Massoneria: un modello organizzativo per le mafie

Bisi: “espressione del comune vincolo ideale”

Sul nodo della segretezza interviene anche Stefano Bisi, Gran Maestro del GOI, le cui dichiarazioni sono riportate nell'articolo Il Goi gioca a viso aperto sulla segretezza della massoneria e sulla legge Anselmi, alla quale contribuì un massone!, pubblicato il 24 gennaio 2018 su “Il Sole 24 Ore”, a firma di Roberto Galullo, sostenendo che il vincolo di solidarietà fra i fratelli, la giustizia interna, la condivisione e il perseguimento di ideali comuni, l’obbligo di riservatezza, il rispetto della Costituzione e delle leggi sono “l’espressione del comune vincolo ideale che unisce i fratelli, dell’autonomia normativa e organizzativa propria del fenomeno associativo tutelato dalla Costituzione quale proiezione della sfera individuale e quale potenziamento della personalità degli associati nonché come affermazione di un’istanza di tutela ed espressione dell’interesse confraternale volto a rappresentare istanze culturali e sociali presenti nel mondo contemporaneo”.
E a proposito della proposta del dicembre 2017 da parte della Commissione Antimafia di modifica della legge 25 gennaio 1982, n. 17 (legge Anselmi), che prevede la possibile assegnazione al prefetto di disporre lo scioglimento delle logge con atto amministrativo e senza un precedente accertamento giudiziario, Bisi afferma: “è palesemente illiberale, contrastante con gli articoli 2, 18 e 27 secondo comma della Costituzione e costituisce un ritorno al passato in quanto ripropone leggi liberticide tipiche di un regime autoritario di cui si è avuta tragica esperienza in Italia”.
Infine, Bisi afferma che anche se la segretezza del GOI fosse dimostrata, “non sarebbe sufficiente a giustificarne lo scioglimento fondato sulla discrezionale decisione dell’Esecutivo e quindi di variabili maggioranze parlamentari e non già su di un previo accertamento giurisdizionale irrevocabile di violazione di leggi penali come oggi dispone la legge n. 17/1982”.
Sempre Bisi interviene sul concetto di trasparenza e di lotta contro le mafie nell'articolo 'Ndrangheta: Gratteri e Antimafia difendono la massoneria ufficiale, pubblicato il 27 giugno 2017 sul sito “lettera43.it”, a firma di Alessandro Da Rold: “Noi ribadiamo con forza la nostra trasparenza e l’alto ruolo iniziatico della nostra missione che ci vede portatori di principi e valori sani che elevando l’Uomo combattono le mafie”.
Bisi torna sull'argomento nell'intervista Capo della massoneria contro la Boschi: “Dichiarazione sessista, sgradevole e inaccettabile”, pubblicato il 16 ottobre 2015 su “Il Fatto Quotidiano”, a firma di Giorgio Velardi. Analizzando il caso della P2, afferma: “Non possiamo cancellare quanto di negativo è successo in passato, ma non so cos’altro dobbiamo fare per essere considerati trasparenti: chiunque oggi, collegandosi al nostro sito internet, può trovare informazioni riguardanti le attività che svolgiamo ogni giorno in tutto il Paese”. E sul perché i nomi degli iscritti alle logge abbiano diritto alla segretezza: “Perché lo sono, giustamente, anche quelli degli aderenti a tutte le altre associazioni o ai partiti. Ognuno ha diritto alla propria riservatezza. Sono noti i nomi dei dirigenti del Grande Oriente d’Italia e sono noti gli indirizzi delle sue sedi. E, inoltre, i fratelli che vogliono rivelare la loro appartenenza possono farlo”.

