L’animale può rappresentare la migliore medicina per molte malattie fisiche e psichiche che colpiscono l’uomo. Un amore incondizionato come panacea di tutti i mali.
Meno medicine, più animali
Non è raro imbattersi in adozioni che vengono effettuate subito dopo un trauma o in momenti particolarmente difficili, di solitudine o di depressione. L’affetto incondizionato che sanno regalare soprattutto i cani, può rappresentare un input necessario per uscire da situazioni di disagio. Raffaele Alicandro direttore del Centro Dog’s House Puppy’s Center di Formia sostiene: “Ben venga l’umanizzazione del cane , perché le potenzialità della sua compagnia sono veramente infinite, possono risolvere problemi che tante medicine e cure mediche, da sole, non sono sufficienti, ma è anche un grande compagno di giochi e corse nei prati, lasciandoci per qualche ora spensierati e rilassati” (Raffaele Alicandro, L’umanizzazione nei cani , i pro e i contro, “doghouse.it”, consultato il 17 marzo 2018).
Amici fedeli
I cani, in particolare, rappresentano la migliore compagnia possibile per l’essere umano per la loro inossidabile fedeltà, che prescinde da qualsiasi comportamento o atteggiamento. Una presenza sicura, costante e non troppo esigente, che se trattata nel giusto modo, regala emozioni uniche nel loro genere. Guido Guerzoni, docente di Museum Management alla Bocconi e autore di Pets. Come gli animali domestici hanno invaso la nostra vita e i nostri cuori, afferma: “In un mondo in cui le relazioni sentimentali sono sempre più brevi e i rapporti con gli altri sempre più mediati dalla tecnologia, quella dei pets è una presenza calda, fisica, autentica. Diventano per noi una sorta di àncora, di stabilizzatori affettivi. Sono gli unici a starci sempre vicini, esprimendo ogni giorno il loro amore nei nostri confronti come fosse sempre la prima volta” (Francesca Mascheroni, Animali come figli: è giusto?, “insiemeinfamiglia.com”, consultato il 23 marzo 2018).
Secondo il Rapporto Assalco - Zoomark 2017, “La sola presenza dell’animale migliora lo stato d'animo dell’umano. I benefici emotivi procurati dalla vita assieme a un pet producono3 effetti fisiologici e biologici nel cervello tali da ridurre la risposta allo stress e all’ansia, in quanto possono influenzare il livello di respirazione, la pressione sanguigna o il consumo di ossigeno. È inoltre ormai noto che il livello di ossitocina, ormone che contribuisce a farci sentire bene e di buon umore, viene potenziato quando uomo e pet interagiscono. Questo è davvero affascinante, poiché la chimica gioca un ruolo in questo importante legame sociale e affettivo” (Rapporto Assalco – Zoomark 2017. Alimentazione e cura degli animali da compagnia, p. 45).
Claudio Alessandro Colombrita, 18 aprile 2018
Autori citati:
Alicandro Raffaele
- direttore del Centro Dog’s House Puppy’s Center di Formia
Guerzoni Guido
- docente di Museum Management presso l’Università Bocconi di Milano e scrittore
ASSALCO
- Associazione Nazionale tra le Imprese per l’Alimentazione e la Cura degli Animali da Compagnia
L’umanizzazione dell’animale – se da un lato può giovare all’uomo nel trattamento di alcune patologie, come la depressione – può produrre spiacevoli malintesi comunicativi tra due mondi (quello dell’uomo e quello dell’animale) ancora troppo distanti. Non basta quindi riempire di attenzioni il proprio “amico” per vederlo equilibrato e sereno.
La salute mentale è a rischio
L’uomo deve adottare tutti gli accorgimenti necessari a salvaguardare la propria salute ma per far ciò non deve compromettere la salute degli animali che accudisce. Capita troppo spesso che l’umanizzazione conduca a conseguenze spiacevoli dal punto di vista della comunicazione. L’utilizzo di un linguaggio umano non può infatti attecchire su una componente animale, che segue logiche comportamentali e comunicative ben diverse. Gianna Pietrobon, educatrice cinofila di III livello, conferma: “L’amore che nutriamo nei confronti dei nostri cani, la costante interazione e la forte sintonia che creiamo con loro ci inducono, molto spesso, ad attribuire caratteristiche e qualità umane a determinati loro comportamenti, deformando il loro linguaggio dal nostro punto di vista. Sebbene, infatti, sia causato da ingenua ignoranza della psicologia e dell’etologia canina, quest’atteggiamento può essere rischioso, poiché genera tra le due specie malintesi comunicativi e potenziali problemi comportamentali” (Gianna Pietrobon, I rischi dell’antropomorfismo, “cani.com”, 18 gennaio 2013).
L’amore non basta
Non si chiede all’essere umano di avere tutte le conoscenze del mondo animale che possiede un etologo, ma un’infarinatura generale è necessaria per rapportarsi al meglio con un essere che rivendica i propri bisogni e le proprie esigenze, seppur in punta di piedi e amando in modo incondizionato. Non basta dunque l’amore ma ci vuole anche la dovuta attenzione per non compromettere un legame unico nel suo genere. Daniela Pitardi, educatrice cinofila, afferma: “Vedere il proprio cane come se fosse un bambino e quindi donargli solo amore in quantità non è la soluzione per avere un cane felice ed equilibrato” (Daniela Pitardi, “Antropomorfizzare il cane è segno di intelligenza”: bufala o verità?, “trainmybyddy.com”, consultato il 19 marzo 2018).
Autori citati:
Pietrobon Gianna
- educatrice cinofila di III livello