Voglia di apparire e desiderio di farsi pubblicità creano una vera e propria “caccia alle streghe” che distrugge vite private e carriere

L’indignazione fa ascolti

Carriere spazzate via in un lampo, la bravura messa da parte per un’accusa, produzioni sospese, attori cacciati via senza spiegazioni, tutto sembra ormai essere sfuggito alla logica.
Le televisioni, i siti internet e i giornali mettono alla gogna i presunti colpevoli, infliggendo, di fatto, una pena, ancor prima dei tribunali. In tutto ciò ne approfittano anche i creatori di bufale che mettono sul mercato fake news per prendere montagne di “likes” e visualizzazioni.

Lo sceneggiatore Francesco Francio Mazza sottolinea che il fenomeno è ormai fuori controllo: “Sono anni che i media spendono le loro maggiori risorse nel favoreggiamento sistematico di ogni possibile forma di indignazione, cercando di trasformare lo sdegno in views, likes, copie vendute. L’attuale caccia agli stregoni, quindi, non è che una grande operazione commerciale per cui Weinstein è giusto un pretesto, operata dai media per far fruttare una delle bolle più numerose, e quindi più ricche di tutte: la bolla femminista” (Molestie, così i media sfruttano l’indignazione per fare soldi, “linkiesta.it”, 11 novembre 2017).

Si parla dunque di una vera e propria operazione commerciale, con i media che si sono sottratti al loro ruolo originario di fare notizia e riportare la verità e si sono piegati a logiche economiche e di potere.
Corrado Ocone, filosofo e saggista italiano, lancia l’allarme: “I media occidentali, e anche i grandi giornali italiani, quelli che dovrebbero rappresentare la coscienza critica dell’opinione pubblica, e comunque una palestra di pluralismo, hanno completamente abdicato al proprio compito, scegliendo la posizione più comoda, il conformismo del pensiero unico” (Corrado Ocone, 3 domande filosofiche sulle molestie sessuali , “formiche.net”, 27 ottobre 2017).
L’ondata di sdegno ha portato a una serie di dichiarazioni e denunce pervenute però dopo troppo tempo rispetto al verificarsi dei fatti.

Una vera e propria caccia alle streghe

Cento donne, tra cui la famosa attrice Catherine Deneuve, si sono schierate in difesa degli uomini in una lettera aperta a “Le Monde”: “Questa giustizia sommaria ha già fatto le sue vittime, gli uomini sanzionati nell’esercizio del loro mestiere, costretti alle dimissioni, eccetera. Il loro solo torto è aver toccato un ginocchio, rubato un bacio, parlato di cose ‘intime’ durante una cena professionale e inviato dei messaggi a connotazione sessuale a una donna che non era reciprocamente attratta” ("Nous défendons une liberté d’importuner, indispensable à la liberté sexuelle", “lemonde.fr”, 13 gennaio 2018).

Non bisogna dunque nemmeno cadere nel ridicolo, condannando comportamenti del tutto normali e rientranti in un’ottica di corteggiamento.
L’attore e doppiatore irlandese Liam Neeson, ospite del "The Late Late Show", si è soffermato sulla mania di persecuzione che sembra essere il gioco preferito del momento: "C'è un po' di caccia alle streghe. Ci sono alcune persone, personaggi famosi, che vengono improvvisamente accusati di toccare il ginocchio di una ragazza o qualcosa del genere e improvvisamente vengono allontanati dai loro programmi o progetti" (Liam Neeson: "Lo scandalo sulle molestie sessuali ha scatenato la caccia alle streghe", “tgcom24.mediaset.it”, 13 gennaio 2018).

L’uomo rischia di rimanere paralizzato per denunce fatte dopo decenni, rischia di veder compromessa la propria carriera e il proprio percorso familiare per delle dichiarazioni ancor prima che queste siano provate e verificate.
Tra gli accusati, anche il regista Woody Allen, che avrebbe molestato la sua figlia adottiva: “Temo che si venga a creare un'atmosfera da caccia alle streghe, in cui ogni uomo in un ufficio che fa l'occhiolino a una donna debba ritrovarsi a chiamare un avvocato per difendersi. Non è giusto nemmeno quello", ha affermato (Silvia Bizio, Woody Allen: "Lo scandalo Weinstein è triste ma ora scatterà la caccia alle streghe", “repubblica.it”, 16 ottobre 2017).

