Il GDPR garantisce maggiore tutela del dato personale e rassicura il cittadino dell’Unione Europea

Dati in vetrina

La situazione attuale è chiara: i dati delle persone sono sempre più in vetrina, alla mercé di tutti. Basta andare in un luogo pubblico, in tribunale o peggio su Internet e si può accedere ad una vasta gamma di dati personali e sensibili, lasciati lì senza alcun controllo. Il GDPR vuole fornire una chiave e una combinazione che conoscano sia il titolare che l’interessato. I dati rimarranno sempre in vetrina ma tutelati, accessibili solo a certe condizioni. Andrea Lisi, esperto in diritto dell'informatica e Presidente di Anorc Professioni, afferma: “È sempre più urgente che la certezza del diritto ci aiuti a garantire la protezione della nostra esistenza (anche quella più intima), dal momento che siamo diventati tutti cittadini di vetro sempre visibili ai detentori del potere politico ed economico, con un rischio evidente per la libertà e la democrazia” (Il Codice privacy è abrogato e il Regolamento Ue non si può applicare. Abbiamo scherzato, “ilfattoquotidiano.it”, 6 aprile 2018).

Opportunità unica

Si garantisce il più alto grado di tutela del dato, attraverso normative semplici e lineari, attraverso una responsabilizzazione assoluta di titolare e responsabile del trattamento, attraverso l’individuazione di un esperto privacy ad hoc (il DPO). Antonello Soro, presidente del Garante per la protezione dei dati personali, dichiara: “L’'adeguamento al Regolamento si rivelerà una straordinaria opportunità, per consentire ad aziende e amministrazioni di stare al passo con l'innovazione e le nuove sfide di un'economia fondata sui dati, nonché per investire sulla protezione dati quale risorsa reputazionale essenziale e fattore di vantaggio competitivo” Regolamento UE. "Illeciti, non soltanto sanzioni. Le reazioni saranno diverse. In un approccio graduale" - Intervista ad Antonello Soro, “italiaoggi.it”, 21 maggio 2018).
Si guarda al cittadino europeo come beneficiario del regolamento, destinatario di una serie di tutele non presenti in gran parte del mondo. Ci si trova davanti ad un patrimonio giuridico unico nel suo genere, la cui importanza si percepirà forse solo tra qualche anno.

L’importanza del dato personale

Il dato personale è un elemento fondamentale. In ogni attività della giornata ci viene richiesto di fornire dati personali: moduli, informative, newsletter, pubblicità e spesso tendiamo a sottovalutare l’importanza di fornire un dato nel modo corretto e l’importanza di raccogliere lo stesso in modo idoneo. Giancarlo Minguzzi, presidente di Fruitimprese Emilia-Romagna, conferma il peso del dato personale, nel bene e nel male: “I dati sono il petrolio del XXI secolo. E così, come il petrolio ha portato prosperità ma anche problemi, lo stesso stanno facendo i dati. Questi, infatti, sono diventati uno dei principali obiettivi della malavita” (Regolamento sulla privacy, Minguzzi: “una svolta. Ma sistema Italia non funziona”, “corriereortofrutticolo.it”, 8 maggio 2018).
Tutti dunque possono volere i nostri dati e non per forza per scopi nobili, questi, pertanto, vanno tutelati nel migliore dei modi.

Investire sulla privacy

Fino ad ora la privacy è stato spesso un concetto trascurato. Firme pigre su informative non lette, dati raccolti in contenitori o cartelle nel pc, senza protezioni, accessibili a tutti. L’approccio adesso deve cambiare, anche per tutti gli addetti ai lavori che non hanno prestato mai particolare attenzione al concetto. Elena Ferrari, docente di Informatica presso il Dipartimento di Scienze Teoriche e Applicate presso l’Università degli Studi dell’Insubria, afferma: “Per quelle aziende in cui la data governance non è mai stata affrontata in modo esaustivo, l’adeguamento al GDPR rappresenta un’eccezionale spinta ad affrontare la questione in modo organico e ad investire adeguatamente su di essa” (Elena Ferrari, GDPR: un approccio unificato alla tutela della privacy e alla gestione del rischio cyber, “agendaditale.eu”, 30 maggio 2018). Un incentivo a fare meglio o addirittura ad iniziare, con un percorso che può portare solo benefici e maggior tutela.

