Berlusconi al governo ha portato a termine importanti riforme e non leggi ad personam

Le riforme dei governi Berlusconi e l’invenzione mediatica del “Ventennio" 

Il giornalista Fabrizio De Feo, su “Il Giornale”, difende l’operato dei governi di centrodestra guidati da Silvio Berlusconi, concentrandosi sulle presunte menzogne fatte circolare dall’opposizione politica e, più in generale, dai non pochi detrattori del Cavaliere: “nel ‘Ventennio berlusconiano’ nessuna riforma sarebbe stata fatta – spiega De Feo – Al contrario ci sono riforme che hanno inciso sulla nostra vita quotidiana e altre che continuano ad avere un impatto forte”. Tra gli esempi riportati dal giornalista troviamo la Bossi-Fini; la Legge Biagi; la riforma Maroni sulle pensioni; il bonus bebè; l’eliminazione dell’imposta sulla successione; la soppressione dell’Ici; l’abolizione della leva militare obbligatoria; l’aumento delle pensioni minime; la patente a punti; il divieto di fumare nei luoghi pubblici. Per De Feo, inoltre, è da rivedere la definizione di “Ventennio”: “in realtà la differenza di durata tra governi del centrodestra e centrosinistra dal ’94 in poi è di circa 8 mesi. In pratica si tratta di 3337 giorni per i governi guidati da Berlusconi contro i 3057 del centrosinistra – con presidenti del Consiglio, Lamberto Dini, Romano Prodi, Massimo D’Alema, Giuliano Amato e poi nuovamente Prodi. Il totale per il centrosinistra arriva a 3090 giorni se contiamo anche il governo Letta dal giorno in cui Forza Italia è passata all’opposizione. Insomma la differenza è di soli 247 giorni” (Fabrizio De Feo, Le grandi balle sull’(inesistente) “Ventennio berlusconiano”, “Il Giornale”, 31 dicembre 2013).

Brunetta difende l’operato di Berlusconi al governo

Renato Brunetta è certo che sia in atto da anni un infangamento della verità riguardo le azioni di governo di Silvio Berlusconi. Per il politico di Forza Italia, Berlusconi non ha fatto leggi ad personam ma riforme, al contrario di ciò che afferma il centrosinistra e parte dell’opinione pubblica e della stampa. Inoltre, i conti pubblici, durante i mandati del Cavaliere, erano in ordine, e lo spread è stato solo un imbroglio causato dalla speculazione internazionale: “Con Berlusconi la disoccupazione era ai minimi storici, con Monti e Letta ai massimi – precisa Brunetta – con Berlusconi il debito pubblico, pur alto, era sotto controllo, con Monti e Letta è esploso; i governi Berlusconi hanno fatto più di 40 riforme, mentre la sinistra è riuscita a farne a malapena 5; con Berlusconi c’è stato sì un aumento della spesa pubblica, ma legato al maggior ricorso agli ammortizzatori sociali conseguenza delle due ‘tornate’ di crisi finanziaria internazionale nate negli Stati Uniti a seguito dell’attacco alle Torri gemelle del 2001 e al fallimento di Lehman Brothers” (Brunetta: Falso dire che Berlusconi ha mal governato, lo dimostrano i dati, “forzaitalia.it”, consultato il 24 luglio 2017). Brunetta ha difeso Berlusconi anche dalle accuse di Matteo Renzi, leader del centrosinistra. Renzi parla di “macerie” ereditate dai governi di centrodestra guidati dal Cavaliere, ma Brunetta precisa che nei nove anni di governo Berlusconi sono state fatte più di 40 riforme. Riforme liberali ideate, a detta di Brunetta, da un grande presidente del Consiglio, che hanno snellito la burocrazia per imprese e cittadini e che, in generale, hanno cambiato in meglio il paese: “Renzi come al solito spara cavolate – afferma Brunetta – Non avendo argomenti usa l’insulto e la mistificazione. La nostra risposta no è dialettica o filosofica. Usiamo il linguaggio della realtà. Di riforme ne abbiamo fatte più di 40. Alcune di grande respiro, come quella del federalismo, come quella della scuola, come quella dell’università. E quella importantissima della Pubblica Amministrazione. Altre hanno avuto la forza semplice di migliorare la condizione dei pensionati al minimo o la sicurezza delle periferie coi poliziotti di quartiere” (Brunetta a Renzi: da governi Berlusconi più di 40 riforme, altro che macerie, “Il Velino”, 27 maggio 2015).

