L’esperimento SOX è un progetto trasparente, autorizzato a ogni livello

Una campagna di disinformazione

Con SOX si è proceduto in maniera graduale, percorrendo tutti gli step necessari per ottenere le autorizzazioni da parte delle Istituzioni e il nulla osta da parte della comunità scientifica.
Si registra, pertanto, un fastidio neanche troppo velato da parte degli addetti ai lavori e da parte di chi, dal primo giorno, si è sempre impegnato nel progetto. Il coordinatore di SOX, il fisico Marco Pallavicini, è molto diretto a riguardo: “È stata fatta un’enorme disinformazione. Sono state dette molte falsità e anche un certo numero di scemenze. Il vero punto non è tanto che ciò sia accaduto, Il vero problema è che almeno una parte delle autorità si è fatta guidare da questa disinformazione. La campagna di stampa non ha però influenzato in alcun modo la nostra decisione di cancellare SOX. Avremmo senz’altro dovuto comunicare meglio e gestire le difficoltà ‘mediatiche’ ma l’esperimento non poneva nessun rischio reale e quindi eravamo determinati a farlo. […] un esperimento come SOX può esser fatto in assoluta sicurezza” (Enzo Vitale, "Addio al progetto Sox: ho letto tante falsità, non era pericoloso", parla Marco Pallavicini, direttore dell'esperimento al Gran Sasso, “ilmessaggero.it”, 15 febbraio 2018).
Si lamenta proprio questo passaggio a vuoto, dove le persone competenti si lasciano trascinare dalle voci della massa, sminuendo un lavoro importante per l’intera società.
Giovanni Damiani, ex direttore tecnico Agenzia Regionale per la Tutela dell'Ambiente (ARTA) afferma: “Nel silenzio parlano quelli che dicono cavolate. E un po' li capisco: la scienza 'non è democratica' e chi è refrattario a essa non la capisce. I più non si fidano più di nessuno” (Esperimento SOX: Damiani, ''basta bufale! cosi' si danneggia l'ecologismo serio', “abruzzoweb.it”, 12 dicembre 2017).
Può essere fisiologico un certo allarmismo da parte della popolazione non addetta ai lavori, non è accettabile quello proveniente dagli esperti, perché la scienza ha sgombrato ogni dubbio.

Trasparenza e professionalità

Non tutte le parti politiche si sono poi schierate contro il progetto. A fronte di un atteggiamento ostile da parte del Centrodestra ma soprattutto del Movimento 5 Stelle, si può sottolineare un’apertura anche piuttosto convinta da parte dei progressisti PD di Teramo: “Ribadiamo di non essere pregiudizialmente contrari agli esperimenti, anzi siamo favorevoli allo sviluppo delle attività del più importante centro di ricerca d’Italia ma vogliamo capire e conoscere” (Filippo Tronca, Esperimento SOX: progressisti Pd Teramo in piazza mentre il resto del partito tace, “abruzzoweb.it”, 5 novembre 2017).
Un meccanismo ben oliato, che ha visto i protagonisti perfettamente a proprio agio e coerenti nella propria azione, anche se tutto ciò non è bastato.
Lo scienziato Eugenio Coccia, ex direttore dei Laboratori di Fisica del Gran Sasso, difende la bontà di SOX: “La trasparenza, le professionalità e l’attenzione anche degli enti pubblici mi fanno sentire tranquillo” (Marianna Gianforte, Esperimento Sox, Coccia (ex Lnfn): “La scienza non si fermi”, “rete8.it”, 13 ottobre 2017).

Claudio Alessandro Colombrita, 19 marzo 2018

Omissioni gravi

L’esperimento SOX è stato sin dall’inizio caratterizzato da confusione ed approssimazione, le istituzioni infatti non sono mai state abbastanza chiare con i cittadini.
Si lamentano gravi mancanze da parte dei Laboratori Nazionali Gran Sasso e della Regione Abruzzo. Gli ambientalisti si sono più volte espressi per richiedere l’accesso ai documenti e informazioni più chiare. Augusto De Sanctis, portavoce del Forum H2o, osserva che “l'Infn, oltre a non dichiarare nella documentazione l'esistenza delle captazioni d'acqua, che servono migliaia di persone e sono attive una all'interno e l'altra poco fuori dai laboratori, ha omesso di comunicare che l'area si trova in un Parco Nazionale, è Sito di Interesse Comunitario e Zona di Protezione Speciale e che i Laboratori del Gran Sasso sono tra i 26 siti abruzzesi classificati come Impianti a Rischio Rilevante" (Sox: Forum H2o, captazioni non segnalate, “ansa.it”, 24 novembre 2017).

Bisogno di maggiore chiarezza

L’attività dei Laboratori nasce già viziata, perché contraria all’articolo 94 del Decreto Legge 152/2006, che stabilisce che le sostanze considerate pericolose, in mancanza di una mappatura più dettagliata, non possono essere stoccate a meno di 200 metri dal punto di captazione dell’acqua più vicino (Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “bosettiegatti.eu”, consultato il 22 febbraio 2018).
Chiedono maggiore chiarezza gli ambientalisti ma chiedono maggiore chiarezza soprattutto i cittadini che in quelle zone ci vivono, che quelle acque le bevono.
Il Centrodestra si è schierato in favore di questa istanza per bocca dell’onorevole di Forza Italia, Fabrizio Di Stefano: “L’impegno per tutelare i cittadini deve essere massimo e per questo abbiamo fatto un Question Time in Commissione Ambiente alla Camera per chiedere al Ministro Galletti se sia a conoscenza della vicenda e soprattutto quali urgenti iniziative intenda assumere per intervenire a garantire la salute e la sicurezza degli abruzzesi. Ma la risposta che abbiamo ricevuto oltre a non essere esaustiva, getta ancora più incertezza e confusione sulla vicenda” (Fabio Lussoso, Abruzzo, per F.I. su Esperimento Sox qualcuno mente, “rete8.it”, 23 novembre 2017).