La costruzione di un muro al confine con il Messico è stata una decisione irrazionale che ha minato i rapporti tra USA e gli altri paesi dell’America centrale

La barriera di confine doveva essere finanziata dal Messico grazie alla tassazione dei suoi prodotti di importazione

Durante i primissimi mesi della presidenza Trump, l’allora portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, aveva rilasciato informazioni importanti in merito ai progetti della costruzione del muro per la separazione con il Messico al confine meridionale degli Stati Uniti.
La questione della necessaria costruzione di una barriera al confine tra i due paesi era stata avanzata da Trump già durante i dibattiti in campagna elettorale per la corsa alla presidenza degli Stati Uniti, in risposta al costante flusso di immigrati centroamericani che per decenni sono entrati illegalmente nel territorio statunitense. La proposta illustrata da Spicer riguardava la possibilità di imporre una tassa del 20% sulle importazioni dal Messico per consentire di coprire i costi della costruzione della barriera al confine.
La notizia era stata riportata in data 26 gennaio 2017 dal sito internet del quotidiano “La Stampa”, nell’articolo “Sul muro è scontro Usa e Messico. ‘Pronti a tassare i loro prodotti del 20%’. Pena Nieto annulla l’incontro con Trump”. L’articolo riferisce in dettaglio la proposta dell’amministrazione Trump tramite la voce di Sean Spicer, il quale precisava che la manovra avrebbe consentito di raccogliere addirittura 10 miliardi di dollari l’anno.
La decisione di Donald Trump aveva tuttavia causato non pochi problemi diplomatici con il vicino Messico, primo tra tutti la rottura con l’allora presidente Nieto, che decise di annullare un incontro previsto alla Casa Bianca: “Cercheremo una data per fissare qualcosa in futuro. Manterremo aperte le linee di comunicazione”, dichiarava l’ex portavoce della Casa Bianca.
Alle parole di Spicer sono seguite quelle di Trump, che, stando a quanto riferisce l’articolo, ha cercato di far passare la proposta come una decisione “congiunta” tra Messico e Stati Uniti.

La dotazione di pannelli solari per il muro di confine avrebbe consentito al Messico di risparmiare notevolmente sulle spese di costruzione

L’articolo intitolato “Il muro con il Messico sarà solare’, ecco la nuova idea di Donald Trump”, pubblicato in data 22 giugno 2017 sul sito internet del quotidiano “La Stampa”, ha riportato alcune dichiarazioni rilasciate dall’allora presidente Donald Trump in merito al progetto di costruzione del muro al confine con il Messico.
Nel dubbio riguardo a chi debba effettivamente finanziare la costruzione del muro al confine, l’articolo riporta che Donald Trump aveva proposto di ricoprire la barriera con dei pannelli solari che consentissero di produrre energia elettrica, il cui ricavato sarebbe stato impiegato per finanziare la costruzione del muro. Il progetto avrebbe inoltre fornito l’occasione al governo del Messico di risparmiare un conto troppo salato: “Stiamo pensando a qualcosa che sia unico, mi riferisco al muro meridionale. Tanto sole, tanto caldo. Stiamo pensando di costruire il muro come un muro solare, che crei energia, e si paghi da sé. È il modo in cui il Messico pagherà molto meno. Non è una buona idea?”.
La nuova idea era stata illustrata da Trump, riferisce l’articolo, durante un comizio tenuto a Cedar Rapids, nello Stato dell’Iowa dove il presidente aveva ottenuto la clamorosa vittoria nel novembre del 2016 per raggiungere la presidenza. Stando a quanto riportato dall’articolo, la proposta di collocare pannelli solari sul muro era già circolata a Washington quando il presidente americano ne aveva discusso con un gruppo di parlamentari repubblicani nel mese di giugno del 2016. L’idea non era tuttavia mai trapelata prima del comizio di Cedar Rapids perché il presidente non ne aveva mai espressamente parlato in pubblico. “Pensateci”, ha continuato Donald Trump nel suo discorso riferendosi al progetto del muro: “più è alto e più è prezioso. Bella immaginazione, non è vero? È una mia idea”.
L’articolo prosegue presentando il bilancio del progetto previsto, che stabiliva uno stanziamento di 1,6 miliardi di dollari per costruire le nuove sezioni e riadattare le parti già esistenti lungo i 120 chilometri di confine. Il costo complessivo per consentire di completare l’opera si aggirava, secondo il presidente, tra gli 8 e i 12 miliardi di dollari.
Nel frattempo, in attesa del “via libera” da parte del Congresso, diversi progetti di questa proposta erano stati presentati da alcune aziende di Las Vegas, come la Gleason Partners. Tom Greason, il capo dell’azienda, aveva stimato che il progetto sarebbe stato in grado di generare due megawatts di elettricità ogni miglio, una quantità di energia, riferisce l’articolo in questione, sufficiente a mantenere 350 abitazioni. Il costo di tale impresa, aveva concluso Greason, si aggirava attorno ai 7,5 milioni di dollari a miglio.