Alle parole di Bisi si aggiunge l'appello della Giunta del Grande Oriente d'Italia, riportato nell'articolo Governo, la Massoneria contro Lega-M5S: "Il Contratto è incostituzionale", pubblicato il 18 maggio 2018 sul sito “affaritaliani.it”, nel quale i massoni esprimono il loro giuramento di fedeltà alla Repubblica Italiana: “Lo fanno sulla Carta Costituzionale e s’impegnano a rispettarne le norme e le leggi. L’idea di inserire una clausola antimassonica nel contratto stretto tra Lega e M5S è contraria ai principi costituzionali. Ricorda le leggi fasciste che i Massoni hanno sempre denunciato e che sono la conseguenza di una pericolosa deriva liberticida”.
A tal proposito, viene sottolineato come gli articoli 2, 3, 18 e 21 della Costituzione “non ammettono patti negoziali che impediscano a categorie di cittadini di esercitare la libertà di partecipazione, d’espressione e d’associazione in tutte le sue forme. Chi pensa per fini politici di sfruttare una campagna contro i Massoni e di impedire l’esercizio dei diritti primari commette un abuso e deve assumersene ogni responsabilità. Questa odiosa discriminazione non solo reca offesa alla storia d’Italia, al cui farsi come Nazione e al cui progresso civile i Massoni da Garibaldi a Carducci, da Mameli a Crispi, da Fermi a Ruini, a Quasimodo, hanno dato un contributo fondamentale; ma procura anche inquietudine nell’opinione pubblica di tutte le grandi Democrazie Occidentali, dagli Stati Uniti all’Inghilterra, alla Francia, nelle quali l’appartenenza alla Massoneria è sinonimo di attaccamento patriottico e lealismo costituzionale. Ricordiamo a tutti i Deputati e Senatori neoeletti e in modo particolare ai leader ed ai Parlamentari delle due formazioni che si candidano a reggere le sorti della nostra Nazione che essi devono rappresentare tutti i cittadini e li invitiamo a ri-leggere qualche utile pagina di storia partendo dal Risorgimento e finendo all’Istituzione della Repubblica Italiana”.

Massoneria occulta e massoneria ufficiale

Nell'articolo di Alessandro Da Rold 'Ndrangheta: Gratteri e Antimafia difendono la massoneria ufficiale, pubblicato il 27 giugno 2017 sul sito “lettera43.it”, vengono riportate le parole di Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro, sulla questione dei rapporti facilitati tra massoneria e Mafia come conseguenza della segretezza delle associazioni iniziatiche e di fratellanza: “Stiamo parlando della massoneria deviata, cioè di quelle logge massoniche non riconosciute da Palazzo Giustiniani dove convivono quadri della pubblica amministrazione, professionisti e gli esponenti della Santa, quel grado di affiliazione alla 'ndrangheta che autorizza i suoi vertici anche a una doppia affiliazione, alla massoneria appunto”. Tracce di queste presenze, dice Gratteri, “ci sono. È vero che in quarant'anni o poco meno non è stato celebrato un processo con sentenza foss'anche solo di primo grado che certificasse questi rapporti. Dei fascicoli sono stati aperti in passato”.

Nello stesso articolo, il parere favorevole di Franco Roberti, presidente procuratore nazionale Antimafia: “Stiamo parlando della massoneria occulta, quella deviata, ben diversa da quella ufficiale”. Sempre nell'articolo 'Ndrangheta: Gratteri e Antimafia difendono...cit., Federico De Raho, procuratore aggiunto del Tribunale di Reggio Calabria, fa chiarezza a proposito delle inchieste sui rapporti tra massoneria e 'Ndrangheta: “Vi sono ’ndranghetisti che hanno aderito al Grande Oriente d'Italia, e su questo c'è tutto un capitolo nell'ordinanza, oltre che nella richiesta, nel quale si evidenzia come già dall'epoca della santa i capi avessero deciso di avere una componente riservata e avessero cominciato a pensare di dover inserire nell'ambito della massoneria dei soggetti esponenziali delle singole cosche, perché era necessario avere uno schermo attraverso cui entrare in rapporto con quella parte della società che secondo quella ’ndrangheta conta, attraverso la quale inserirsi negli affari e nella politica. [Ma] è cosa diversa dalla rete segreta e dalla componente riservata che è stata qui individuata. [...]. La componente riservata è formata da soggetti diversi, che restano occulti alla stessa massoneria, perché sono persone che, dovendo schermare l'organizzazione ed essendo note soltanto a determinati appartenenti all'organizzazione dei vertici più elevati, non si possono esporre a nessuna altra forma evidente quale il Grande Oriente d'Italia o similari associazioni massoniche”.

Criminalizzazione della massoneria

Nel dicembre 2003 il Consiglio della Regione Toscana vota a favore del mantenimento in vigore degli articoli 11 e 12 della legge regionale 68 del 1983 che prevedono l'obbligo di dichiarazione di appartenenza a qualsiasi associazione. Secondo Pieraldo Ciucchi (PSI), ex vicepresidente della Commissione di controllo della Regione Toscana, il cui parere è riportato nell'articolo Consiglio, chi è massone deve continuare a dichiararlo, pubblicato il 7 dicembre 2003 su “Toscana Oggi”, si è “voluto criminalizzare oltremodo la massoneria e, attraverso vicende giudiziarie, si è spazzato via l'area politica laica–socialista. Occorre ripristinare tutte le garanzie democratiche nel sistema politico, mentre gli articoli regionali sono una palese violazione dei diritti costituzionali e delle norme recepite dalla Carta europea dei diritti fondamentali”.