Alessandro De Sanctis, 5 settembre 2017

Le leggi-vergogna dei governi Berlusconi

I detrattori di Silvio Berlusconi lo accusano di aver dato vita, durante i suoi governi, ad una sequenza di leggi ad personam e “ad aziendam”. Il giornalista Stefano Corradino, su “Il Fatto Quotidiano”, fa un bilancio delle leggi-vergogna a un anno dalle dimissioni del Cavaliere del 2011. L’elenco riportato da Corradino è in ordine cronologico e inizia con il Decreto Biondi del 1994, che portò all’immediata scarcerazione di quasi tremila detenuti, tra cui 350 arrestati per lo scandalo Tangentopoli. Del 2001 è la Legge sulle rogatorie; mentre l’anno successivo vengono approvate la Depenalizzazione del falso in bilancio, grazie alla quale Berlusconi riesce ad evitare i processi All Iberian2, Sme e il caso Lentini; la Legge Frattini, per il conflitto d’interesse; la Legge Cirami, con la quale si permette di ricusare i giudici e trasferire i processi. Il 2003 è l’anno del Condono Fiscale e del Lodo Schifani, che consente la sospensione dei processi nei confronti di Berlusconi, con la concessione dell’impunità alle alte cariche dello Stato. E ancora, tra il 2004 e il 2005, la Legge Gasparri, che impone un riordino televisivo favorevole a Mediaset; il Decreto salva Rete 4; il Condono edilizio e la Legge salva-Previti. Nel 2008 è approvato il Lodo Alfano, simile al Lodo Schifani, per proteggere le alte cariche dello Stato da procedimenti giudiziari. Degli ultimi due anni prima delle dimissioni del 12 novembre 2011, si ricordano il Decreto salva liste, dichiarato successivamente incostituzionale, che intendeva modificare le regole in corso di campagna elettorale; il Legittimo impedimento, per il rinvio dei processi a Berlusconi o ministri, in caso di obblighi di governo “certificati”; il Processo breve, che nella sua formulazione prevedeva la soppressione di molti processi penali (Stefano Corradino, Un anno senza B.: ricordiamo le memorabili leggi ad personam, “Il Fatto Quotidiano”, 12 novembre 2012).

Il libro Ad Personam di Marco Travaglio

Marco Travaglio nel 2010 pubblica il libro Ad personam, incentrato sulle leggi ad personam varate dal centrodestra per Berlusconi, ma anche dal governo Dini e dal centrosinistra di D’Alema: “Il titolo si riferisce alle leggi ad personam che sono state fatte in questi ultimi 15 anni – spiega Travaglio in un’intervista ad “Alto Adige” - Ci sono le leggi fatte da Berlusconi per Berlusconi, le leggi fatte dal centrosinistra per Berlusconi, quelle fatte dal centrodestra o dal centrosinistra o da tutti e due insieme per gli interessi particolari di una o poche persone, anche non necessariamente Berlusconi. Ci sono le leggi fatte per salvare le chiappe agli spioni del Sismi, quella per salvare le chiappe alla security della Telecom, quella fatta per consentire a Sofri di ottenere la revisione del suo processo dopo che gli era stato negato il permesso dalla Corte d'Appello di Milano. E poi tutte le leggi fatte per la casta, per la mafia, per la Confindustria, per gli interessi di pochi amici privilegiati. Io ne ho trovate 105 di cui 38 ad hoc per Berlusconi”. Per il giornalista, le leggi più pericolose sono due: “La più dannosa dal punto di vista pratico è la legge che ha dimezzato i termini di prescrizione per certi reati, e quindi ha mandato in fumo decine di migliaia di processi. E poi, la riforma che ha depenalizzato il falso in bilancio. Queste secondo me sono le leggi più dannose nel senso che hanno disarmato qualsiasi tentativo di lotta alla corruzione. È evidente che non si possono più portare a termine i processi contro i crimini dei colletti bianchi, crimini contro i quali tutto il mondo si sta attrezzando” (Daniela Mimmi, Travaglio racconta le leggi “ad personam”, “Alto Adige”, 29 aprile 2010).

