Nr. 25
Pubblicato il 06/07/2015

Compatibilità tra evoluzionismo e fede cattolica

FAVOREVOLE O CONTRARIO?

La dottrina cattolica afferma l’esistenza di un progetto divino per il cosmo ordinato, al vertice del quale sta, in una posizione di differenza qualitativa (salto ontologico) rispetto alle altre creature, l’essere umano (Giovanni Paolo II). La teoria darwiniana della selezione naturale afferma invece l’assenza di un percorso preordinato per l’evoluzione delle forme viventi (e dunque la contingenza delle stesse) negando qualsiasi meccanismo particolare che abbia dato origine all’uomo, che pure presenta differenze (quantitative e non qualitative) rispetto agli altri animali (Darwin, Tattersall, Pievani, Mayr, Gould). Per conciliare evoluzionismo e dottrina cattolica la Chiesa si appoggia implicitamente, invocando la separazione dei magisteri fra fede e scienza (Gould), a versioni finalistiche di evoluzionismo (Francesco, Benedetto XVI, Giovanni Paolo II, Schönborn), note come Intelligent Design (Behe, Dembski), alle quali i darwinisti non concedono lo statuto di scientificità (Dawkins, Stenger, Odifreddi, Pievani, Ravasi). La pubblicistica cattolica si impegna così ad affermare il carattere di plausibilità di queste teorie cercando di inficiare il darwinismo con argomenti di insufficienza o condannandone le conseguenze etiche (Agazzi, Facchini, Zichichi), mentre dalla teologia giungono tentativi di conciliazione più centrati intorno alla non sovrapponibilità dei magisteri (Ratzinger, Sertillanges, Mancuso).

MEDIATECA


IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:

Le opposizioni alla compatibilità fra cattolicesimo ed evoluzionismo provengono da fonti sia scientifiche che ecclesiastiche, ma tutte sono incentrate fondamentalmente su tre elementi: l’esistenza di Dio, l’esistenza del progetto provvidenziale di Dio per il mondo, la posizione privilegiata dell’uomo nel cosmo (“salto ontologico”).
01 - La scienza mostra una finalità nell’evoluzione, che non è il contingente Homo sapiens, ma la progressiva spiritualizzazione della materia verso la “sapienza”

C’è una finalità nell’universo, un télos inscritto nella materia. Esso è la sapiens-sapientia, non l’Homo sapiens. L’evoluzionismo rivela il disegno divino che prende forma nella crescita della complessità e nel passaggio dalla materia alla spiritualità. La sapienza si realizzerebbe a prescindere dall’uomo, perché è inscritta nella finalità della materia.

La teoria dell’evoluzione rende conto dell’apparenza del finalismo in natura senza ricorrere alla trascendenza. L’idea di progressività dell’evoluzione è estranea al darwinismo, e così un sistema fondato sulla connessione fra progresso ed evoluzione, che mescola le carte fra teismo ascientifico e la teoria dell’Intelligent Design, rientra a buon titolo sotto la categoria di “ideologia”.

02 - La teoria dell’evoluzione è falsificata a livello matematico, la vera scienza rivela la logica dell’universo e mostra l’esistenza di un Creatore

La teoria darwiniana manca dei requisiti basilari per essere considerata una scienza galileiana: verificabilità e ripetibilità e una formulazione matematica convincente. Il gradualismo darwiniano non spiega la “complessità irriducibile” dei sistemi biologici, come l’occhio o il cervello. La vera scienza galileiana rivela l’esistenza di una logica dell’universo e dimostra l’esistenza del Creatore.

L’insufficienza scientifica del darwinismo è un’argomentazione volta ad inserire spiegazioni fideistiche nella teoria, sfruttando lacune e fatti non ancora spiegati. Ciò che non viene spiegato dalla teoria darwiniana non deve essere spiegato dalla religione, ma da un’altra teoria che sia altrettanto naturalistica e scientifica, e ciò esclude dalle possibili spiegazioni il “disegno intelligente”.

03 - L’evoluzionismo darwiniano conduce all’ateismo e al nichilismo

L’evoluzionismo darwiniano è in contrasto con la fede cattolica perché la metafisica materialistica che gli fa da sfondo presenta un mondo dal quale è assente ogni senso. Ciò sfocia nell’ateismo e nel nichilismo, ovvero nell’incapacità di fondare un sistema morale che difenda la “dignità della persona”. Tale materialismo non è da considerarsi parte integrante della teoria dell’evoluzione.

