L'utilizzo degli insetti in campo alimentare è in grado di abbattere ostacoli culturali e può eliminare il problema della fame nel mondo

Cambiare le abitudini

Nonostante l'Occidente si sia dimostrato avverso a una cultura alimentare legata agli insetti, per Arnold van Huis, entomologo olandese, le cui dichiarazioni sono riportate nell'articolo Buon appetito con gli insetti: la Fao li raccomanda agli europei per ridurre i gas serra e combattere la fame, pubblicato il 28 gennaio 2011 su “Il Fatto Alimentare”, a firma di Mariateresa Truncellito, “arriverà un giorno in cui coloro che mangiano gli insetti saranno più numerosi di quelli che mangiano carne”.
“In passato gli insetti facevano parte anche delle abitudini alimentari occidentali, poi sono stati soppiantati da altre tradizioni culinarie” afferma Roberto Valvassori, docente di Zoologia presso l'Università dell'Insubria, il cui parere è riportato nell'articolo Dagli insetti il cibo di domani?, pubblicato l'8 luglio 2013 su “Repubblica”, a firma di Elena Meli: “Se ci pensiamo, quando i pomodori furono portati in Europa erano ritenuti nulla più che piante ornamentali neppure particolarmente belle, eppure oggi sono la base della dieta mediterranea. Questo per dire che le abitudini possono cambiare, se iniziamo a considerare gli insetti come una parte normale della dieta pian piano potremmo trovare del tutto logico cibarcene. I cuochi del resto hanno già iniziato a utilizzarli […] al di là dell'aspetto 'clamoroso' del cucinare una falena o una cavalletta, gli insetti potrebbero essere impiegati per produrre farine e anche mangimi per gli animali. I pesci vengono nutriti con farine di pesce e se ci pensiamo è assurdo ridurre la biomassa pescando tonnellate di pesci che serviranno come cibo per loro simili: perché non usare gli insetti allo scopo?”.

Dello stesso parere è Massimo Meazza, responsabile del Gruppo di Lavoro World Food della Simevep (Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva), secondo cui basterà avviare il processo di commercializzazione degli insetti nel settore alimentare per incuriosire gli italiani e spingerli ad approfondire l'argomento.
Sue dichiarazioni in merito sono riportate nell'articolo a firma di Arnaldo Iodice Insetti a tavola, da gennaio anche in Italia. Meazza (Simevep): “Novel Food grande opportunità con filiera controllata”, pubblicato il 5 dicembre 2017 su “sanitinformazione.it”: “L’Italia è ricca di alimenti tipici che hanno una forte presenza sia storica che territoriale. Siamo il Paese con più elevano numero di produzioni DOP e IGP, e questo ha creato un’abitudine culturale italiana che da un lato conserva una forte tradizione alimentare. Senza dubbio avremo una maggior conoscenza nei prossimi anni in seguito all’entrata in vigore del regolamento sui Novel Food, i cibi innovativi che possono essere consumati in tutta la Comunità Europea. Tutto ciò porterà ad un maggiore approfondimento sull’argomento una volta che questi prodotti verranno commercializzati anche in Italia”.

Fame nel mondo e “leccornie”

Secondo la Fao, come riportato nel documento Il contributo degli insetti per la sicurezza ambientale, l'economia e l'ambiente, pubblicato nell'aprile 2014, “la raccolta e l’allevamento di insetti può offrire importanti strategie per un differenziamento dei mezzi di sussistenza. Gli insetti possono essere direttamente e facilmente raccolti in natura. La raccolta e la strumentazione di base per l’allevamento richiedono tecniche semplici ed un investimento di capitale minimale […] insetti possono essere preparati come prodotti alimentari o mangimi in modo relativamente facile. Alcune specie possono essere consumate intere, altre possono essere anche trasformate in impasti o macinate prima di essere consumate o le loro proteine possono essere estratte e utilizzate a parte”.
E ancora: “Nel 2030 dovranno essere nutrite più di 9 miliardi di persone, assieme ai miliardi di animali allevati annualmente per l’alimentazione o per fini ricreativi come gli animali da compagnia. [...] Uno dei modi per affrontare il problema della sicurezza alimentare e dei mangimi passa attraverso l’allevamento di insetti. Gli insetti vivono ovunque e si riproducono velocemente, presentano un alto tasso di crescita e di conversione alimentare [...] Possono essere allevati su scarti alimentari. Inoltre possono essere consumati interi o ridotti in polveri o paste ed incorporati in altri tipi di cibo. L’uso su larga scala degli insetti come ingredienti per cibi è tecnicamente praticabile e industrie presenti in varie parti del mondo sono già impegnate in questa produzione. Per esempio, l’uso di insetti come mangime per l’acquacoltura e l’alimentazione di pollame diverrà sempre più comune nei prossimi dieci anni […] la scienza moderna unita a valide conoscenze e culture alimentari tradizionali può contribuire ad innovare e potenziare le tecnologie dell’allevamento di massa”.

