Amazon è un vero e proprio colosso centrato sulle esigenze del cliente, rapido ed efficiente

Un negozio universale

Amazon è cresciuta in modo progressivo, un’azienda solida che ha saputo diversificare le proprie attività con intelligenza, entrando in competizione, pian piano, in quasi tutti i mercati. Robinson Meyer, giornalista al “The Atlantic”, afferma: “Si tratta di un negozio universale. Non vende solo prodotti, li realizza. Non si limita a distribuire prodotti dai suoi server, ma li affitta ad altri. E ha spinto molti esperti e analisti a chiedersi: quand’è che Amazon diventerà un monopolio?” (Robinson Meyer, When Does Amazon Become a Monopoly?, “theatlantic.com”, 16 giungo 2017, TdR).
Una posizione solida che la colloca tra le aziende in ascesa, una presenza massiccia, specie in alcuni mercati, dove potrà presto raggiungere posizioni di monopolio. Nulla di illecito però, solo strategie mirate e intelligenti, nessun allarme per la concorrenza e nessuna situazione catastrofica all’orizzonte, come confermato da
Paul Krugman, economista e saggista statunitense: “I detrattori della libreria online a volte la ritraggono come un mostro pronto a inghiottire l’intera economia. Sono proclami esagerati. Amazon non ha una posizione dominante nemmeno nel commercio online, figuriamoci nel commercio al dettaglio in generale; e probabilmente questa posizione dominante non ce l’avrà mai” (Paul Krugman, Amazon’s Monopsony Is Not O.K., “nytimes.com” 19 ottobre 2014).
Jeff Bezos e la sua idea viaggiano su binari paralleli, sempre alla continua ricerca della perfezione, attraverso una presenza capillare. Marco Scotti, scrittore di “Codice: Amazon”, afferma: “Non è una questione di soldi per loro ma di leadership, sanno che è questione di tempo e saranno i leader del mercato globale da tutti i punti vista” (Gabriele Niola, Amazon fa male o bene al mercato italiano?, “wired.it”, 27 marzo 2015).

Comodità, affidabilità e cura del cliente

I principi che muovono Amazon sono improntati sulla cura del dettaglio e sull’attenzione al cliente. Le consegne sono sempre più veloci e puntuali, così come è facile rendere un prodotto senza particolari difficoltà. Questi sono i punti su cui si concentra il colosso americano e che hanno consentito a Bezos di scalare rapidamente le classifiche. Fabrizio Patti, giornalista esperto di economia, afferma: “L’indiziato responsabile del futuro svuotamento del lavoro nella distribuzione, grande e piccola, nelle varie analisi rimane lo stesso: l’e-commerce in generale e Amazon in particolare. Sempre più comodo, sempre più affidabile nelle consegne e rassicurante nelle politiche di resi” (Fabrizio Patti, Morire di Amazon: così l’e-commerce farà sparire i negozi, “linkiesta.it”, 24 febbraio 2017).

Potenza e aggressione dei mercati

Amazon non si scoraggia mai, neanche di fronte alle crisi, neanche di fronte ai rifiuti. Jeff Bezos adotta una politica determinata, abbassa i prezzi per ottenere un beneficio futuro ben più grande, vince su tutti i campi e su tutti i fronti. Alessio Caprodossi, giornalista: “Che poi, per farsi un’idea del potere della società sono sufficienti due recenti avvenimenti. Jeff Bezos è salito al secondo posto nella classifica degli imprenditori più ricchi al mondo stilata da Bloomberg, grazie a un patrimonio pari a 75,6 miliardi di dollari. Dopo anni di resistenza, Nike e Ikea hanno annunciato lo sbarco dei rispettivi cataloghi su Amazon.com. Nel tennis si direbbe: game, set, match” (Amazon si è presa tutto, se non te ne sei accorto, “gqitalia.it”, 4 luglio 2017).
Si interfaccia con gli altri protagonisti del settore per trovare accordi convenienti per entrambi ma non si piega mai al volere della controparte, detta le proprie condizioni, forte del suo strapotere ormai mondiale.
A confermarlo è l’ad di Poste Italiane Matteo Del Fante, che in questi anni ha avuto un rapporto di odio e amore col colosso americano, per la consegna dei pacchi e le spedizioni in tutta Italia: “Amazon è molto aggressiva nello sviluppo della propria rete, ma finora abbiamo avuto un ottimo rapporto, improntato alla massima trasparenza, nei settori in cui si può lavorare assieme. La pressione che viene da Amazon aiuta la nostra azienda a migliorare la qualità dei servizi proposti. Tutta l’azienda, a partire dai sindacati, ha capito questo messaggio” (Carlotta Scozzari, Lo strapotere di Amazon e la paura di Poste Italiane di fare la fine della rana con lo scorpione, “businessinsider.com”, 28 febbraio 2018). Amazon consente quindi anche ai concorrenti di dare il massimo, incentiva la collaborazione ma anche la competitività, in un botta e risposta che fa bene all’intero Paese.

