Le manifestazioni dell’opposizione russa vogliono mettere in cattiva luce la figura di Vladimir Putin in Occidente

Le accuse di violazione dei diritti umani a seguito degli arresti di Mosca sono l’ennesima montatura mediatica contro Vladimir Putin

L’articolo intitolato “Arresti in Russia, Salvini: contro Putin l’ennesima montatura mediatica”, pubblicato il 27 marzo 2017 sul sito “secoloditalia.it” e firmato da Bianca Conte, riporta l’opinione di Matteo Salvini, leader della Lega Nord, in merito ai “disordini” e agli “arresti” che si sono verificati nella città di Mosca durante la manifestazione anticorruzione.
L’articolo riferisce che il cosiddetto “bavaglio mediatico”, la “repressione violenta di governo”, incluso l’arresto del dissidente anti-Putin Alexej Naval’nyj, hanno portato molti ad analizzare i fatti di Mosca come una “censura di regime rigorosamente applicata dal Cremlino contro gli oppositori”.
Un’accusa ingiusta, secondo l’articolo, che sta spopolando ovunque, “speziata da urla di portata e denunce contro Mosca, divulgata ad arte su giornali, siti e tv di mezzo mondo”.

Secondo quanto riferito dal portavoce della polizia di Mosca in un comunicato alla ITAR-TASS, l’attivista politico e blogger, Aleksej Naval’nyj, è stato incriminato per aver violato l’articolo 20.2 del codice amministrativo russo che regola le procedure per organizzare manifestazioni e cortei.
Il leder della Lega Nord, Matteo Salvini, secondo l’articolo in questione, è stato “il primo a cantare fuori dal coro e a proporsi in uno schieramento diverso […] sui disordini e sui fermi di Mosca”.
Salvini ha espresso la propria opinione in merito all’arresto del dissidente politico russo: “E’ l’ennesima montatura mediatica. Ho fatto una ricerca, e mi sono informato sul personaggio in questione. Un blogger anti-Putin, venduto come leader dell’opposizione. Secondo le stime avrebbe solo il 3%. Insomma, è uno dei tanti che si oppone a Putin. E’ come se in Italia Nicola Fratoianni fosse considerato l’anti-Renzi”.
Il leader della Lega Nord ha ribadito che i fatti riguardanti il fermo di Naval’nyj sono stati presentati all’estero come l’ennesima montatura mediatica. “Tra l’Europa e Putin?” ha affermato il leader della Lega Nord, “Meglio Putin”.

Matteo Salvini esprime la propria opinione a riguardo nell’intervista rilasciata a Giuseppe Alberto Falci, “La polizia ha fatto bene a intervenire. La manifestazione non era autorizzata”, pubblicata il 27 marzo 2017 su “La Stampa”: “Se è considerato un dittatore mi fa sorridere. Le dico solo che quest’anno la Russia crescerà più dell’Italia. E non solo, invidio il sistema fiscale russo perché c’è solo una tassa unica”.
Vladimir Putin è un leader democraticamente eletto e gli arresti effettuati durante la manifestazione dalla polizia russa sono del tutto legittimi, in quanto la manifestazione, ricorda Salvini, non era stata autorizzata.

Le manifestazioni di Mosca hanno avuto l’unico intento di mettere in cattiva luce Vladimir Putin di fronte alla comunità internazionale

L’articolo intitolato “Navalny, il martire che fa comodo agli antiPutin d’Europa”, pubblicato in data 28 marzo 2017 per il sito web “ilconservatore.it” da Alessandro Ronga, giornalista esperto di Russia e dei paesi dell’ex URSS, riporta la considerazione secondo cui l’obiettivo principale della manifestazione del 25 marzo 2017 a Mosca era quello di portare all’attenzione pubblica il presunto volto autoritario di Vladimir Putin.
Ronga accusa mancanza di trasparenza da parte di alcuni organi di stampa, soprattutto occidentali, che hanno subito puntato il dito contro il leader russo, appoggiando le cause della protesta, puntando il dito contro gli arresti, considerati una violazione delle libertà fondamentali dei cittadini: “Una regola di base di un buon giornalismo consiste nel dare le notizie in modo completo, affinché il lettore/telespettatore possa farsi un’idea tutta sua di un dato evento: con il caso di Navalny ciò non è avvenuto”.
Per l’autore dell’articolo gli organi di stampa hanno continuamente ripetuto che il blogger russo, considerato “avversario di Putin e attivista per i diritti umani”, è stato arrestato assieme ad altre centinaia di manifestanti per aver indetto una manifestazione contro la corruzione dilagante in Russia.
Ma la notizia è stata “volutamente mutilata” di alcuni importanti “particolari”. “Ad esempio”, scrive Ronga, “ci si è dimenticati di aggiungere che le autorità municipali di Mosca, dopo aver negato a Navalny l’utilizzo della centralissima Piazza Puškin, si erano dette disponibili ad autorizzare la manifestazione in due piazze in alternativa a quella dedicata al grande poeta russo. Secondo quanto dichiarato dai portavoce delle autorità moscovite, l’offerta di spostare l’evento in altro luogo però è stata rigettata dallo stesso Navalny”.
Tra i motivi del rifiuto si ipotizza che il blogger abbia “messo in conto di farsi arrestare in favor di telecamera, così da suscitare una consistente eco mediatica, soprattutto all’estero”.
Naval’nyj, prosegue l’articolo, è stato oggetto di numerosi altri arresti in passato, volutamente cercati, come nel caso dell’evasione dai domiciliari per partecipare ad una manifestazione in suo favore e farsi ritrarre in manette per denunciare le politiche liberticide del Cremlino davanti agli inviati dei media europei e americani.
Naval’nij “agisce soprattutto in chiave internazionale”, riferisce Ronga, con l’obiettivo preciso di “sottolineare il volto autoritario e antiautoritario di Vladimir Putin”.
Le manifestazioni organizzate dal blogger consistono dunque nel porre Vladimir Putin in cattiva luce di fronte alla comunità internazionale: “Quelle immagini di poliziotti che fermano i dimostranti russi sembrano essere trasmesse ad hoc per suonare guai come monito ai cittadini dell’UE che nei prossimi dodici mesi si recheranno alle urne: ‘Mica davvero vorrete riconciliarvi con un autocrate che arresta i dissidenti?’”.

