Il costo ridotto della tecnica permette a quest'ultima di venire diffusa su larga scala e di essere accessibile a tutti senza distinzioni

Paure infondate

Come afferma Alta Charo, docente di Legge e Bioetica presso l’Università del Wisconsin-Madison, il cui parere è riportato nell'articolo Bioeticisti: esagerati i timori sulle modifiche del genoma umano, pubblicato il 23 gennaio 2018, la storia conferma che la paura di creare 'bambini su misura' è esagerata quando si parla di alterare, cancellare o scambiare geni negli embrioni umani: “Abbiamo assistito a 50 anni di progressi responsabili e utili in screening genetici, test genetici e, più recentemente, in veri e propri trattamenti genetici e non è successo niente di quanto paventato […] D’altra parte, sin dagli anni ’70, ossia da quando l’amniocentesi è stata introdotta come screening per le donne in gravidanza, si è temuto che tali innovazioni rappresentassero il primo passo verso il pendio scivoloso della selezione di esseri umani. Ma questo non è accaduto”.
La prof.ssa Charo ricorda poi che, anche per la diagnosi genetica pre-impianto, entrata in uso tra gli anni Ottanta e Novanta, ci sono state levate di scudi per il timore che tutti avrebbero optato per la fecondazione in vitro pur potendo concepire naturalmente, “Ma anche questo non è accaduto: al contrario un’eventuale biopsia dell’embrione in vitro consente al medico di dire ai genitori se l’embrione ha una caratteristica che si tradurrebbe in una malattia devastante”.
Il sospetto è che la paura derivi in parte dalla sovrastima del ruolo della genetica sull’identità umana. “Ma la razza non è un fenomeno genetico […] Si tratta di un costrutto sociale e non dobbiamo supporre che avere maggiori informazioni genetiche significhi abusarne. Il progresso scientifico è una conseguenza del sapere che incorpora i valori della società: va percorso e non ostacolato attraverso la più ampia cooperazione possibile per trarne vantaggio, all’interno di perimetri etici e giuridici condivisi, ma nel rispetto delle inevitabili differenze tra nazioni e le culture che decideranno se e come utilizzare queste nuove tecnologie”.

Satolli: biohackeraggio e “odore di grande affare”

Nel suo articolo Editing genetico, Satolli: “Mancano le regole e c’è odore di grande affare”, pubblicato l'8 febbraio 2016 su “Il Fatto Quotidiano”, Roberto Satolli, medico e giornalista, elenca i problemi che potrebbero emergere dalla diffusione in larga scala e a prezzi accessibili a tutti della tecnica CRISPR/Cas9: “Non sono un biologo molecolare, per cui mi stupisco di trovare spesso nella casella dello spam, tra occasioni di sesso e trappole di fishing, anche offerte di acquisto di sistemi CRISPR/Cas, gli stessi di cui le autorità britanniche hanno autorizzato l’uso su embrioni umani per modificarne il genoma […] C’è odore di grande affare, e gli investitori più accorti si sono già mossi, a partire da Google Ventures e fondazione Bill Gate, che pompano decine di milioni di dollari nelle possibili applicazioni in medicina, mentre colossi come DuPont puntano a quelle in agricoltura. […] Gli americani non dominano più in modo incontrastato la ricerca biologica, incalzati dai cinesi e da altri. Soprattutto la scienza non è più una faccenda accademica: si moltiplicano le start e gli spin off, pronti a essere inglobati dal capitale a rischio e dall’industria, e addirittura in questo campo scorrazzano i biohacker, dilettanti che nei sottoscala giocano con tecnologie alla portata ormai di quasi tutti: compresa l’offerta via spam di cui dicevo all’inizio”.

Proprio la questione della diffusione della tecnica su larga scala, amplifica quello che George Daley, professore di Medicina, di Chimica, di Biologia e di Farmacologia Molecolare all'Harvard Medical School, definisce come “il più fondamentale dei problemi”. Sue dichiarazioni in merito sono riportate nell'articolo Moratoria sulla ricerca, cresce il consenso, pubblicato il 26 marzo 2015 su “L'Avvenire”: “Stiamo dunque per entrare nella drammatica fase di poter modificare la nostra linea germinale e di prendere il controllo del nostro destino genetico? Ciò comporta enormi pericoli per l’umanità”.

Greco: dobbiamo imparare a gestirla

Per Pietro Greco, giornalista scientifico, scrittore e chimico, socio fondatore della Fondazione IDIS-Città della Scienza di Napoli, l'efficacia, la precisione e i costi contenuti della CRISPR-Cas9 potrebbero dare il via a un utilizzo di massa della tecnica molto pericoloso.
A tal proposito, nell'articolo L'etica dell'embrione corretto, pubblicato il 6 agosto 2017 su “Scienzainrete”, Greco afferma: “In breve tutti i laboratori di biologia potrebbero imparare a utilizzarla. Autorizzati e non. Benintenzionati e non. Il problema che si pone, dunque, è: come far sì che la CRISPR/Cas9 venga utilizzata solo da laboratori autorizzati e per obiettivi generalmente considerati desiderabili? E come impedire, di converso, che venga utilizzata per obiettivi poco desiderabili se non pericolosi? Le cronache di questi ultimi anni hanno dimostrato che, come è sempre avvenuto in passato, questa tecnica innovativa non può (aggiungeremmo, non deve) essere disinventata. Dobbiamo imparare a gestirla. E nessuno ha una facile ricetta”.
Greco interviene poi sull'accessibilità alle future eventuali terapie, evidenziando i rischi discriminatori. “Non deve diventare una terapia a disposizione solo di pochi, ma deve diventare una terapia per tutti (beninteso, se decideremo di utilizzarla). E, dunque, dobbiamo rimuovere dall’inizio ogni fattore di discriminazione all’accesso in base al reddito, alla nazionalità, al genere”.