Il negozio è ormai virtuale

Amazon prima di tutti ha saputo sfruttare le potenzialità di Internet e dell’e-commerce, acquisendo un vantaggio competitivo non più colmabile. Riesce a stare sempre al passo coi tempi. Mentre i negozi tradizionali non riescono ad aprirsi al virtuale, Amazon sta piombando anche su spazi fisici, per offrire la doppia alternativa al cliente. Stefano Perego, responsabile logistica Amazon, conferma: “Che ci sarà una riduzione delle superfici commerciali secondo me è verosimile. Ci saranno degli oggetti per i quali la gente preferirà andare ancora al negozio, altri per i quali Internet spazzerà via la concorrenza. I prodotti che hanno uno standard si prestano già tantissimo all'eCommerce” (Biagio Simonetta, Amazon, ecco come l’e-commerce sta rivoluzionando la logistica, “ilsole24ore.com”, 31 luglio 2016).
Ogni oggetto ha dunque la propria vetrina ideale ma, in ogni caso, non si può sminuire il lavoro capillare condotto dall’azienda, nell’individuare le formule giuste per offrire al proprio cliente sempre il massimo del servizio. A confermarlo anche Aldo Bonomi, sociologo: “Il commercio elettronico non è solamente un sito web ma anche algoritmi sofisticati e soprattutto reti di logistica e distribuzione, territori nei quali, il nuovo capitalismo delle reti, è difficilmente battibile” (Michael Pontrelli, [L'intervista] "I piccoli negozi non sono condannati a morire, ecco come si sopravvive alla minaccia di Amazon", “tiscali.it”, 7 dicembre 2017).

Claudio Alessandro Colombrita, 10 luglio 2018

Un ciclone devastante

Amazon è piombata nella vita degli utenti in maniera presuntuosa, con tutta la sua forza, generando effetti devastanti e difficili da neutralizzare.
Paul Krugman, economista e saggista statunitense, conferma questo assunto: “Amazon.com, il colosso del commercio online, ha troppo potere e il modo in cui usa questo potere danneggia l’America” (Paul Krugman, Amazon’s Monopsony Is Not O.K., “nytimes.com” 19 ottobre 2014). Il discorso fatto per gli Stati Uniti è estendibile anche a tutti gli altri mercati, con un colosso che schiaccia persone e negozi, non risparmiando nessuno per arrivare in vetta, per raggiungere un successo che sembra non avere mai fine. Jeff Bezos è ambizioso e non scende a compromessi. A lanciare l’allarme anche il celebre Warren Buffet, imprenditore ed economista statunitense, soprannominato l’Oracolo di Omaha: “È una grande, grande forza, e ha già distrutto un sacco di persone e ne distruggerà di più” (Warren Buffett just dropped Walmart and signaled the death of retail as we know it, “businessinsider.com”, 14 febbraio 2017, TdR).

