L’aumento del prezzo del carburante risponde a una visione ecologica e non a un capriccio del governo

Una protesta di popolo

Il popolo ha bisogno di qualcuno che alzi la voce, che manifesti per tutti, il popolo ha bisogno di sentirsi rappresentato e, evidentemente, la politica francese non riesce in questo intento. Ecco perché nascono i Gilet gialli, come confermato anche da uno dei suoi portavoce più carismatici, Eric Drouet: “Quella dei gilet gialli nasce come un'iniziativa ‘popolare’ e totalmente apolitica" ("Gilets jaunes": sorti de garde à vue, Eric Drouet sera jugé le 15 février, “lemonde.fr”, 3 gennaio 2019). Ma essere “popolari” significa anche volere un popolo unito e coeso in onori e oneri, in diritti e doveri, mentre lo Stato francese è troppo legato al passato, con una suddivisione tra classi che non ha più ragion d’essere in uno Stato democratico. Secondo il giornalista Francesco Maselli, esperto di questioni francesi: “La classe medio alta che ha portato Emmanuel Macron al potere non ha contezza di cosa voglia dire vivere in campagna e utilizzare la propria auto per spostarsi. Il divario in questo senso è profondo… gli abitanti della regione parigina utilizzano sempre meno la propria automobile per spostarsi” (I gilet gialli sono davvero i forconi francesi?, “wired.it”, 4 dicembre 2018). Non si può accettare dunque un aumento del prezzo del carburante per logiche ecologiche, anche perché il governo non ha dati precisi e non si muove ordinatamente in tal senso. Che significa scelta ecologica? Di quanto si vogliono ridurre le emissioni? Non ci sono altri strumenti più consoni rispetto all’innalzamento dei prezzi?

Una scelta scellerata

La Francia non ha fatto i conti con i francesi, troppi proclami che hanno calpestato i diritti umani, assente il dialogo con le parti. Il filosofo e politologo Toni Negri punta il dito contro il presidente francese: “Il fatto che Macron non abbia margini di azione è un problema grossissimo, un disastro che dovrebbe interrogare chi concepisce il populismo di centro..." ("Gilet gialli, non è destra o sinistra. È tutti contro Macron". Intervista a Toni Negri, “huffinghtonpost.it”, 7 dicembre 2018).
Macron è imbrigliato e ha infatti dovuto fare un passo indietro sull’aumento delle accise sui carburanti. Ma ad avere problemi non sono solo i francesi, le cui idee sono comunque condivise anche dalla frangia italiana dei Gilet gialli, con Giancarlo Nardozzi, fondatore del Coordinamento Gilet Gialli Italiani, che conferma: “Tre cose ci stanno a cuore in particolare e devono essere risolte: abbassare le tasse, abolire la direttiva Bolkestein e una riforma del settore” (Veronica Di Benedetto Montaccini, “In Francia contro Macron? Noi Gilet Gialli italiani siamo con Salvini”. Parla il coordinatore, “tpi.it”, 27 novembre 2018).
Dunque si tratta di istanze sentite preminenti a livello europeo e prescindenti dal colore politico.

Scelta ben precisa

Il governo francese adotta delle strategie ben chiare e deve rispondere ai moniti dell’Unione Europea sulle riduzioni di emissioni, da qua deriva l’esigenza di aumentare le accise su carburanti, luci e gas.
Emmanuel Macron, presidente della Repubblica francese, spiega: “L’obiettivo del governo francese è quello di favorire l’uso di veicoli più eco-compatibili per una visione più ecologica del futuro. Le persone che si lamentano dell’aumento dei prezzi del carburante sono le stesse che si lamentano dell’inquinamento” (Alessandro Cipolla, Gilet gialli, chi sono e cosa vogliono? La Francia al quinto mese di proteste, “money.it”, 23 aprile 2019).

Bisogna dunque fare uno sforzo comune per l’ambiente e per una vivibilità migliore. Sacrifici nell’immediato per ottenere benefici dopo. Umberto Mazzantini, responsabile Mare di Legambiente Toscana, sottolinea: “L’altro aspetto preoccupante di questa ‘rivolta’ è la regressione che questo movimento vuole imporre rispetto agli impegni ambientali e climatici presi dalla Francia (e dall’Italia). Il tutto giustificato con una richiesta di eguaglianza sociale e contro i trattamenti di favore per i più ricchi” (Umberto Mazzantini, Gilet gialli, quando ha ragione Macron. Ma l’impatto sociale della carbon tax è da rivedere, “greenreport.it”, 21 novembre 2018). L’Europa chiede passi avanti concreti che devono essere fatti nell’immediato.

Pierre-Yves Geoffard, economista, conferma che l’aumento del prezzo del carburante è l’unica strategia possibile: “Sfortunatamente, nessuno scenario credibile di riduzione delle emissioni di carbonio può fare a meno di un aumento del prezzo di queste forme di energia. Ma, qualcuno direbbe, che senso ha imporre le tasse, quando il progressivo esaurimento delle fonti energetiche fossili porterà, attraverso l’offerta e la domanda, ad un aumento dei loro prezzi? Tale fiducia nell’efficacia del mercato per affrontare questi problemi è eccessiva: per sua costituzione, il mercato non può tenere conto dell’interesse delle generazioni future” (Notre espace rétrécit et notre vision aussi, “liberation.fr”,10 dicembre 2018).

Un pretesto per chiedere altro

Si chiede di non aumentare il prezzo del carburante ma in realtà le richieste più importanti sono altre. Probabilmente il movimento nasce solo per dare voce alle frange estremiste, come dimostrano gli scontri e la violenza diffusa. La coerenza del governo si contrappone a idee frastagliate, contrastanti e poco chiare. Anna Bonalume, giornalista dell’Espresso, afferma: “La loro rivendicazione principale non è solo quella legata all’aumento del prezzo del carburante. I francesi si sono mobilitati, a partire dall’aumento del prezzo della benzina, per protestare contro una più generale stanchezza, un ‘ras-le-bol’, termine comunemente usato in Francia per determinare uno sfinimento generale rispetto all’andamento dell’economia e del mercato del lavoro” (Anna Bonalume, Chi sono i "gilet gialli"? Viaggio al cuore della protesta francese, “espresso.repubblica.it”, 27 novembre 2018).

 

Claudio Colombrita, 25 giugno 2019