Il calcio, al pari di altri sport, deve aprirsi alle novità e alla moviola in campo

Una classe arbitrale che sta bruciando i tempi

Con l’entrata in funzione del VAR sono scomparsi gli arbitri di porta, un esperimento durato poco e che ha prodotto solo tanta confusione e scarsi risultati. Si è avvertita come necessaria l’esigenza di affidarsi a qualcosa di più sicuro e meno emotivo, che fornisse risposte certe e inequivocabili. Un percorso che all’inizio sembrava più tortuoso ma che ora sembra ben delineato, con eccezionali protagonisti, gli arbitri italiani, da sempre considerati i migliori al mondo, i quali hanno assorbito molto bene le nuove istruzioni.

Nicola Rizzoli, designatore di Serie A, conferma questa impressione: "Siamo molto soddisfatti dell'utilizzo della Var perché stiamo migliorando tanto e accorciando i tempi. E' chiaro che bisognerà fare ancora esperienza ma l'esperienza porta a far tesoro dei proprie errori. L'obiettivo è quello di migliorare ancora tanto ma siamo sulla strada giusta" (Rizzoli: "Var? Siamo sulla strada giusta", “raisport.rai.it”, 27 ottobre 2017).

Una novità chiamata a gran voce

Di moviola in campo si parla da anni, finalmente ci si è decisi a fare un passo per adottarla concretamente. Sembrava un traguardo irraggiungibile, dapprima la Gol Line Technology, poi gli arbitri di porta, altra componente umana, a tirare il freno a mano ad un processo di modernizzazione, infine il salto di qualità inevitabile, addirittura da precursori, un esempio a livello europeo accolto ben volentieri da tutto il sistema. Un’icona del giornalismo sportivo, Aldo Biscardi, da poco scomparso, ha condotto una vera e propria battaglia per l’introduzione della moviola in campo, nel suo “Processo di Biscardi” ed è riuscito a vincerla proprio a pochi mesi dalla sua morte: “Il Var non favorisce alcuno, porta alla luce la verità. Da sempre le partite si vincono segnando un gol più dell'avversario. Il Var è uno strumento che permetterà di capire certe dinamiche” (Aldo Biscardi a Libero: "Il Var è la mia vittoria: un inno alla democrazia", “liberoquotidiano.it”, 26 agosto 2017).

Uno stimolo a far meglio

Non è vero che il VAR azzera la bravura degli arbitri, anzi, li incentiva a far meglio. Nelle prime giornate si è vista una netta differenza tra gli arbitri bravi e gli arbitri meno bravi, anche nell’utilizzo della tecnologia e nella tempistica necessaria a raggiungere una decisione. I fischietti sono richiamati a una maggiore concentrazione per non commettere errori e non condizionare una partita, nonostante la presenza di un ausilio così importante. La tecnologia mostra la realtà, spetta ancora all’arbitro interpretarla e tradurla in decisione giusta. Luca Banti, arbitro della sezione di Livorno, ha confessato le sue impressioni: “Per me la Var è uno stimolo maggiore a fare ancora meglio, anche se è stato leggermente più difficoltoso calarsi dietro a una tecnologia, la mia ‘anzianità’ si è vista più lì: avere dimestichezza con i monitor, rivedere gli episodi, quella è stata la cosa più difficile, come tutte le cose nuove” (Var, Banti: "Facile abituarsi. Le decisioni sono sempre dell'arbitro", “corrieredellosport.it”, 6 ottobre 2017).

Claudio Alessandro Colombrita, 15 dicembre 2017

Il VAR è una tecnica vecchia di 40 anni

Il VAR non rappresenta una novità nel mondo del calcio. Diverse sono state le sperimentazioni dirette e indirette della moviola in campo e tutte hanno portato al medesimo risultato: un’inadeguatezza dovuta ai ritmi del calcio, sempre più veloci e frenetici.
L’interruzione continua, soprattutto in queste prime applicazioni, risulta essere fastidiosa e può compromettere lo spettacolo in generale. Un match spezzatino difficilmente viene accettato dagli amanti del calcio, affascinanti da ritmo e imprevedibilità.

Massimo Mauro, opinionista di “Sky Sport” si è scagliato contro: “Il Var è una barzelletta, è finzione quello che vedi in tv rispetto all’azione in campo. Se tiri la maglietta ad un giocatore, l’arbitro bravo capisce se la spinta è tale da far cadere il giocatore. Bisogna ammettere che con la tv si gioca ad un’altra cosa. Sarebbe meglio togliere il Var, è messo in mano a burocrati che non capiscono nulla di calcio e lo hanno dimostrato a Firenze, a Genova. L’unica cosa che ha senso è il gol-no gol” (Mauro: "Il Var è una barzelletta, va tolto", “corrieredellosport.it”, 2 ottobre 2017).

Novità non è sinonimo di miglioramento

La novità a tutti i costi non porta a nulla di buono e l’utilizzo del VAR sembra più dettato da una voce silente del pubblico che da una reale esigenza. La logica della malafede e dell’errore condizionante non sembra voler abbandonare questo Paese e si preferisce rendere uno spettacolo meno gradevole ad uno sforzo condiviso per rasserenare gli animi. Così ci ritroviamo davanti a giocatori che chiedono continuamente l’utilizzo del Var, ad allenatori che non capiscono la sua utilità, a regolamenti ancora piuttosto controversi.

Così Gian Piero Gasperini, allenatore dell’Atalanta, al termine di una partita: “Oggi mi sono molto arrabbiato per il continuo richiedere del Var a ogni gol segnato dagli avversari. Questo toglie la possibilità di esultare e questa situazione rischia di diventare un problema. Oramai basta prendere un gol per buttarsi nelle proteste e così non basta nemmeno il Var. Credo che da regolamento sia prevista l'ammonizione per chi protesta ma a questo punto forse sarebbe meglio intervenire con il cartellino rosso” (Atalanta, Gasperini: "Bene la vittoria, ma basta chiedere sempre il Var", “repubblica.it”, 10 settembre 2017).

Cambiamento sì, ma a piccole dosi

L’opinione pubblica non è tutta a favore del VAR e anzi si levano voci contrarie piuttosto agguerrite. Non si accetta il fatto che gli arbitri siano stati ridotti ad automi, costretti a guardare un monitor per prendere una decisione. Un abuso di tecnologia è pericoloso, perché rende tutto meno umano, l’uomo viene sostituito da una macchina, si disabitua ad assumersi le proprie responsabilità, non si gode il momento, in tutta la sua complessità e a volte inspiegabilità. Gaia Piccardi, giornalista del “Corriere della Sera”: “Cambiare va bene, fluire con il cambiamento senza opporre resistenza ancora meglio. E di certo non vorrei che si giocasse ancora con la palla ricavata dalla vescica del maiale. Però, come nella vita di tutti i giorni, la tecnologia va usata con misura e intelligenza. A me gli arbitri sempre a bordo campo a riguardare il monitor hanno ricordato quei tizi che vanno in giro con gli occhi incollati allo smartphone, incapaci di godersi il paesaggio” (Gaia Picciardi, Carlos Passerini, Var: favorevoli o contrari?, “corriere.it”, 15 settembre 2017).