Sul discorso discriminatorio nei confronti dei massoni e sulla trasparenza interviene anche Antonio Binni, Gran Maestro della Gran Loggia d'Italia degli ALAM ((Antichi Liberi Accettati Muratori), il cui parere viene riportato nell'articolo Binni: "Massoni impresentabili? Discriminati. Da noi no candidati", pubblicato il 19 febbraio 2018 su “LaPresse”: “I fratelli massoni non devono essere discriminati perché la Costituzione dice che esiste il diritto di associazione. E affermare che gli iscritti alla massoneria sono [politicamente] 'impresentabili' è una seconda discriminazione: non si può generalizzare sul piano dell'etica, non si può fare una categoria degli immorali. L'iscrizione alla massoneria è un patto privato, come per altre realtà associative. I nomi dei nostri iscritti sono riservati a chi sottoscrive il patto sociale. Perché ai partiti politici e ai sindacati non chiedono gli elenchi e a noi si? Allora facciamo come in Francia dove esiste una legge sulle associazioni. Davanti alla Commissione antimafia noi abbiamo detto: 'anziché fare ricerche inutili, fate la legge'. A quel punto tireremo fuori tutti i nostri iscritti. Ma i sindacati e i partiti sono i primi a non voler questa norma. La Gran Loggia d'Italia non fa politica partitica ma, una politica alta, cioè la difesa della libertà e del diritto di associazione. E non diamo nemmeno indicazioni di voto: i nostri fratelli sono sufficientemente intelligenti per fare le loro scelte. Non esiste un partito che rappresenta la massoneria”. Binni conclude: “Le nostre porte sono aperti a tutti, a qualunque cittadino candidato o no, comprese le classi di studenti delle scuole. Noi non facciamo discriminazioni, ma siamo discriminati”.

La Santa

Per Isaia Sales, sottosegretario di Stato al Tesoro della Repubblica Italiana durante il governo Prodi, “la massoneria ha fornito il modello organizzativo alle mafie”. Sue dichiarazioni in merito sono riportate nell’articolo Mafia e massoneria, proposta per rafforzare la legge Anselmi: “No a dipendenti pubblici nelle logge”, pubblicato il 23 febbraio 2017 su “Il Fatto Quotidiano”, a firma di Elena Ciccarello: “Nella prima parte dell’Ottocento, quando nelle carceri si incontrano i delinquenti disorganizzati e gli oppositori del sistema, aristocratici e borghesi, organizzati”. A partire dagli anni Sessanta, in Calabria, il rapporto ha assunto una veste ancora più stringente: ‘Nasce una cosa inusuale per la storia della mafia, una terza organizzazione tra mafia e massoneria che prende il nome di Santa’, ha continuato Sales. ‘La Santa serve a formare un crocevia. La massoneria consente alla ‘ndrangheta di avere tre tipi di relazioni, con il mondo politico, con quello imprenditoriale, ma soprattutto con la magistratura e gli avvocati’, utili a salvaguardare l’onore mafioso ‘il cui perno è costituito dall’impunità’”.