I darwiniani respingono il legame fra ateismo e nichilismo, per loro è possibile una teoria dei valori che non minacci la dignità umana senza ricorrere alla trascendenza. Le accuse di essere la causa di derive ideologiche abiette sono strumentali: dal darwinismo è stata estrapolata una vasta serie di posizioni etiche in opposizione tra loro.

04 - Evoluzione e creazione non sono in antitesi, perché scienza e fede rappresentano due distinti magisteri del sapere

La visione cristiana del mondo non può essere inficiata dalla scienza, né da essa confermata, poiché la scienza non può rispondere alle domande intorno al senso ultimo del mondo, compito che spetta alla speculazione filosofica e alla teologia. La separazione dei magisteri non è predicata solo dagli ambienti religiosi ma anche da scienziati evoluzionisti.

La separazione fra scienza e fede viene invocata in maniera strumentale per ribadire la superiorità della teologia sulla pratica scientifica: essi utilizzano il principio della non sovrapponibilità dei magisteri come una vera e propria “trincea epistemologica”. Al contrario, sono i contenuti dottrinali di una fede a poter essere messi al vaglio della razionalità scientifica.

05 - Non c’è contraddizione fra dottrina cattolica ed evoluzionismo

L’interpretazione non letterale della cosmogonia biblica rende conciliabili le spiegazioni naturalistiche dell’origine dell’universo con la fede cristiana, nell’idea di un Principio alla base delle stesse leggi fisiche. Tale Principio d’ordine implica una progettualità per il cosmo, che prevede per l’uomo una posizione di specificità rispetto al resto dei viventi (salto ontologico).

Le opposizioni alla compatibilità tra fede ed evoluzionismo vengono sia da fonti scientifiche che dalla Chiesa. L’evoluzionismo respinge una differenza qualitativa dell’uomo rispetto al resto dei viventi, né dà credito al progetto provvidenziale. Sull’altro fronte, la teoria del “disegno intelligente”, non include la dimensione corporea dell’uomo, che diviene solo un supporto dello spirito.

 
01

La scienza mostra una finalità nell’evoluzione, che non è il contingente Homo sapiens, ma la progressiva spiritualizzazione della materia verso la “sapienza”

FAVOREVOLE

Esiste una finalità nell’universo, un télos inscritto nella materia. Esso è la sapiens-sapientia, non l’Homo sapiens. L’evoluzionismo (nella sua forma “eretica” che supera e nega il ruolo della selezione naturale, in favore di una rinnovata teleonomia) rivela il disegno divino che prende forma nella crescita progressiva della complessità e nel passaggio dalla materia all’immateriale e alla spiritualità. Tenuto conto del fine (la sapienzialità), tale progresso avviene in maniera contingente quanto alle forme particolari, uomo compreso. La sapienza si sarebbe realizzata a prescindere dall’uomo, perché è inscritta nella finalità della materia. Questa singolare tesi, che rappresenta il pensiero del teologo Vito Mancuso, intende porsi in accordo con l’evoluzionismo (inteso in maniera non-darwiniana) e con la dottrina cattolica del “disegno intelligente” (resta aperto il problema se il tentativo di soluzione che separa nell’uomo il supporto corporeo contingente e la finalità necessaria del suo spirito sia accettato dai vertici della Chiesa).

CONTRARIO

La teoria darwiniana dell’evoluzione rende conto in maniera scientificamente soddisfacente dell’apparenza del finalismo in natura senza ricorrere alla causalità trascendente. L’estensione del principio antropico forte (accostato all’argomento della fitness of the cosmos for life, della corrispondenza ottimale fra cosmo e vita), ovvero l’affermazione per cui, nelle condizioni che hanno dato luogo alla nascita dell’Universo, era inscritta necessariamente l’evoluzione della vita intelligente, mostra la sua assurdità se accostato in maniera ironica ad un analogo principio “felinico” (Rovelli); l’idea di progressività dell’evoluzione è d’altronde estranea al darwinismo (Gould, Pievani, Rovelli), e così un sistema fondato sulla connessione fra progresso ed evoluzione, che mescola volutamente le carte fra teismo ascientifico e la teoria (che intende porsi come scientifica) dell’Intelligent Design, rientra a buon titolo sotto la categoria di “ideologia” (Pievani). Né l’antropologia cattolica si concilia più facilmente con l’evoluzionismo di Mancuso: può “l’unica creatura che Dio ha espressamente voluto per se stesso” (Ratzinger) essersi evoluta in maniera contingente?