Il dossier dell’Italia dei Valori

Il 25 aprile 2011 l’Italia dei Valori pubblica un dossier sulle leggi ad personam dal titolo Quanto ci sono costate le leggi ad personam, incentrato appunto sulle ripercussioni economiche che hanno avuto sul paese. La conclusione dell’indagine consegna agli italiani una spesa, in termini di prezzo per l’impegno dei parlamentari per esaminare i provvedimenti, pari a 2.259.355.509 euro. Il dossier viene presentato a Montecitorio il 25 maggio 2011, pochi mesi prima delle dimissioni di Berlusconi. Il primo intervento è del leader di Italia dei Valori, Antonio Di Pietro: “Il governo Berlusconi è alla fine dei suoi giorni e noi tiriamo le somme di una storia politica che ha più preso che dato, umiliato le istituzioni, impoverito le famiglie. La morale di tutto questo è che la prima cosa che dovrà fare il prossimo governo è risolvere il conflitto di interessi”. Lo studio, dunque, si basa sul calcolo del costo sostenuto dai cittadini italiani per i lavori del Parlamento riguardo le cosiddette leggi ad personam dei vari governi Berlusconi, tralasciando dunque i risvolti politici e sociali (Tersmick Zigarelli, Andrea Cherubini, a cura, Quanto ci sono costate le leggi ad personam? “italiadeivalori.it”, 25 maggio 2011). Antonio Borghesi, nel suo intervento, spiega la metodologia utilizzata per calcolare l’entità dei costi: “Siamo andati a rilevare, dai resoconti parlamentari, i tempi di esame da parete delle Commissioni e delle due aule, Camera e Senato, di queste leggi. Abbiamo poi valorizzato al costo medio del Parlamento per avere dati realistici. Nel documento abbiamo spiegato tutta la metodologia. Sono state prese in esame le leggi ad pesonam che più direttamente riguardano il presidente del consiglio: rogatorie internazionali; legittimo sospetto; Lodo Schifani, dichiarato poi incostituzionale; Legge Gasparri; ex Cirielli sui tempi di prescrizione; Legge Pecorella; il Lodo Alfano, che riproponeva i Lodo Schifani; legittimo impedimento; processo breve”.

Sabelli contro leggi ad personam e gli attacchi alle toghe

Rodolfo Sabelli, presidente di ANM (Associazione Nazionale Magistrati) dal 2012 al 2016, ha alle spalle una lunga battaglia in difesa della magistratura e contro le leggi ad personam di Silvio Berlusconi. Intervistato da “La Repubblica” sull’operato dei governi Berlusconi, ha sostenuto la necessità di “lasciarci alle spalle 20 anni per ragionare sulle necessità della giustizia”. Per Sabelli, sono stati anni di leggi ad personam e riforme fallite o non attuate, come “falso in bilancio e prescrizione, o la mancanza di interventi efficaci sulla giustizia civile, che ha contribuito all'ingolfamento di oggi”. L’intervento si chiude con l’invito del presidente di ANM a non dimenticare quello che è accaduto in Italia, con riferimento ai continui attacchi alla magistratura da parte di Berlusconi (Liana Milella, Sabelli: “Con Berlusconi nessun derby sulla giustizia, in 20 anni fatte solo leggi ad personam”, “La Repubblica”, 25 febbraio 2014).