Massoneria coperta

Come spiega Paolo Franceschetti, docente in corsi per magistratura e avvocatura presso l'Università di Teramo e direttore della rivista giuridica “AltalexMese” e “La pratica forense”, nell'articolo Massoneria, politica e criminalità. L’importanza dell’inchiesta di De Magistris, e la dimenticata inchiesta Cordova, pubblicato il 9 dicembre 2007 sul suo blog “petalidiloto.com”, la questione della segretezza risulta fondamentale per il legami tra massoneria e mafia: “In teoria poi la lista degli iscritti dovrebbe essere pubblica, essendo vietate dal nostro ordinamento le associazioni segrete. Ma in realtà esiste il fenomeno delle logge massoniche coperte, o segrete, dove si iscrivono uomini politici che non vogliono rivelare la loro appartenenza alla massoneria; e a queste logge si affiliano anche boss mafiosi come Inzerillo, Bontate, Riina, Bagarella, Lo Piccolo, Mandalari (il commercialista di Riina) che certamente non entrano in questa istituzione per una sete di conoscenza e approfondimento della ricerca interiore. La ragione dell’esistenza delle logge coperte la spiega il Gran Maestro Di Bernardo, a pag. 396 del libro: “Le logge coperte sono sempre esistite. La loro funzione era quella di salvaguardare persone di particolare importanza istituzionale, politica e finanziaria, proteggendole da pressioni indebite da parte di altri fratelli’. Le logge massoniche coperte insomma sono il collante tra criminalità organizzata, politica, finanza e imprenditoria (non a caso i più grandi scandali finanziari italiani hanno visto come protagonisti dei massoni). E le logge massoniche coperte sono il motivo, o comunque uno dei motivi, dell’espansione della criminalità organizzata mafiosa nelle regioni del centro e del nord […]. Il legame massonico è la spiegazione dell’espansione della mafia negli stati dell’Unione Europea. Considerando che la massoneria è una fratellanza 'mondiale' non sarà difficile per un mafioso trovare appoggi in Russia, in America, o alle Cayman. Così come non è difficile, per massoni appartenenti alle varie mafie, entrare in collegamento tra loro e stringere patti di alleanza; di qui nascono i patti di alleanza tra mafia, ‘ndrangheta e camorra. Ecco il motivo per cui quando un magistrato inizia ad indagare sulle cosiddette logge massoniche coperte viene regolarmente silurato, fisicamente e/o lavorativamente [...]. Ora, qui sta il nodo centrale del problema massoneria, tra gli iscritti alla massoneria esiste un giuramento di fedeltà che li porta ad aiutarsi l’un l’altro. Questo è il nodo cruciale del problema massonico: è possibile che un pubblico ufficiale o un funzionario statale siano servitori dello stato ma, contemporaneamente, prestino fedeltà ad un’istituzione non statale? […] Francamente, quando in una loggia coperta operano mafiosi, esponenti dei servizi segreti, imprenditori, e politici, c’è perlomeno da dubitare [sulla] lealtà allo stato […]. All’interno la massoneria ha i propri tribunali, organizzati in tre gradi proprio come avviene nell’ordinamento giudiziario italiano. La massoneria si configura quindi come un vero stato nello stato. Potremmo dire uno stato al di sopra dello stato. O perlomeno, per usare le parole della 32esima Commissione parlamentare antimafia, 'le logge coperte … sono in grado di determinare gravi interferenze nell’esercizio di funzioni pubbliche'”.
Franceschetti conclude: “Le logge massoniche coperte sono il collante che lega tra di loro criminalità, finanza e politica. Il giuramento massonico, e i vari legami che in queste sedi si creano, sono la spiegazione dell’espansione della criminalità organizzata in tutti i campi della vita sociale e politica. Ai vertici della finanza, della politica, dell’imprenditoria, ci sono molto spesso persone legate, direttamente o indirettamente alla massoneria. E i servizi segreti deviati sono stati, da sempre, il braccio armato della massoneria deviata. Ma su queste logge è impossibile indagare, perché, appunto, chi tocca questi fili muore, o viene delegittimato”.

Bindi: necessario proibire segretezza

Nel dicembre 2013 Rosy Bindi, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, presenta la Relazione sulle infiltrazioni mafiose nella massoneria in Sicilia e Calabria, documento che pone l'attenzione su quattro obbedienze massoniche: GOI, Gran Loggia degli Alam, Gran Loggia regolare d'Italia, Serenissima Gran Loggia d'Italia-Ordine generale degli Alam. Sue dichiarazioni in merito sono riportate nell'articolo Mafia e massoneria, Bindi: “Reciproche utilità e interessi. La segretezza è pericolosa, va proibita”, pubblicato li 22 dicembre 2017 su “Il Fatto Quotidiano”: “Emerge con molta chiarezza un grande interesse da parte delle associazioni mafiose verso la massoneria e una sorta di arrendevolezza da parte di quest’ultima che consente alle mafie di interloquire con le classi dirigenti”.
Altre sue dichiarazioni sul rapporto tra massoneria e mafia vengono riportate nell'articolo Antimafia: relazioni tra mafia e massoneria, proibire segretezza, pubblicato il 22 dicembre 2017 su “Askanews”: “L'analisi condotta dalla Commissione Antimafia non ci consente di affermare che mafia e massoneria sono un unicum, ma che ci sono sicuramente delle relazioni tra Cosa nostra, 'ndrangheta e le 4 obbedienze massoniche in esame: c'è un grande interesse della mafia nei confronti della massoneria perché gli consente di incontrare quella parte dirigente del Paese che è molto utile per riversare il suo denaro nell'economia legale. È una sorta di 'veicolo' molto significativo ed i mafiosi lo dicono esplicitamente. Nella relazione non ci sono nomi, abbiamo riferito solo situazioni. La Commissione non ha l'obiettivo di emettere sanzioni verso i singoli: è un'inchiesta sul fenomeno, non sulle singole persone, ma è un atteggiamento di sfida. Vogliamo far riflettere il Parlamento italiano presente e futuro sulla gravità della situazione: è proprio la segretezza che consente il rapporto tra le due organizzazioni. È necessario proibire le associazioni segrete: la segretezza tollerata dall'ordinamento diventa uno strumento pericoloso, come quello che consente alle mafie di penetrare nelle organizzazioni massoniche. E gli iscritti alle logge appartengono alla classe dirigente del Paese, spesso si trovano ad esercitare una funzione pubblica, quando non sono anche alti funzionari dell'amministrazione pubblica. Una democrazia non sopporta il conflitto tra gli ordinamenti: la mafia è questo e ma non può trovare altre collaborazioni in nome della segretezza. Quanto meno è essenziale che chi si iscrive alle organizzazioni e svolge una funzione pubblica sia obbligato a dichiararlo, non si può invocare la privacy".