 
02

La teoria dell’evoluzione è falsificata a livello matematico, la vera scienza rivela la logica dell’universo e mostra l’esistenza di un Creatore

FAVOREVOLE

La fede cattolica non può entrare in conflitto con la teoria dell’evoluzione, poiché la teoria darwiniana non rappresenta una vera teoria scientifica.
Essa manca dei requisiti fondamentali per essere ammessa all’interno della scienza galileiana: verificabilità e ripetibilità, e soprattutto di una formulazione matematica convincente. Al contrario, la matematica dimostra che il gradualismo darwiniano, fedele all’azione della selezione naturale, non riesce affatto a spiegare la formazione della “complessità irriducibile” che informa i sistemi biologici, come l’occhio o il cervello (Behe).
La vera scienza galileiana, anziché affidare le proprie spiegazioni all’azione del caso, rivela l’esistenza di una logica dell’universo e dimostra l’esistenza del Creatore.
Tale tesi è portata avanti in Italia dal fisico di dichiarata fede cattolica Antonino Zichichi.

CONTRARIO

Il darwinismo si è dotato nel corso del suo sviluppo delle modellizzazioni matematiche requisite per entrare nel novero delle scienze moderne (Odifreddi). L’insufficienza del darwinismo è dunque un’argomentazione strumentale volta ad inserire spiegazioni finalistiche e fideistiche all’interno della teoria, sfruttando lacune e fatti non ancora spiegati, ma dichiarati inspiegabili (Pievani, Dawkins, Odifreddi). Ciò che non viene spiegato dalla teoria darwiniana non deve essere spiegato dalla religione, ma da un’altra teoria che sia altrettanto naturalistica e scientifica (Pievani), e ciò esclude dalle possibili spiegazioni il “disegno intelligente” (Pievani, Stenger).

 
03

L’evoluzionismo darwiniano conduce all’ateismo e al nichilismo

FAVOREVOLE

L’accusa rivolta alla teoria dell’evoluzione di condurre all’ateismo e quindi al nichilismo vede due ordini di risposte, provenienti da ambienti differenti: frequente nella pubblicistica cattolica è l’argomento che vede citate grandi personalità della storia della scienza dichiaratesi credenti, primo fra tutti proprio Darwin; i teorizzatori del darwinismo respingono invece la consequenzialità fra ateismo e nichilismo, rivendicando la possibilità di fondare sulla metafisica materialista una teoria dei valori che non minacci la dignità della persona umana senza ricorrere alla trascendenza (Pievani, Gould, Wilson, Dawkins). Le posizioni di chi accusa il darwinismo di essere la causa di derive ideologiche abiette sono strumentali ed associano per motivi ideologici eventi storici di sicuro impatto emotivo alla teoria dell’evoluzione, che di per sé non implica nessuna di tali derive; dal darwinismo è infatti stata estrapolata una vasta gamma di posizioni etiche in netta opposizione fra loro, da quelle incentrate sul carattere competitivo dell’evoluzione a quelle che rivendicano la possibilità di una cooperazione armoniosa all’interno di un ecosistema equilibrato (Pievani).

CONTRARIO

L’evoluzionismo darwiniano è in contrasto con la fede cattolica perché la metafisica materialistica che gli fa da sfondo presenta un mondo dal quale è assente ogni senso. Ciò sfocia nell’ateismo e nel nichilismo, ovvero nella rinuncia alla capacità di fondare un sistema morale che difenda il valore della “dignità della persona” (Giovanni Paolo II, Facchini), come testimoniato storicamente dalle ideologie politiche che conseguono dalla teoria darwiniana dell’evoluzione, cioè il darwinismo sociale e l’eugenetica nazista (Scaraffia, Agazzi), o semplicemente dalla darwiniana concezione competitiva della natura quale bellum omnia contra omnes, ossia “guerra di tutti contro tutti” (Mancuso). Tale metafisica materialista ed atea non è però da considerarsi parte integrante della teoria dell’evoluzione (Giovanni Paolo II), e chi insiste nel considerarla tale, come per esempio “l’ateo militante” Richard Dawkins, che porta come prova della consequenzialità logica fra darwinismo e ateismo ricerche statistiche sulla scarsa adesione degli scienziati alle religioni rivelate (Stenger, Dawkins), lo fa per motivi ideologici (Facchini).

