L’utilizzo dello smartphone in classe può essere utile per affrontare anche da giovanissimi i temi dei rischi del web e del cyberbullismo

Educare ad un corretto utilizzo della rete

Lo smartphone è costantemente connesso ad internet e la rete può essere una valida alleata per l’insegnante, soprattutto per affrontare temi delicati come il cyberbullismo. Siamo bombardati da fake news, da fenomeni come la criminalità in rete, i social network sono una grande occasione di socializzazione ma anche un pericolo per il rischio di adescamento dei più piccoli. Necessaria dunque una campagna di educazione a questi temi, fornendo strumenti per adoperare in tutta sicurezza lo smartphone.
A volte basta semplicemente utilizzare mezzi alternativi per convincere i docenti: “Il problema non è tanto bandire la tecnologia dalle scuole, ma utilizzare gli strumenti più giusti: rispetto agli smartphone è meglio usare i tablet”, come afferma la psicologa e co-fondatrice di “Mammechefatica.it” Sara Bruzzone (Alice Dutto, Sicuri che il cellulare a scuola sia una buona idea?, “focusjunior.it”, 9 giugno 2016).

Un intervento responsabile e sociale

La scuola è una componente fondamentale della società, con un ruolo importante nell’educazione dei ragazzi, una sorta di prolungamento della missione dei genitori. Il cyberbullismo, la pedofilia in rete, la diffusione delle fake news sono fenomeni di ampia portata, da affrontare nelle lezioni, soffermandosi sui loro aspetti controversi. Non è più possibile rimandare, utilizzare lo smartphone è fondamentale per condurre i ragazzi verso un corretto utilizzo dei nuovi strumenti. Così la Cisl-Scuola sull’utilizzo dello smartphone in classe: “Educare a un uso corretto e consapevole degli strumenti di comunicazione è un obiettivo della scuola, che tuttavia non può far fronte da sola: devono sentirlo come proprio impegno anche la società e la famiglia" (Cisl: sì a smartphone in classe, ma educare a uso corretto, “italiaoggi.it”, 13 settembre 2017).

Claudio Alessandro Colombrita, 28 ottobre 2017

Problemi sociali e reali, non virtuali

Il problema della risposta della scuola a fenomeni distorsivi nell’uso di internet non risiede nell’utilizzo dello smartphone, anche perché gli insegnanti possono istruire sul corretto utilizzo di internet anche senza bisogno di supporti elettronici o comunque con quelli che ha già a disposizione la scuola. Cyberbullismo e fenomeni legati alla rete sono il risultato di problemi sociali e poco si differenziano rispetto al bullismo vero e proprio e ai problemi della società reale.
Così lo scrittore e maestro Franco Lorenzoni: “Internet va usato per diventare più critici e non per trovare la prima risposta utile. Se cambia radicalmente il rapporto con la conoscenza nel senso della semplificazione non serve. Non dev’essere il libro contro lo schermo, oggi possiamo e dobbiamo moltiplicare i linguaggi” (Alex Corlazzoli, Scuola, smartphone in classe? L’apertura della Fedeli fa discutere: “Elemento di distrazione”. “No, strumento didattico”, “ilfattoquotidiano.it”, 14 settembre 2017).

Una resa del sistema educativo

L’utilizzo dello smartphone è controproducente, perché di certo non risolve problemi gravi e radicati come il cyberbullismo. Si utilizzano gli stressi strumenti con cui si compie il reato, mentre il contatto diretto e la collaborazione tra ragazzi può avvenire meglio senza supporti tecnologici. Lo sport all’aria aperta facilita la socializzazione molto più che una sessione intensa ai videogiochi.
Lo psicoterapeuta ed esperto di cyberbullismo Luca Pisano, direttore di Ifos, (Istituto di Formazione Sardo), critica aspramente questo sistema: “Siamo prossimi alla resa del sistema educativo. La scuola tecnologica delega la funzione del pensare a un oggetto. Questa è la base per fabbricare cretini a scuola: con gli smartphone non si sviluppa l’apparato psichico. Il docente così si depotenzia: c’è già la lavagna didattica, a cosa serve il cellulare? Come farà poi il prof a controllare che gli studenti non giochino o vedano porno durante la lezione? La capacità di mantenere costante la concentrazione è decisiva per l’apprendimento, ma con gli smartphone gli alunni avranno decine di stimoli e la classe non sarà più gestibile” (Alessandro Belardetti, Cellulare in classe, è bufera: gli esperti bocciano la Fedeli “quotidiano.net”, 13 settembre 2017).

Il multitasking è negativo

Bisogna agire sul reale per evitare problemi nel virtuale. Internet rappresenta spesso una zona franca dove è difficile individuare comportamenti e responsabilità. Una buona lezione di educazione civica è necessaria per insegnare a vivere.
Così Angela Biscaldi, docente di Scienze Demoetnoantropologiche presso l’Università degli Studi di Milano: “Gli adolescenti nativi digitali perdono empatia, compiono cyberbullismo e non collaborano con l’altro. Essere multitasking non è positivo, anzi è dannoso per i processi della memoria e sfavorisce l’utilizzo delle connessioni neurali della ricerca” (Alessandro Belardetti, Cellulare in classe, è bufera: gli esperti bocciano la Fedeli “quotidiano.net”, 13 settembre 2017).