Il Messico non è mai stato disposto a finanziare la costruzione della barriera al confine con gli Stati Uniti

L’allora presidente del Messico, Enrique Peña Nieto, aveva rifiutato l’idea di fare finanziare interamente dal suo governo la costruzione della barriera prevista da Trump al confine con gli Stati Uniti: “Il Messico non pagherà il muro che Donald Trump intende costruire lungo la frontiera fra Stati Uniti e Messico”. Le dichiarazioni erano state trasmesse in un video pubblicato il 26 gennaio 2017 da “rainews.it” nell’articolo Peña Nieto contro Trump: ‘il Messico non pagherà il tuo muro’. Enrique Peña Nieto aveva chiaramente espresso la propria contrarietà in merito alla decisione del presidente degli Stati Uniti per la costruzione del muro: “Mi rammarico e disapprovo la decisione degli Stati Uniti di continuare la costruzione di un muro che da anni, anziché unirci, ci divide. Il Messico non crede nei muri. L’ho già detto molte volte, il Messico non pagherà nessun muro”. E aveva ribadito la propria contrarietà alla costruzione di questa barriera aggiungendo che al ministero degli Esteri era stato ordinato di rafforzare le misure a tutela dei messicani che si trovano egli Stati Uniti.

La costruzione del muro esprime irrazionalità

Raul Castro, l’allora presidente cubano, aveva espresso la propria opinione in riferimento alla decisione dell’amministrazione Trump di voler costruire una barriera al confine con lo Stato messicano. Le sue dichiarazioni erano state pubblicate nell’articolo Raul Castro contro Trump: ‘Muro è espressione di irrazionalità’, pubblicato il 7 marzo 2017 su “Tgcom24.mediaset.it”. Castro aveva infatti definito la barriera prevista da Trump come “espressione di irrazionalità” non solo contro il Messico, ma anche contro tutta l’America Latina: “La nuova agenda della Casa Bianca minaccia di scatenare un protezionismo estremo ed egoista che colpirà la competitività del nostro commercio estero”.
L’allora presidente cubano, durante un discorso nella capitale del Venezuela, aveva aggiunto che la costruzione del muro avrebbe danneggiato gli accordi ambientali e deportato migranti.

I clandestini che attraversano il confine con gli Stati Uniti sono perlopiù migranti dal Centroamerica che usano il Messico come paese di transito

L’articolo “Trump, il Muro, gli immigrati e tutte le cose che non vanno tra Messico e Washington. Parla l’ambasciatore messicano in Italia”, pubblicato in data 24 febbraio 2017 per il quotidiano “Il Foglio” e firmato da Maurizio Stefanini, riporta importanti dichiarazioni rilasciate da Juan José Guerra Abud, ex-ambasciatore messicano in Italia. Guerra Abud riconosceva il diritto di costruire un muro nel territorio degli Stati Uniti ma ribadiva che il governo messicano non era disposto a pagare per questo progetto: “Se un vicino si vuole ristrutturare casa, non è che io posso impedirglielo. Ovviamente, però, non è che poi può pretendere di passare a me il conto. Il Messico sicuramente per quel Muro non pagherà. E qualunque decisione gli Stati Uniti prenderanno in materia di commercio, il Messico si regolerà di conseguenza. Trump vuole impedire che le imprese automobilistiche montino in Messico i modelli destinati agli Stati Uniti? Gli studi dimostrano che riportare le linee di montaggio negli stessi Stati Uniti farebbe rincarare ogni modello dai 2.500 ai 4.000 dollari, e quindi non so come l’industria automobilistica potrà reagire. Ma so che noi messicani compriamo dagli Stati Uniti ogni anno mais per 20 miliardi di dollari, e che nel caso andremo a comprarlo da un’altra parte!”
L’ex-ambasciatore Guerra Abud sottolineava la volontà del proprio governo di difendere la sovranità messicana: “In Messico siamo preoccupati, ma non abbiamo paura, perché siamo un paese sovrano e come popolo in questo momento siamo più uniti che mai. Siamo disposti a negoziare con gli Stati Uniti ogni punto, e abbiamo già iniziato il negoziato dei vari temi sul tavolo: commercio, migrazioni, sicurezza, droga, antiterrorismo. Andremo avanti, e trarremo le nostre conclusioni”. E concludeva affermando che il problema dell’emigrazione messicana sta in realtà cessando di essere tale e che chi passa il confine con gli Stati Uniti è in realtà una massa di clandestini provenienti dal Centroamerica che usa il Messico soltanto come paese di transito: “Ormai sono più i messicani che tornano in patria di quelli che vogliono andare negli Stati Uniti. Merito di una politica economica che tra riforma dell’energia, riforma delle telecomunicazioni, creazione di un clima favorevole all’impresa è riuscita a creare 800.000 posti di lavoro formali in 12 mesi. Quelli che rischiano di essere espulsi, in realtà, sono messicani che sono negli Stati Uniti da irregolari da molti anni”.

Il muro di Trump

“Il presidente messicano, Andrés Manuel López Obrador, ha affermato che l'ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, non finirà di costruire il muro di confine anti-migranti se vincerà le elezioni americane di novembre [2024] ottenendo un secondo mandato. ‘Non lo farà perché non funziona e ci capiamo molto bene. Abbiamo firmato un trattato commerciale ed economico che è stato favorevole ad entrambi i popoli, ad entrambi i Paesi. Lui lo sa. E lo sa anche il presidente (Joe) Biden’, ha detto Obrador in un'intervista al programma '60 Minutes' della Cbs”(Presidente messicano, 'Trump non finirà il muro anti-migranti', “ansa.it”, 25 marzo 2024).