 
04

Evoluzione e creazione non sono in antitesi, perché scienza e fede rappresentano due distinti magisteri del sapere

FAVOREVOLE

La preoccupazione etica che anima i vertici ecclesiastici – la deriva materialistica, atea e, in definitiva, nichilista, alla quale il darwinismo è accusato di condurre – è risolta dai vertici cattolici attraverso un atteggiamento precauzionale nei confronti della pratica scientifica e delle teorie che essa esprime (Giovanni Paolo II). La visione del mondo cristiana non può essere inficiata da qualsivoglia teoria scientifica, e nemmeno da essa confermata, poiché la scienza non può rispondere alle domande intorno al senso ultimo del mondo, compito che spetta alla speculazione filosofica e alla teologia (Benedetto XVI, Sertillanges, Agazzi). Tale separazione è invocata allo stesso modo contro chi pretende di negare l’esistenza di Dio tramite argomentazioni scientifiche, quanto contro chi inserisce surrettiziamente argomentazioni di tipo mistico-teologico nel dibattito interno all’ambiente evoluzionista al fine di delegittimarlo (Facchini). La separazione dei magisteri (non-overlapping magisteria) non è predicata solo dagli ambienti religiosi ma anche da scienziati evoluzionisti (Gould).

CONTRARIO

La separazione fra scienza e fede viene invocata dagli ambienti cattolici in maniera strumentale per ribadire nei fatti la superiorità della teologia sulla pratica scientifica: essi utilizzano il principio della non sovrapponibilità dei magisteri (Non-overlapping Magisteria) formulato dal paleontologo Stephen J. Gould come una vera e propria “trincea epistemologica” (Dawkins); pur negandolo, essi vogliono dunque una “scienza sub specie theologiae” (Pievani). Al contrario, sono i contenuti dottrinali di una fede a poter essere messi al vaglio della razionalità scientifica (Dawkins).

 
05

Non c’è contraddizione fra dottrina cattolica ed evoluzionismo

FAVOREVOLE

L’interpretazione non letterale della cosmogonia biblica permette di conciliare le spiegazioni naturalistiche dell’origine dell’universo fondate sulle sole leggi fisiche con la fede cristiana in una divinità creatrice, intesa non come figura antropomorfa che interviene direttamente nelle vicende del mondo, ma piuttosto come un Principio che sta alla base di quelle stesse leggi fisiche e le rende possibili.
Tale Principio d’ordine implica una progettualità per il cosmo, che coinvolge l’uomo e la sua salvezza e prevede per esso una posizione di specificità (un “salto ontologico”, nella formulazione di Giovanni Paolo II) rispetto al resto dei viventi.
La posizione ufficiale della Chiesa cattolica, dal 1950 ad oggi, è quella di accogliere la prospettiva evoluzionistica rifiutandone esclusivamente l’implicazione più radicale, il carattere contingente delle dinamiche della vita (ivi compresa di quella umana), elemento che, se accettato, rende impossibile fondare la “dignità della persona” (Giovanni Paolo II, Messaggio ai partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, 22 ottobre 1996, “w2vatican.va”, consultato in data 13 maggio 2015).

CONTRARIO

Le opposizioni alla compatibilità fra cattolicesimo ed evoluzionismo provengono da fonti sia scientifiche che ecclesiastiche, ma tutte sono incentrate fondamentalmente su tre elementi: l’esistenza di Dio, l’esistenza del progetto provvidenziale di Dio per il mondo, la posizione privilegiata dell’uomo nel cosmo (“salto ontologico”). L’evoluzionismo darwiniano in ogni sua formulazione respinge una qualsiasi differenza qualitativa di Homo sapiens rispetto al resto del regno animale (Mayr, Tattersall, Pievani, Odifreddi) ed altrettanto fa con il progetto provvidenziale, che viene declassato ad ipotesi inutile (Pievani, Gould, Odifreddi) e risulta dunque incompatibile con la dottrina cattolica, ben più facilmente conciliabile con la teoria antidarwiniana del “disegno intelligente” (Schönborn). A queste posizioni si aggiungono quelle del darwinismo ateo che sostengono la possibilità per la scienza di confutare l’esistenza di Dio (Stenger, Dawkins), e quella, decisamente singolare e di incerta collocazione, del “disegno intelligente”, che non include necessariamente la dimensione corporea dell’uomo, inteso come supporto contingente dello spirito, vera finalità dell’evoluzione (Mancuso).

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