Sempre secondo il documento citato, va sfatato il malinteso secondo cui l'utilizzazione degli insetti come cibo avverrebbe solo in periodi di carestia, “In realtà, nella maggior parte dei casi in cui essi si ritrovano nelle diete locali, gli insetti sono consumati per il loro sapore e non perché non siano disponibili altri tipi di cibo. Certe specie, come i bruchi mopane in Sud Africa e le uova delle formiche tessitrici nel Sud Est Asiatico, sono considerati delle leccornie e possono essere valutati a prezzi considerevoli”.

Altro grande impiego sarebbe quello degli insetti come mangime: “Produttori cinesi, sud africani, spagnoli e statunitensi allevano già grandi quantità di mosche con la bio-conversione di rifiuti organici per utilizzarle come mangimi per l’acquacoltura e l’allevamento di pollame”. “Non stiamo dicendo che le persone dovrebbero da domani cominciare a mangiare insetti" spiega Eva Mueller, direttrice della Divisione Politica Economica e dei Prodotti Forestali della Fao, le cui dichiarazioni sono riportate nell'articolo Insetti in tavola, la dieta del futuro. Fao: "Decisivi per la lotta contro la fame", pubblicato il 13 maggio 2013 su “Repubblica”: "gli insetti sono una delle risorse fornite dalle foreste ancora non sfruttate per il loro potenziale come cibo umano, e soprattutto animale".
È quanto sostiene anche Andrea Mascaretti, presidente del Centro per lo Sviluppo Sostenibile (CSS) con sede a Milano, il cui parere è riportato nell'articolo A tavola ci aspetta un futuro di insetti. Costano meno e sono più nutrienti. Per esempio, cento grammi di tarantole secche contengono contengono 63 grammi di proteine, cento grammi di carne bovina appena 23, pubblicato il 15 ottobre 2014 sul “Corriere della Sera” (e riportato sul sito “cinquantamila.it”), a firma di Irene Soave: “Non dobbiamo pensare che di botto siamo costretti a mettere in tavola piatti di cavallette. La rivoluzione può iniziare dai mangimi. Oppure si possono estrarre sostanze dagli insetti per farne additivi, farmaceutici o alimentari. O addirittura farne farine iperproteiche per arricchire diete povere di proteine come quelle del Terzo Mondo”.

Questione di gusti

Secondo il parere di Marvin Harris, antropologo, riportato nell'articolo Insetti come cibo, il Ministero della Salute dichiara: in Italia è vietato, pubblicato il 17 gennaio 2018 sul “Corriere della Sera”, a firma di Daniela Natali ed Elena Meli, i gusti delle popolazioni sono figli di un calcolo di vantaggi e svantaggi, ed è giusto rispettarli (ne è un esempio l’amore per la bistecca degli statunitensi, frutto del combinato disposto fra le innovazioni nell’allevamento di bovini nel secolo scorso e i nuovi stili di vita dopo la seconda guerra mondiale): “Siamo onnivori: possiamo mangiare e digerire di tutto, eppure la dieta della maggior parte dei gruppi umani è relativamente ristretta, inoltre ciò che alcuni prediligono viene disdegnato da altri. In genere esistono buone motivazioni che spiegano perché la gente mangia ciò che mangia. Alcuni cibi non valgono lo sforzo per produrli e prepararli, altri sono sostituibili con alimenti meno costosi e più nutrienti”.

