Ilaria Alpi, un'esecuzione premeditata

L’uccisione della giornalista Ilaria Alpi, avvenuta in Somalia il 20 marzo 1994, è ancora senza esecutori, mandanti e moventi. In un primo momento fu chiaro che si trattasse di un agguato premeditato, un’esecuzione legata all’attività giornalistica della Alpi. Tuttavia, già tre giorni dopo l’attentato, le indagini imboccarono un’altra strada, quella della rapina o del rapimento finito male.

TESI FAVOREVOLI

TESI CONTRARIE

01 - Ilaria Alpi e Miran Hrovatin furono uccisi a causa delle indagini che stavano conducendo sul traffico di armi e rifiuti tossici tra Italia e Somalia

Franco Oliva, ex funzionario del Ministero degli Esteri in Somalia, è tra coloro che sostengono che la morte degli inviati del Tg3 sia legata alle inchieste che stavano svolgendo nel Paese africano. Per Luciana Alpi, la madre della giornalista, Ilaria e Miran sono stati uccisi per il traffico armi-rifiuti che avevano scoperto.

Giancarlo Marocchino, l’imprenditore italiano nel settore dei trasporti residente in Somalia, ha portato da sempre avanti la tesi del rapimento finito male, accusando organi di stampa e parte della politica italiana di aver attutato un clamoroso depistaggio mediatico sul caso. Anche Carlo Taormina, avvocato e politico, ha sempre difeso le conclusioni della Commissione parlamentare d’inchiesta.