I bambini devono essere salvaguardati dalle intrusioni del mondo della moda, troppo legato al denaro e al business. Devono poter crescere in armonia, devono essere rispettati nei loro diritti fondamentali.
La moda: un mondo per adulti, non per bambini
Il mondo della moda è in antitesi rispetto alla figura del bambino, candida, ingenua, pura. Anche se l’articolo 37 della Costituzione tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione, siamo ben lontani dall’applicazione anche delle regole minime. Si parla di poche centinaia di euro, quando il lavoro non è completamente gratuito, a fronte di uno sforzo notevole. Il deputato del M5S alla Camera, Riccardo Nuti, su alcuni articoli secondo cui ai bambini non viene data nemmeno l’acqua da bere per evitare richieste di andare in bagno, afferma: “Parliamo di bambini e di lavoro: è necessario, nel rispetto dei grandi marchi, che lo Stato monitori questo mondo assicurando tutti sul rispetto delle regole. Ci sono delle situazioni che vanno monitorate. La vicenda dell’acqua, ad esempio, non deve più accadere: noi l’abbiamo chiesto esplicitamente” (Carmine Gazzanni, Baby modelle, quando la moda sfiora lo sfruttamento, “linkiesta.it”, 27 luglio 2017). Bruciare le tappe
Si catapultano i bambini in un mondo legato al denaro, un mondo ben più grande di loro, estraneo alle peculiari esigenze dell’infanzia. Maura Manca, Psicologo Clinico e Psicoterapeuta, afferma: “Il rischio è che si brucino le tappe, che il bambino viva un qualcosa che non è idoneo per la sua età, fisicamente lo fanno, ma non sono ancora in grado di mentalizzare quello che stanno facendo, di dargli la giusta attribuzione di significato e di essere pronti emotivamente” (Maura Manca, L’adultizzazione dei bambini... c’era una volta l’infanzia, “blogautore.espresso.repubblica.it”, 10 maggio 2016).
La giornalista e scrittrice Flavia Piccinni, nel suo libro Bellissime. Baby miss, giovani modelli e aspiranti lolite, ha condotto una vera e propria inchiesta in materia e ha rilasciato dichiarazioni importanti, soprattutto su questa smania di crescere a cui sono costretti i piccoli: “C’è qualcosa che difficilmente la legge può definire ed è qualcosa che passa per delle labbra lucide, delle guance rosa, un filo di ombretto, un filo di mascara. Che passa per scatti che ritraggono bambine in pose seduttive, o con abiti adulti. È quella cosa che fa assomigliare alcune bimbe a giovani donne, a donne in miniatura, e che va a battesimo come ipersessualizzazione” (Carmine Gazzanni, Baby modelle, quando la moda sfiora lo sfruttamento, “linkiesta.it”, 27 luglio 2017).
Una denuncia forte
La giornalista e scrittrice Flavia Piccinni aggiunge: “I bambini sono sul set dalle sette di questa mattina e da due giorni vivono qui dentro […]. Oggi ai genitori è stato concesso di vederli per pochi minuti. I malumori sono esplosi nel primo pomeriggio, quando dei bimbi hanno raccontato di non aver ricevuto né la merenda né dell’acqua. Molto spesso sui set non viene concesso di bere per evitare di bagnare inavvertitamente i vestiti o di rovinare il trucco, e soprattutto per limitare al minimo le richieste di andare in bagno” (Carmine Gazzanni, Baby modelle, quando la moda sfiora lo sfruttamento, “linkiesta.it”, 27 luglio 2017). Una situazione paradossale, desolante, in cui viene compresso qualsiasi diritto fondamentale della persona umana, che fa ancora più effetto se si pensa che come protagonisti ci sono i minori con le loro peculiari esigenze.
I bambini possono essere utilizzati nel mondo della moda con i dovuti accorgimenti e nel pieno rispetto dei loro diritti. Hanno capacità di autodeterminazione e supportati dalla presenza costante dei genitori o dei tutori, sono, inoltre, rispettati in tutto l’ambiente.
Non sottovalutare le capacità dei bambini
Non bisogna fare l’errore di considerare i bambini incapaci di intendere di volere, essi infatti possono ben autodeterminarsi ed essere consapevoli di cosa stanno andando ad affrontare. Stacey Steinberg, docente di legge al Levin College of Law, Università della Florida, e direttrice associata del Centro per i bambini e la famiglia, afferma a tal proposito: “Già a quattro anni i bambini hanno un senso di sé” (Adrienne Lafrance, The Perils of 'Sharenting', “theatlantic.com”, 6 ottobre 2016).
Rispetto e professionalità
Anche il mondo della moda, come molti altri, dipende dai protagonisti chiamati in causa. Ci sono diverse agenzie molto professionali, la maggior parte, che esaltano la purezza dei bambini ed evidenziano il gioco come componente fondamentale. La redazione del blog Sarabanda afferma: “Bisogna ricordarsi in ogni istante che, nel pieno rispetto delle professionalità in gioco e del lavoro che deve essere portato a termine, questa situazione per i bambini e per i giovani è un momento diverso dalla vita di tutti i giorni fatta di casa, scuola, svago e amici. Le reazioni, soprattutto quelle dei più piccoli, non sono sempre prevedibili e chi lavora con loro (le agenzie e le case di produzione in primo luogo) questo lo sanno bene. Il tutto deve essere considerato come un ‘gioco’” (Bambini modelli? Perché no! … ma meglio se iscritti in agenzia! “sarabanda.it”, 25 settembre 2017). Ci sono diverse rassegne che vedono come protagonisti i bimbi, occasioni per divertirsi nel pieno rispetto delle regole, esaltando i punti di forza dei piccoli, in un contesto divertente e giocoso, che rallegra tutti.
Tutto un grande gioco
Il mondo della moda è animato ovviamente da interessi economici ma non per questo rappresenta un palcoscenico freddo e inospitale per i bambini. Una delle rassegne più importanti in Italia è la “Pitti Bimbo” e proprio l’organizzazione di Pitti, ci tiene a precisare: “L’organizzazione si impegna affinché i bambini restino bambini: divertimento e movimento, non seduzione. Anche la vestizione e il trucco diventano un gioco, serio, come tutti i giochi” (Carmine Gazzanni, Baby modelle, quando la moda sfiora lo sfruttamento, “linkiesta.it”, 27 luglio 2017). Bisogna dunque esaltare tutto il contesto, renderlo ospitale e confortevole, come affermato dalla redazione del blog Sarabanda: “Necessità primaria per i più piccoli che si avvicinano a questo mondo è quella di essere tutelati nei propri diritti. Ognuno infatti ha le proprie esigenze e la sensibilità in questo lavoro è fondamentale. L’agenzia si preoccupa che l’ambiente e le condizioni di lavoro siano consone e adatte alle esigenze del bambino. Sui nostri set c’è sempre il genitore che accompagna il proprio figlio, ma un controllo in più da parte dell’agenzia è fondamentale” (Bambini modelli? Perché no! … ma meglio se iscritti in agenzia! “sarabanda.it”, 25 settembre 2017).
Autori citati:
Steinberg Stacey
- docente di legge al Levin College of Law, Università della Florida e direttrice associata del Centro per i bambini