziative e Studi sulla Multietnicità) e docente di Sociologia delle migrazioni e della convivenza interetnica presso l’Università Cattolica di Milano, intervistata dal “Corriere della Sera”: “ Il problema non ha a che fare con l’immigrazione, ma con il nostro mercato del lavoro […].
‘All’inizio della transizione migratoria i lavoratori immigrati svolgevano i lavori che gli italiani non volevano fare’, spiega Zanfrini […] ‘Negli ultimi anni’, osserva la sociologa,’ il lavoro ha subito forti processi di precarizzazione, con un netto peggioramento delle condizioni complessive’. ‘Questi processi, che hanno investito la nostra economia a prescindere dall’immigrazione, hanno trovato nell’offerta immigrata un enorme serbatoio di disponibilità’. La crescita dell’immigrazione in Italia, particolarmente forte proprio negli anni in cui sono esplosi i fenomeni di mercificazione del lavoro, è risultata così funzionale a questi ultimi ” (Andrea Federica De Cesco, Gli immigrati “rubano il lavoro agli italiani?” , “Il Corriere della Sera”, 13 luglio 2018).

Uno spirito di sacrificio unico

Lo spirito di sacrificio del migrante è encomiabile, egli si adatta bene, con facilità, ricopre prima i lavori più umili e poi quelli più complessi, apporta creatività e nuove idee. Inoltre, la competitività dei salari va costruita sulla qualità, sulla riduzione della pressione fiscale e con amministrazioni efficienti, l'Italia insomma non è competitiva in Europa e non è colpa dei migranti. Il giornalista Ferruccio Sansa evidenzia un aspetto importante: “ Ma restiamo ai dati dell’accoglienza: nello stesso 2017 l’evasione fiscale in Italia è stata quantificata in 111 miliardi. Venti volte quanto ci costa l’accoglienza. Insomma, se mancano i soldi per scuole, ospedali, assistenza sociale, sanità, infrastrutture non è colpa degli immigrati. Se volessimo essere onesti intellettualmente, dovremmo puntare il dito verso noi stessi ” (Ferruccio Sansa, Il grande male dell’Italia sono gli immigrati , “Il Fatto Quotidiano”, 20 febbraio 2018).

L’illusione del lavoro

La situazione lavorativa in Italia è critica, abbiamo tra i più alti tassi di disoccupazione e le politiche del governo non sembrano porre freno a questa catastrofe. Proprio l’immigrazione non controllata è una delle cause di questa disoccupazione, perché gli immigrati troverebbero più facilmente lavoro degli italiani. A lanciare l’allarme è l’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini, che il 3 giugno 2018 affermava: “ Da ministro farò di tutto lavorando con quei governi, per evitare le partenze di quei disperati che pensano che c’è l’oro in Italia. Non c’è lavoro per gli italiani ” (“È finita la pacchia”: Matteo Salvini rende nota la sua linea dura sui migranti , “tpi.it”, 3 giugno 2018).
I migranti partono dunque con l’idea che in Europa e soprattutto in Italia ci sia lavoro ma non è più così: “ Non c’è casa e lavoro per gli italiani, figuriamoci per mezzo continente africano ”(Ibidem).

Spegnere le false speranze

Gli stranieri fanno i lavori più umili e degradanti e i molti datori di lavoro non hanno scrupoli a pagarli una miseria. C’è dunque un’offerta di lavoro più bassa, molto lavoro in nero, soprattutto nell’agricoltura, c’è poca sicurezza e molta precarietà. Prosperano, inoltre, fenomeni come quello del caporalato e a pagarne le conseguenze sono le fasce più deboli di italiani e stranieri, poiché si verifica una sorta di gioco al ribasso sui salari, che diventa un gioco al massacro per i lavoratori.
Il presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffini, commenta le parole del presidente del Rwanda e dell’Unione Africana, Paul Kagame: “ Kagame ha sottolineato come la colpa del fatto che i moti migratori siano divenuti un fenomeno di massa è da ricercare anche nell’errata opera di convincimento, da parte dei Paesi europei, volta a istigare i giovani africani a emigrare. Lo riporta il quotidiano The New Times.
Se si guarda alla storia di questa migrazione – ha detto Kagame – da molto tempo, l’Europa incita o invita le persone ad andare in Europa. Il messaggio è stato ‘i tuoi paesi africani sono governati male e tu dovresti venire da noi’. L’impressione è stata ‘se hai un problema nel tuo Paese, vieni nel nostro paradiso’. E la gente è andata. Al punto in cui gli europei non possono più permettersi di avere altri immigrati. (…) La partnership tra Europa e Africa avrebbe dovuto investire correttamente, creando un ambiente per mantenere i nostri giovani africani, garantendo loro che stare nel proprio continente è meglio per trovare sicurezza e lavoro. Ma non è mai troppo tardi”.
Marco Griffini, commenta le parole del presidente Kagame: “ Le dichiarazioni del presidente dell’Unione Africana finalmente fanno calare il velo dell’ipocrisia. Se noi europei avessimo dedicato la medesima attenzione riservata all’immigrazione dall’Africa all’aiuto e alla cooperazione internazionale, avremmo potuto fare molto di più. Occorre un intervento continuativo e il #sostegnoadistanza, che Ai.Bi. cura con convinzione, corrisponde proprio a ciò che è necessario: una vera accoglienza, nel Paese di origine dei migranti. L’accoglienza giusta ” (Griffini (Ai.Bi.): “l’accoglienza giusta è nel paese di origine dei migranti” , “aibi.it”, 12 dicembre 2018).

 

 

Claudio Alessandro Colombrita, 24 settembre 2019