Mariani: Valorizzare prodotti della tradizione europea

Secondo il parere di Daniele Mariani, presidente FIESA-Confesercenti Modena, le cui come riportato nel comunicato stampa pubblicato l'8 dicembre 2017 sul sito della Confesercenti Modena, più che di Novel food si dovrebbe parlare di “forzature delle abitudini alimentari di italiani ed europei [...] Insetti pronti ad essere serviti in tavola, mentre per contro se fossero trovati in qualsiasi rivendita di generi alimentari, scatterebbero, come giusto che sia, controlli ispezioni, chiusure e sanzioni. Poco meno di un mese fa si è gridato allo scandalo per un vermicello trovato in una mensa scolastica: tra meno di un mese nel piatto potranno esserci le cavallette… Nulla da dire sulle libere scelte alimentari di ognuno. Ci limitiamo solo ad un dato: la maggior parte degli italiani ha già manifestato la propria contrarietà rispetto ai cosiddetti nuovi alimenti. Per questa ragione sarebbe sicuramente più opportuno un impegno da parte dell’UE, a valorizzare e a riconoscere i prodotti alimentari della tipicità e della tradizione europea e, nello specifico, del nostro Paese”.
Per Mariani è l'effetto della “globalizzazione onnicomprensiva’”, fenomeno in cui trovano spazio anche i nuovi alimenti riconosciuti come Novel food, messaggio ramificatosi dall'EXPO in poi in tutto il mondo.
È inoltre evidente, all'interno dei confini europei, una certa tendenza a inserire tutti gli animali da allevamento e non solo, nel novero degli animali da compagnia, andando a criminalizzare allevatori e macellai, oltre che i consumatori di carne.
Importante, secondo Mariani, evidenziare la risposta da parte degli italiani davanti all'ipotesi di introdurre i Novel food nel nostro paese: “Secondo l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenza, contrario ai Novel Food sono il 54% degli italiani, indifferenti il 24%, mentre ad essere favorevole solo il 16%”.

Dello stesso avviso la Coldiretti, come riportato nell'articolo Combattere la fame nel mondo mangiando gli insetti, pubblicato il 13 maggio 2013 su “greenMe.it”, a firma di Roberta Ragno: “Non si può trattare il cibo come una merce qualsiasi, ma per combattere la fame occorre prima di tutto investire nell'agricoltura delle diverse realtà del pianeta, dove servono prima di tutto politiche agricole regionali che sappiano potenziare le produzioni locali con la valorizzazione delle identità territoriali per sfuggire all'omologazione che deprime i prezzi e aumenta la dipendenza dall'estero".
Sempre secondo Coldiretti, il 54% degli italiani considerano gli insetti estranei alla cultura alimentare nazionale, mentre sono indifferenti il 24%, favorevoli il 16% e non risponde il 6%. Un indagine riportata nell'articolo Insetti interi come cibo, da gennaio a tavola. La denuncia di Coldiretti, italiani contrari, pubblicato il 21 ottobre 2017 sul “Corriere della Sera”, a firma di Fabrizio Massaro: “Pochissimi, in particolare, i favorevoli alla possibilità di mangiare insetti interi, secondo quanto emerso da una ricerca dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (Cuneo) che ha effettuato dei test di degustazione coinvolgendo dei volontari”.
Il concetto viene ribadito da Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, le cui dichiarazioni sono riportate all'interno dello stesso articolo: “Una corretta alimentazione non può prescindere dalla realtà produttiva e culturale locale”. 
Coldiretti interviene anche attraverso le parole di Rolando Manfredini, responsabile sicurezza alimentare dell'associazione, nel paragrafo Critica una valutazione sulla sicurezza basata solo su aspetti culturali tradizionali, pubblicato all’interno dell’articolo-inchiesta di Stefania Milanello Procedure più snelle e mirate per i novel food, (marzo 2016 su “Il Latte”, e riportato sul sito “roedl.net”): “Bruchi, coleotteri, formiche o cavallette a scopo alimentare [...] anche se iperproteici sono però molto lontani dalla realtà culinaria nazionale. Per il loro via libera al consumo c’è stato addirittura un importante endorsement della Fao che in un recente studio li classifica come il cibo del futuro perché stima che fanno parte delle diete tradizionali di almeno due miliardi di persone e che potrebbero quindi essere essenziali per combattere la fame [...] La realtà che emerge da una analisi Coldiretti/Iprmarketing è che solo l’8% gli italiani assaggerebbe gli insetti mentre il 7% si farebbe tentate dai ragni fritti e solo il 19% non esiterebbe a mettere nel piatto la carne di coccodrillo”.