La circolazione dei cervelli è un fenomeno positivo

Un Paese allo sbaraglio

Quadro politico desolante, difficoltà economiche, crisi, difficoltà a rialzarsi, come può un giovane gettare le proprie fondamenta in una società così penalizzata? Il grido quasi disperato di Ilvo Diamanti, sociologo, politologo e saggista è particolarmente significativo perché sottolinea una realtà incontestabile: “I nostri giovani continuano a partire, sempre più numerosi ed è forte la tentazione, da parte mia, di rivolgere loro un invito neppure troppo provocatorio. Ragazzi: non tornate. Restate altrove. Fuori dal nostro, vostro Paese. Almeno fino a quando il nostro, vostro, Paese non si accorgerà di voi. E deciderà di investire sui giovani invece che sugli anziani. Sulla scuola. Sui nuovi lavori. Invece che sulle rendite, sulle pensioni, sui privilegi” (Ilvo Diamanti, Ragazzi, non tornate, “repubblica.it”, 4 settembre 2017).
Il Paese non ha inserito tra le sue priorità i giovani, non guarda al talento se non a quello che è fuggito, non riesce ad abbandonare le logiche della casta e dei privilegi.

Doppia beffa

Molti italiani, passati diversi anni dalla loro “fuga”, sentono quasi fisiologica l’esigenza di tornare a godere delle bellezze del nostro Paese. Mancano gli affetti, la genuinità e le tante cose positive di cui è pregno il territorio, ma lo Stato pone delle barricate ingiustificabili, non accoglie ma respinge, è assolutamente carente di opportunità e avverte questi talenti quasi come un peso.
Matteo Resta, regional digital director di OMD APAC, afferma con amarezza: “L’Italia non solo ci ha delusi quando abbiamo deciso di partire, ma soprattutto quando, malgrado tutto, ci sembra impossibile avere un futuro nel nostro Paese a momento debito. É come andare in bicicletta con il manubrio bloccato, senza poter cambiare traiettoria e continuare a pedalare, lasciandoti il passato alle spalle” (Matteo Resta, La fuga dei cervelli non è il problema, lo è il ritorno, “linkedin.com”, 19 giugno 2017).

L’Italia non riesce proprio a riportare i propri talenti alla base, come confermato anche dal famoso scienziato Antonio Iavarone: “Di solito le persone migliori se ne vanno e non tornano più. È giusto fare esperienze all’estero, ma quando un ricercatore dimostra il suo talento, lo si deve riportare in patria. Così fanno quasi tutti i Paesi avanzati. L’Italia no” (Iavarone, il super scienziato in esilio: "Gli altri tornano a casa L’Italia non attira i migliori", “corriere.it”, 4 gennaio 2018).

Una circolazione elogiata dall’Ue

La “circolazione dei cervelli” è un fenomeno ben presente in una società globalizzata ed è auspicabile che venga sempre più favorita attraverso un’uniformazione degli ordinamenti degli Stati membri. Esistono infatti ancora delle difformità piuttosto evidenti che inceppano questo flusso creativo. Georges Bingen della Direzione Generale Ricerca della Commissione Europea afferma: "La circolazione dei cervelli può essere estremamente positiva. Trasferisce la conoscenza e apre nuove possibilità di contatto, e per tale ragione la Commissione incoraggia la mobilità al di fuori dell'Europa" (Dovremmo arrestare la fuga di cervelli? I pro e i contro della mobilità degli scienziati, “cordis.europa.eu”, consultato il 3 maggio 2018).

Un fenomeno complesso

Ridurre la ricerca di lavoro da parte dei giovani a una permanenza o a una fuga dal nostro territorio appare una banalizzazione di un problema che coinvolge diversi aspetti, anche psicologici. Partire con una valigia carica di sogni e di aspettative ha comunque sempre un prezzo, si lascia casa, i propri affetti, si vivono relazioni a distanza solo per darsi un’altra possibilità. A sottolinearlo è anche Sonia Giuliano, psicoterapeuta: “La possibilità di lavorare non è qualcosa che si trova per strada o che si pesca da un cestino più o meno pieno, ma è qualcosa che si costruisce, con impegno, idee, competenze, progetti” (Sonia Giuliano, Cervelli in fuga? Miti e problemi della mobilità internazionale in una prospettiva psicologica, “psicoanalisieconvivenza.com”, 8 settembre 2017).
D’altronde, Sergio Mattarella, presidente della Repubblica si è espresso con favore in merito alla circolazione di talenti: “I nostri giovani ricercatori sono pronti a raccogliere il testimone dei loro maestri. La loro mobilità in Europa e nel mondo è condizione di maggior libertà e di opportunità per tutti” (Alessia Tripodi, Ricerca, Mattarella: ok a circolazione cervelli, ma no a fuga, “ilsole24ore.com”, 23 ottobre 2017).

 

Claudio Alessandro Colombrita, 27 maggio 2018