Claudio Alessandro Colombrita, 13 giugno 2018

Che confusione!

Nonostante i due anni intercorsi tra la pubblicazione e l’entrata in vigore della normativa (25 maggio 2018), gli addetti ai lavori hanno ancora le idee poco chiare in materia. Troppe le norme aperte, troppe cose lasciate alla libera interpretazione, una disciplina uniforme dovrebbe invece fornire indicazioni più precise.
Angelo Greco, avvocato, sottolinea un fenomeno sempre più presente in questi giorni: “Gran parte dei siti internet non si è adeguata alle regole del Gdpr oppure le ha interpretate a proprio modo, non mettendo l’utente nella condizione di scegliere. In quei pochi siti dove è stato inserito il banner per la manifestazione del consenso al trattamento dei dati, viene posta come unica alternativa il pulsante ‘accetta’. Come dire: o così o te ne vai. Chiaramente, questo stravolge le finalità della nuova legge sulla privacy che erano proprio rivolte a consentire all’internauta di escludere la profilazione delle sue scelte” (Angelo Greco, Privacy: perché il Gdpr è già fallito, “laleggepertutti.it”, 31 maggio 2018).
Si mette in discussione l’esplicitazione del consenso e si ritorna al malcostume già presente in passato.

Mail selvagge

Azioni meccaniche, prodotte senza comprensione, queste sono quelle effettuate in prossimità del 25 maggio da siti web, aziende, portali ed enti pubblici. Informative modificate di una virgola, solo con la dicitura del nuovo GDPR, mail continue dove non si dà la possibilità all’utente di scegliere se prestare o revocare il proprio consenso, un copia e incolla improduttivo, un intasamento senza senso.
Gabriele Faggioli, Ceo di P4I (Partners4Innovation), aggiunge: “È in corso una vera e propria corsa a fare il più possibile, corsa testimoniata dalla quantità di mail che ognuno riceve in cui vengono sollecitati consensi in modalità opt-in e opt-out (procedura su cui si potrebbero fare molte valutazioni non solo in merito alla legittimità ma anche alla reale utilità)” (Gabriele Faggioli, GDPR, è corsa continua per adeguarsi: perché è così difficile, “agendadigitale.eu”, 25 maggio 2018).

Dove sta l’opportunità?

A questo punto, riscontrate tutte queste difficoltà nell’applicare i dettami del nuovo regolamento, ci si chiede quale passo avanti esso abbia portato in materia di privacy, specie in un paese come l’Italia dopo la normativa era tra le più complete d’Europa. Francesca Spidalieri, Senior Fellow for Cyber Leadership presso il Pell Center dell’Università “Salve Regina”, sottolinea: “Molti studiosi, avvocati specializzati, ed esperti di privacy si chiedono se il GDPR rappresenti effettivamente una normativa utile ad identificare con chiarezza (e proteggere) ciò che costituisce i dati personali di un individuo, così come i titolari di imprese – specialmente se di piccole dimensioni – dovranno affrontare le difficoltà e i costi per il Gdpr, derivanti dalla necessità di adeguarsi ai cambiamenti organizzativi e procedurali richiesti dalla nuova normativa” (Francesca Spidalieri, Impatto del GDPR sulle piccole e medie imprese: il buono, brutto e il cattivo, “agendadigitale.eu”, 25 maggio 2018).
Titolare e responsabile del trattamento del dato hanno tra le mani una vera e propria patata bollente difficile da gestire. Si trovano ad affrontare costi anche ingenti, senza essere guidati nel concreto sui passi da compiere per rendere le proprie strutture rispettose delle nuove norme sulla privacy. Inoltre, vengono minacciati da pesanti sanzioni, senza mezze misure, dunque si registra una vera e propria corsa al cambiamento e alla trasformazione, che privilegia la velocità a scapito della qualità del trattamento.