Jobs Act

Il recente dibattito politico sul mercato del lavoro in Italia ruota intorno a due visioni contrapposte del Jobs Act: la nuova riforma porta un accrescimento dell’occupazione o un ridimensionamento dei diritti dei lavoratori?

TESI FAVOREVOLI

TESI CONTRARIE

01 -  Il Jobs Act combatte la precarietà

Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha affermato che il Jobs Act riduce il precariato: “Contesto alla radice le affermazioni secondo cui le nuove norme producono precarietà. Nessun governo in questo paese ha mai messo tante risorse per sostenere i contratti a tempo indeterminato. Il nuovo decreto nasce con lo spirito di ridurre la precarietà”.

Il segretario generale aggiunto della UIL, Carmelo Barbagallo, afferma: “nella riforma ci sono molti altri aspetti […] che creeranno più precarietà nei prossimi anni. Questa riforma serve a Renzi per presentarsi in Europa e non agli italiani. […] Occorrerebbe dare più stabilità ai giovani e più flessibilità in uscita agli anziani: esattamente il contrario di ciò che sta proponendo Renzi”.

02 - L'introduzione del Jobs Act apre alla stipula di contratti con tutele sempre più ridotte per il lavoratore

Per Alberto Bombassei, ex vicepresidente per le Relazioni Industriali, Affari Sociali e Previdenza della Confindustria, “Con i provvedimenti del governo si ‘apre una stagione nuova. […] Nel momento in cui un datore di lavoro assume un dipendente, non si sente più vincolato per la vita a quel rapporto, come accadeva prima. Per questo non pochi annunciano ora l'intenzione di assumere”.

Per Pietro Garibaldi, ordinario di Economia Politica presso l’Università di Torino, afferma che ha ragione Susanna Camusso, quando afferma che con la riforma aumenteranno i licenziamenti. Le imprese – come dice Renzi – saranno più propense ad assumere, perché sanno che sarà più facile licenziare.

03 - Il Jobs Act introduce la possibilità di licenziamenti collettivi, nonostante il parere contrario delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato

Il decreto n. 23 del 2014, in caso di licenziamento di natura economica senza giusta causa, si applica anche ai licenziamenti collettivi. Così, il Consiglio dei Ministri si è discostato dal parere delle Commissioni di Camera e Senato che si erano dette contrarie: “Penso che questi decreti si occupino poco di licenziamenti collettivi ma molto di assunzioni collettive”, ha dichiarato Renzi.

L’esclusione della possibilità del reintegro anche per il caso dei licenziamenti collettivi illegittimi di natura economica ha comportato una spaccatura all’interno del PD, che ha visto l’area democratica scagliarsi contro la scelta del governo di disattendere il parere contrario di Camera e Senato. Denunce arrivano anche dagli esponenti dei maggiori sindacati dei lavoratori.

04 - La flessibilità aumenta la produttività

Il professore di Economia Paolo Pini, spiega che “Il Jobs Act del governo Renzi […] intende […] avviare una ‘campagna di fiducia’ per imprese e mercati, ed indurre una crescita della domanda di lavoro e quindi dell’occupazione, garantendo più flessibilità in entrata ed in uscita”.

Su un blog de “Il fatto quotidiano” del 14 aprile 2014 si legge: “Se si osservano i dati sull’occupazione dal 2004 ad oggi vediamo che, al netto della crisi, la progressiva riduzione dei diritti dei lavoratori […] ha avuto come unica conseguenza la perdita di potere contrattuale con un’incidenza sul reddito dei lavoratori a dir poco drammatica”.

05 - Il Jobs Act non elimina il dualismo tra lavoratori assunti con forme contrattuali tipiche e lavoratori precari

Il 10 aprile 2015 Andrea Mollica scrive su “Giornalettismo”: “Il quotidiano finanziario elogia le misure adottate dal governo Renzi per ridurre la dualità del mercato del lavoro italiano, un esempio per la Francia che fa fatica a riformarsi […]. Il ‘Wall Street Journal’ definisce il Jobs Act del governo Renzi un modello per le riforme a cui si dovrebbe ispirare la Francia”.

"A partire da metà anni Novanta […] La contrattualità atipica avrebbe accentuato quel dualismo tra insider e outsider che vede contrapporsi l’area dei lavoratori ‘protetti’, da un lato, e l’area di lavoratori ‘flessibili’ (scarsamente rappresentati da sindacati e con forte discontinuità lavorativa), dall’altro”.

06 - Le nuove norme sui controlli a distanza: al bando la privacy dei lavoratori

Il ministro Poletti ha dichiarato: “La vecchia normativa sulla privacy riguardava solo gli impianti fissi ma non c’era normativa sugli strumenti di lavoro, tablet, cellulari ecc. […] Noi abbiamo fatto una norma che si estende agli strumenti di lavoro e abbiamo dichiarato che l’utilizzo di queste informazioni può essere fatto solo nel rispetto delle norme sulla privacy”.

Serena Santagata, il 19 giugno 2015, su “bollettinoadapt.it”, scrive: Con la riforma in corso si opterà per una forte apertura verso i controlli sugli impianti e sugli strumenti di lavoro e verso l’utilizzo delle informazioni ottenute, il cui uso di fatto diventa legittimo semplicemente previa consegna di un documento informativo per dipendenti interessati”.

07 - Il Jobs Act ha avviato la ripresa occupazionale

08 - I quesiti referendari sono ammissibili ed espressione della democrazia