Più nel dettaglio, spiega la Commissione Antimafia, le cui dichiarazioni sono riportate nell'articolo Quei massoni mafiosi che sussurrano ai potenti, pubblicato il 22 dicembre 2017 su “L'Espresso”, a firma di Federico Marconi e Giovanni Tizian, in Calabria e Sicilia c'è un mafioso o suo complice ogni due logge massoniche. Sono infatti 193 i massoni collegati ai clan mafiosi, di cui “nove risultano condannati in via definitiva per reati vari, quali il traffico di stupefacenti, ricettazione, falso, bancarotta fraudolenta, o destinatari, in via definitiva, di misure di prevenzione personali, come tali indicative di pericolosità sociale. Le risultanze illustrate nella relazione hanno fornito conferme in ordine alla rilevanza del fenomeno, a fronte di una sua negazione da parte dei gran maestri, indice o di un’inconsapevolezza o di una sua sottovalutazione, se non di un rifiuto ad ammettere la possibile permeabilità rispetto a infiltrazioni criminali”.
La Commissione fa inoltre presente che i 193 nomi rappresentano solo “i soggetti iscritti per reati di mafia in senso stretto, restando pertanto non segnalati tutti i casi in cui il nominativo risulta essere stato, invece, indagato o condannato per altri reati, taluni certamente di non minore gravità. A tal proposito, si segnala che il 17,5 per cento degli iscritti presenti negli elenchi acquisiti dalla Commissione non sono identificabili o compiutamente identificabili”.
Tra i nominativi risultano anche numerosi dipendenti pubblici: “Così pure, non mancano coloro i quali hanno rivestito cariche pubbliche”. Nove tra amministratori, sindaci, assessori o consiglieri comunali, “Fra i soggetti a vario titolo menzionati nella relazione della commissione di accesso e nell’ordinanza di custodia cautelare del Tribunale di Reggio Calabria, figurano 306 nominativi. Di questi, 17 risultano censiti in logge massoniche”.

Introvigne: organizzazioni mafiose nascoste

Come spiega Massimo Introvigne, sociologo, fondatore del Centro Studi sulle Nuove Religioni, nell'intervista pubblicata nell'articolo La Massoneria del Terzo Millennio, del 12 agosto 2014 su “La Repubblica”, a firma di Alberto Custodero, il legame tra massoneria e mafia è ben evidente soprattutto nel Sud Italia:“Credo che al Sud ci siano talora logge veramente deviate che trovano comodo chiamarsi massonerie, ma che in realtà nascondono organizzazioni mafiose. Oggi rimangono aspetti rituali in organizzazioni criminali soprattutto in quelle cinesi. Secondo le nostre stime, tutta l'area esoterica fuori dalla massoneria 'ufficiale' conta 15mila affiliati. Di questa area fanno parte ad esempio templari, rosacroce, illuminati, gnostici, e poi c'è la massoneria egizia di Cagliostro, e quella dell'antico rito noachita ispirato a Noè […] C'è un contiunuum tra obbedienze massoniche piccole, nate da scismi di quelle più grandi, e massonerie farlocche che vendono titoli esoterici a ingenui, e che addirittura coprono organizzazioni mafiose".

