Gestione privata dell'acqua

I servizi idrici gestiti da privati hanno mostrato distorsioni, inefficienze e prezzi più alti

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PRO\VERSI

Solo al di fuori di una gestione di mercato è possibile attuare politiche di tutela e di risparmio della risorsa idrica. E solo attraverso la gestione partecipata dalle comunità locali viene garantito il diritto universale all’acqua e la fruizione di un bene comune indipendentemente dalle risorse economiche delle persone.
Ciò che va indirizzato meglio sono gli investimenti, che andrebbero suddivisi fra la fiscalità generale, il ricorso a mutui agevolati e un sistema tariffario che garantisca l’accesso all’acqua e abbatta gli sprechi anche nei settori agricolo e industriale.
Le gestioni private in paesi come la Colombia, le Filippine e il Ghana (non dotati di un'adeguata rete idrica pubblica) dimostrano come l'acqua diventi un bene più accessibile ai ricchi (il costo dell’acqua è da tre a sei volte superiore a quello di città come New York e Londra). È un paradosso che i poveri debbano pagare più dei ricchi per l'accesso ad acque potabili, ovvero a ciò che dovrebbe essere un diritto universale.
Il pregiudizio secondo cui il privato funziona meglio del pubblico va abbattuto attraverso una risolutiva scelta politica d’investimento pubblico al fine di fornire all’Italia un adeguato servizio idrico nazionale.


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