Diritto a un “futuro aperto” e diseguaglianza socio-economica

Secondo Giuseppe Testa, professore associato di Biologia Molecolare presso l'Università degli Studi di Milano, la modifica alla linea germinale umana presenta una serie di criticità, tra cui la possibilità di potenziare fisicamente e cognitivamente i nostri figli.
Nell'articolo Riscrivere il DNA con CRISPR-Cas9. Governance alle frontiere della tecnoscienza, pubblicato il 22 luglio 2017 su “abcd.it”, Luca Marelli riformula alcune dichiarazioni di Testa: “Tralasciando la difficoltà concettuale di operare una netta distinzione tra interventi di terapia e interventi di potenziamento, due sono le questioni che tale problematica solleva. In primo luogo, la domanda sulla liceità morale dell’intervento sulla linea germinale umana riguarda il rischio di interferenza nell’autonomia e nell’autodeterminazione delle generazioni future. Proprio perché tale intervento andrebbe letteralmente ad iscriversi nel sostrato biologico stesso delle nuove generazioni, configurandosi quindi come irreversibile, non sarebbe forse più opportuno astenervisi? Procedendo in questa direzione – sostengono i critici dell'utilizzo di CRISPR in tale ambito – si andrebbe infatti ad inficiare inevitabilmente il duplice diritto delle generazioni future a ereditare un genoma non manipolato e mantenere un 'futuro aperto'. O di converso, è la contro-obiezione, non si tratterebbe invece di un intervento del tutto assimilabile ai numerosi investimenti educativi (come ad esempio l’iscrizione a corsi sportivi o musicali) che già da oggi poniamo in atto per il potenziamento fisico e cognitivo dei nostri figli, e che difficilmente potrebbero configurarsi come 'reversibili'? La questione, come è evidente, non è passibile di una facile risoluzione”.

La seconda problematica riguarda il pericolo di una più marcata diseguaglianza socio-economica: “In presenza di crescenti disparità d’accesso al 'mercato' dell’assistenza sanitaria e delle tecnologie riproduttive, dobbiamo forse rassegnarci al progressivo consolidamento, perseguito anche attraverso mezzi biotecnologici, di una 'casta alpha' con accesso alle migliori opportunità politiche e sociali, di contro a una pletora di Untermenschen lasciati sempre più ai margini delle occasioni di benessere concesse dalle nostre società?”.

Mestrovi: uguaglianza e giustizia

Secondo il parere di Tomislav Mestrovic, medico presso lo Psychiatric hospital "Sv. Ivan" di Zagabria, le preoccupazioni etiche e legate alla sicurezza dovrebbero essere risolte prima che la tecnologia CRISPR/Cas9 muova altri passi in avanti.
Nel suo articolo CRISPR: Preoccupazioni di Sicurezza ed Etiche, pubblicato il 13 gennaio 2016 su “News Medical Life Sciences”, Mestrovic afferma: “Analogamente a quanto succede per altre tecnologie di emergenza nella ricerca biomedica, la modifica del genoma umano apre alcune domande serie per quanto riguarda l'uguaglianza e la giustizia, per esempio chi avrà accesso al trattamento potenziale e per cui quei trattamenti saranno sviluppati […] La proliferazione rapida del germinale che modifica le terapie facendo uso della tecnologia CRISPR/Cas9 porterebbe indubbiamente un rischio non banale. Di Conseguenza, questo approccio dovrebbe essere adottato in pratica clinica solo dopo che l'esame giustamente percorso, simile ad un'indagine etica ha luogo. Il Regolamento sembra essere l'approccio più fattibile, sebbene alcuni esperti optino per l'approccio temporaneo di 'laissez faire' e di moratoria”.

Il pericolo del ritorno all'eugenetica

Uno dei rischi maggiori è quello della deriva eugenetica, ovvero del miglioramento genetico di un gruppo di individui.
È ciò che viene denunciato da Edward Lanphier, amministratore delegato e direttore della Sangamo BioSciences, le cui dichiarazioni sono riportate nell'articolo Chinese scientists genetically modify human embryos, pubblicato il 22 aprile 2015 su “Nature”, a firma di David Cyranoski e Sara Reardon, e riportato nell'articolo di Sylvie Coyaud, La tecnica CRISPR/Cas9 e l’eugenetica, pubblicato il 28 maggio 2015 su “oggiscienza”: “Aprire alla modificazione della linea germinale è semplicemente aprire al ritorno del programma eugenetico: alla selezione positiva delle versioni 'giuste' del genoma umano e all’eliminazione di quelle 'sbagliate' non solo per la salute di un individuo, ma per il futuro della specie”.