Spariscono i piccoli esercizi commerciali

La preoccupazione più grande riguarda i mercati tradizionali, i piccoli e medi esercizi ma anche le grandi catene, i centri commerciali in genere. Tutto è spazzato via, tante sono le chiusure già effettuate, tante sono quelle annunciate, diversi i posti di lavoro persi con le macchine che sostituiscono sempre di più l’essere umano. Barack Obama, ex presidente degli Stati Uniti D’America, all’epoca del suo mandato, aveva tuonato: “L’innovazione è inarrestabile e sta accelerando. Amazon e le vendite online stanno uccidendo il retail tradizionale, e quello che è vero lì, sta per diventare vero attraverso tutta la nostra economia” (Obama: Amazon is ‘killing traditional retail,’ and ‘relentless’ automation is the real threat to jobs,” geekwire.com “, 23 gennaio 2017).
Amazon non vuole dunque convivere col tradizionale ma vuole inghiottirlo, infatti si propone non solo come e-commerce ma anche come negozio tradizionale. Non cerca accordi con la controparte ma modi per metterla a tacere, sfrutta la globalizzazione in senso negativo, per prendersi tutta la torta.
Michel Martone, giuslavorista, afferma: “La sfida oggi è rendere tollerabile la globalizzazione. Amazon distrugge posti di lavoro di piccoli esercizi” (Martone: 'Amazon distrugge posti di lavoro di piccoli esercizi', “la7.it”, 9 dicembre 2016).
Amazon è decisamente più veloce e comodo, con un clic si può acquistare qualsiasi cosa, per poi riceverla a casa nel giro di qualche giorno, ma questo sistema non può soddisfare il cliente che necessita di quel qualcosa in più che il negozio tradizionale può ancora offrirgli. Si parla di tradizione, di sorrisi, di contatto fisico, del tocco degli oggetti, del gusto di poter scegliere, di relazioni che nascono in un’esperienza condivisa. A confermarlo è Aldo Bonomi, sociologo: “La sfida va giocata su un altro terreno, quello della prossimità ovvero quella forma di economia comunitaria importante per produrre coesione e inclusione sociale fondata sui legami interpersonali che si instaurano tra venditori e clienti derivanti dalla quotidianità delle relazioni. Nella società c’è una forte spinta verso questa direzione. Il commercio non è dunque solamente puro e semplice acquisto ma anche una esperienza sociale che non può essere riprodotta in rete” (Michael Pontrelli, [L'intervista] "I piccoli negozi non sono condannati a morire, ecco come si sopravvive alla minaccia di Amazon", “tiscali.it”, 7 dicembre 2017).
La rete dà ma la rete toglie anche. Su internet non si può ricostruire la storia di una relazione né la cultura di una società che vive del rapporto negoziante-cliente.
Le saracinesche abbassate, con scritto “vendesi” o “cedesi attività” sono sempre più visibili nelle nostre città, i negozi non riescono ad aprirsi al commercio virtuale, si perde la magia, il negoziante diventa un soggetto superfluo, sostituito da un’interfaccia grafica.

Posizione dominante

L’azienda, ben presto, si collocherà su una posizione di monopolio, con tutti i rischi che ne conseguono per mercato e clienti. Amazon ha iniziato la propria attività vendendo libri ma ha ormai raggiunto qualsiasi merce, qualsiasi mercato, dalla musica ai video, dai giocattoli ai casalinghi. A questi livelli non ci si può nemmeno sedere attorno a un tavolo per trovare un accordo, troppo sbilanciata la partita, Davide contro Golia, con Amazon che detta le regole, “prendere o lasciare”.
Matteo Del Fante, amministratore delegato di Poste Italiane, conferma questa tendenza: “Si pone un tema importante, questi signori stanno acquisendo una posizione di mercato dominante, con il rischio quindi di fare la fine della rana che aiuta lo scorpione a saltare il fiume, ma poi viene punta dallo scorpione” (Carlotta Scozzari, Lo strapotere di Amazon e la paura di Poste Italiane di fare la fine della rana con lo scorpione, “businessinsider.com”, 28 febbraio 2018).
In Italia, come in altri Paesi, è difficile far coesistere sistemi tradizionali e sistemi innovativi.

Un caterpillar verso il successo

Per ottenere i propri risultati Amazon non risparmia città, persone, società e dipendenti, a volte calpesta, a volte sfrutta, sicuramente non si pone alcuno scrupolo, pensa ad agire nel presente per costruirsi un proprio futuro. Di quello che ha lasciato per strada non se ne cura, una vera bomba ad orologeria che non ha ancora sviluppato tutta la propria forza. Michele Paris, giornalista, è di questa opinione: “I vertici della compagnia intendono ottenere le migliori condizioni fiscali, logistiche e di sfruttamento dei loro dipendenti e per fare ciò opereranno senza alcuno scrupolo per le conseguenze sociali che si riverseranno sulle comunità interessate” (Michele Paris, Seattle: la dittatura di Amazon, “altrenotizie.org”, 13 giugno 2018).