Claudio Alessandro Colombrita, 14 febbraio 2018

Gli uomini devono essere i primi a condannare

È bastato il caso Weinstein per far saltare tutte le coperture di un mondo che viveva sull’omertà e sul compromesso. Anche e qualora i comportamenti adottati dal produttore fossero all’ordine del giorno in un certo ambiente, non si dovrebbe di certo essere più morbidi nel condannare una rete fatta di violenze, soprusi e abusi. I veri uomini, i registi che premiano il merito e i datori di lavoro onesti, devono alzare la voce contro questa omologazione di genere, rivendicando la propria superiorità. Così il giornalista e scrittore Pierluigi Battista: “Il ricatto per cui o ti adegui alle mie condizioni oppure perdi il lavoro è una roba che noi maschi dovremmo considerare con aperta ripugnanza. Si è sempre fatto? Basta, non si fa più. Il produttore o il regista che scarta la giovane attrice perché non ha ceduto fa schifo, punto” (Pierluigi Battista, Noi maschi sappiamo qual è il confine Impariamo a rispettare i no. E a dirceli, “27esimaora.corriere.it”, 10 gennaio 2018).

Il tema è particolarmente caldo e ha delle ripercussioni sociali rilevanti, ecco perché è uno degli argomenti più discussi dal Parlamento Europeo, alla ricerca di azioni comuni e condivise. La deputata svedese Malin Björk, del gruppo della Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica, ha parlato dell’importanza di includere gli uomini in questo percorso: “Gli uomini devono prendere le proprie responsabilità. Se sono parte del problema possono anche essere parte della soluzione” (Le molestie sessuali nell’UE discusse alla plenaria del Parlamento europeo, “europarl.europa.eu”, 25 ottobre 2017).

Sulla stessa lunghezza d’onda la deputata tedesca del gruppo Verde Terry Reintke che ha raccontato di essere stata vittima di molestie in passato: “Sì, si tratta di donne, ma non è una questione femminile. Gli uomini devono parlare. Dobbiamo combattere fianco a fianco” (Le molestie sessuali nell’UE discusse alla plenaria del Parlamento europeo, “europarl.europa.eu”, 25 ottobre 2017).

L’errore più grande sarebbe quello di farne una questione di genere. Uomini e donne devono combattere fianco a fianco per far prima emergere i soprusi e poi per isolare i colpevoli, per far trionfare un’idea di giustizia che conviene a tutti. L’atteggiamento di diffidenza nei confronti delle recenti dichiarazioni non aiuta di certo perché non ci si mette nei panni di persone che hanno vissuto storie anche solo difficili da raccontare. Di certo, non aiuta nemmeno il comportamento di chi vuol farsi solo pubblicità, sfruttando l’onda delle denunce. Occorre trovare un equilibrio, di azioni e di dichiarazioni, anche attraverso il lavoro imprescindibile della magistratura.

Una tappa necessaria per il cambiamento

Il movimento #MeToo è fondamentale per gridare la volontà di cambiare. Si tratta di una tappa necessaria seppur dolorosa perché fa venire alla luce storie che possono sembrare inverosimili ma che rappresentano prassi consolidate in un sistema di potere malsano. Il regista Steven Spielberg si è schierato in maniera netta a favore delle donne, criticando anche la lettera delle 100 donne francesi, capeggiate da Catherine Deneuve: "Mi dispiace ma non vedo [il movimento #MeToo] come una caccia alle streghe, ma come un imperativo, questo momento è ‘uno spartiacque’, che ha rivelato al mondo le virtù delle donne che vanno avanti attraverso tremendi sacrifici personali, usando incredibili quantità di coraggio per parlare di ciò che è accaduto ieri o 40 anni fa. Una situazione che cambierà tutto per il meglio, grazie anche alle denunce future che continueranno ad arrivare” (Steven Spielberg: Catherine Deneuve wrong on witch-hunt claim after Weinstein scandal, “news.sky.com”, 11 gennaio 2018, TdR).
L’indignazione fa parte della normalità delle cose ed è una tutela importante per tutti quegli addetti ai lavori che non si piegano a certe logiche. I registi che fanno bene il proprio lavoro urlano con fermezza la loro condanna ai colleghi, le donne che hanno deciso di investire su merito e sulla propria dignità, possono così dissociarsi, cercando di isolare le mele marce.