Ricerca spaziale

Da diversi anni sono emersi interessanti dibattiti che vedono da una parte gli scettici della ricerca spaziale, che accusano i governi e le agenzie di impiegare fondi pubblici per sostenere imprese poco utili per l’uomo, e dall’altra i sostenitori dello studio del cosmo, che ritengono che le missioni spaziali abbiano importanti ricadute anche sulla vita di tutti i giorni.

TESI FAVOREVOLI

TESI CONTRARIE

01 - Investire nella ricerca spaziale comporta importanti ricadute per il progresso dell’umanità

I sostenitori della ricerca spaziale ritengono che lo sviluppo delle tecnologie per lo spazio condizioni positivamente il progresso della nostra società. Le ricadute pratiche sono la creazione di nuovi materiali e leghe e nuove strumentazioni. Come affermano diversi autori, tra cui Roberto Graziosi e Elisabetta Intini, i programmi spaziali contribuiscono a migliorare la nostra vita.

Lo scetticismo che vige tra i critici dell’esplorazione spaziale è alimentato dai costi elevati delle missioni. Secondo alcuni autori, le missioni spaziali realizzate negli ultimi anni non hanno avuto alcun beneficio per l’uomo e in molti casi, come ha sostenuto Mauro Buffa, hanno contribuito a rovinare nell’uomo l’immaginario dei misteri del cosmo.

02 - Le spese per la ricerca spaziale sono eccessive

I costi delle ultime missioni spaziali sono stati contenuti e non hanno sottratto risorse all’umanità. Come scrisse Ernst Stuhlinger, ex direttore scientifico della NASA, nel 1970, i fondi dati all’ente spaziale americano possono essere usati solo per sostenere le ricerche spaziali e non per combattere fame e povertà. La ricerca spaziale, però, può migliorare le condizioni di vita dell’uomo.

I critici della ricerca spaziale sostengono che, prima di investire nell’esplorazione spaziale, i governi dovrebbero investire su ricerche per la cura di malattie, per combattere la fame nel mondo e migliorare le condizioni di vita dei poveri. In tale contesto, l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) è stata spesso criticata per gli sprechi di denaro, come sostenuto da Angela Camuso e Chiara Organtini.