Come afferma Davide Mattiello (PD), componente della Commissione Parlamentare Antimafia, nella video-intervista pubblicata il 24 gennaio 2018 sul sito di “Radio Radicale”, è necessario intervenire a livello legislativo per impedire la segretezza delle associazioni, uno dei motivi per cui le associazioni mafiose riescono a inserirsi all'interno delle logge massoniche, tanto da renderle potenzialmente minacciose per gli equilibri dello Stato: “La Commissione Parlamentare Antimafie non ha fatto crociate. Ha rispettato la legge istitutiva che stabilisce di usare i poteri d'inchiesta per verificare quali siano oggi le strategie della Mafia per accumulare potere nel nostro paese […] Abbiamo cercato di capire se e come la mafie cerchino di penetrane anche nel mondo della massoneria. Detto che il mondo della massoneria non è un mondo omogeneo. È un mondo complesso, molto articolato […] le mafie provano ad entrare, ci saremmo aspettati maggiore consapevolezza, maggiore collaborazione con le istituzioni dello Stato incontrato […]. La legge n.17 del 1982 va modificata senz'altro nell'articolo 2 che è un articolo incostituzionale perché non traduce l'articolo 18 della nostra Costituzione, che proibisce le associazioni segrete, ma subordina il disvalore dell'associazione segreta al fatto che si dimostri che l'associazione segreta interferisce con la pubblica amministrazione. Questo secondo pezzo non sta nell'articolo 18 della Costituzione, quindi almeno questo pezzo va abrogato”.

1992

A testimonianza dei rapporti passati tra massoneria e mafia, l'intervento di Giuliano Di Bernardo, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia dal 1990 al 1993, la cui video-intervista viene pubblicata il 24 novembre 2017 sul sito di “Fanpage”: “Il 1992 sarà ricordato dagli storici che studieranno l'Italia come l'anno terribile. Io mi sono ritrovato in quel periodo ai vertici della massoneria […] La massoneria, nella sua definizione, è segretezza e non cospirazione. La cospirazione può essere una conseguenza della segretezza”. Di Bernardo fa presente che in quell'anno, nonostante la legge Spadolini-Anselmi lo vietasse, erano attive logge coperte che avevano forti rapporti con la 'Ndrangheta: “Il Gran Segretario Alfredo Diomede viene da me e mi dice che il procuratore di Palmi [Agostino Cordova, ndr] chiede gli elenchi dei calabresi perché ritiene che molti massoni siano coinvolti in reati e crimini. Quindi, vuole vedere fino a che punto la massoneria sia da sostegno a questo tipo di attività. Io dissi […] diamo gli elenchi. Dopo qualche tempo, Cordova manda alcuni sostituti e carabinieri a Villa Il Vascello [sede del Grande Oriente d'Italia a Roma, ndr] con un mandato di perquisizione e di sequestro. Cominciano una serie di incontri segretissimi tra me e Cordova. Ricordo il primo momento in cui mi sono ritrovato di fronte a Cordova […] mi disse: 'Professore, ma lei lo sa di essere un fiore in una palude? […] Guardi lì’. C'erano migliaia di fogli protocollo […] Comincio a leggere e i capelli mi si drizzano. Ho trovato una guerra fratricida tra massoni calabresi che cercavano di dare vantaggio alle loro posizioni denunciando alla Procura di Palmi […] Chiesi a Ettore Loizzo [suo vice nel GOI, ndr] di dirmi la situazione delle logge calabresi […] mi disse che non c'era soltanto infiltrazione della 'Ndrangheta nelle logge, ma che, addirittura, la 'Ndrangheta controllava le logge. In Calabria allora c'erano 32 logge. Gli chiesi quante di queste, secondo il suo parere, erano infiltrate e controllate dalla 'Ndrangheta. La sua risposta è stata 28”. L'abitudine a operare con logge coperte come la P2 non finisce con l'approvazione della legge Spadolini-Anselmi ma continua. Il gran maestro Armando Corona aveva costituito una di queste logge coperte segrete. La Massoneria e la 'Ndrangheta sono due organizzazioni che hanno alcuni aspetti in comune... La procedura, la modalità di iniziazione... In Calabria la 'Ndrangheta entra in tutte le massonerie. In concreto, continuano ad avere questi incontri proprio per poter realizzare i progetti, che purtroppo non sono più quelli dell'etica ma sono quelli delle organizzazioni criminali […] Io ho lasciato la Massoneria proprio perché non volevo più essere complice di una realtà che nulla aveva a che fare con la visione ideale che io ho sempre avuto della Massoneria”.