L’intento di Aleksej Naval’nij consiste esclusivamente nell’alimentare la propaganda russofoba e antiputiana

L’articolo “Le Fake News su Navalny ‘primo oppositore di Putin’ dei media occidentali”, pubblicato su “ariannaeditrice.it” il 27 marzo 2017 da Davide Pellegrino, evidenzia nel dettaglio gli intenti delle manifestazioni anticorruzione svoltesi nella Federazione Russa.
L’autore ritiene che l’obiettivo dell’opposizione a Vladimir Putin consista esclusivamente nell’alimentare la propaganda “russofoba” e “antiputiana”: “L’opposizione numericamente significativa in Russia è rappresentata dai comunisti di Zdjuganov (13,3% di consensi) e i nazionalisti guidati da Zhrinovskij (13% di consensi)”, riferisce Pellegrino. “Aleksej Navalny”, continua l’autore, “il nuovo eroe dell’Occidente democratico, guida un partitino liberale con percentuali centesimali e largamente disprezzato dalla maggioranza del popolo russo” in quanto “ripropone nel suo programma quelle ricette occidentali eltsiniane di ‘rinascita’ post-sovietica degli anni Novanta che tanto dolore e tanta sofferenza hanno procurato alla Russia”.
In particolare, a seguito delle notizie del suo arresto sono emersi alcuni clamorosi errori da parte della stampa antigovernativa: “l’utilizzo di alcune fotografie scattate durante una manifestazione in Bielorussia per ingannare il lettore sul numero delle persone effettivamente scese in piazza contro Vladimir Putin e, soprattutto, il non aver assolutamente menzionato che all’attivista in questione erano stati offerti altri luoghi per manifestare, ovviamente rifiutati”.
Il blogger, insiste Pellegrino, agisce per garantirsi una efficace copertura mediatica a livello internazionale “atta ad alimentare la propaganda russofoba antiputiana per conto dei suoi burattinai, che sulla coscienza - piccolo particolare da non sottovalutare - hanno la morte del poliziotto linciato a San Pietroburgo”.
L’autore conclude che Naval’nyj ha raggiunto i propri intenti, anche se il popolo russo, “fiutando l’odore di interferenze occidentali e penetrazioni globaliste, si sia stretto ancora di più al suo leader al fine di scacciarle”.

Daniele Vassalli, 19 giugno 2017

Una manifestazione decisa, moderata e responsabile contro la figura di Vladimir Putin

Le manifestazioni contro Vladimir Putin del 25 marzo 2017 e l’ennesimo arresto del leader dell’opposizione costituiscono “l’inizio di un nuovo clima che porta alla ribalta protagonisti inediti come i giovani, nati quando Putin era già al potere e a cui lo zar “non ha niente da offrire”. A riferirlo è l’articolo “Navalny, la rivolta anti Putin e quei ragazzi stanchi dello zar”, firmato da Riccardo Amati, giornalista de “L’Espresso” che in data 27 marzo 2017 ha affrontato l’argomento scottante degli arresti di Mosca.
I reparti che hanno realizzato gli arresti (rispettivamente il reparto speciale Omon e i poliziotti dell’Mvd), riferisce Amati, fanno parte della Guardia Nazionale che Vladimir Putin ha creato nel 2016 e di cui è ufficialmente a capo.
La manifestazione, si legge nell’articolo, è stata in realtà una protesta “pacifica” e “sorridente”, in cui nessun manifestante ha provocato direttamente la polizia e la cui età media si aggirava attorno ai venticinque anni.
Nonostante questo, la manifestazione è risultata la più grande protesta contro la figura di Vladimir Putin e il suo governo dal 2012: “Il modo civile con cui si è svolta e la serenità con cui è stata espressa, con l’ennesimo arresto del leader che l’ha ispirata, Aleksej Naval’nyj, e di centinaia di altre persone, indicano come in Russia esista un’opposizione decisa, moderata e responsabile, e quanto il Cremlino tema la piazza”.
La lotta contro la corruzione è un “ottimo catalizzatore”, continua Amati, tra i diversi motivi di scontento del popolo russo, dato che la corruzione nella Federazione “colpisce tutti e a tutti i livelli”. “Non era mai successo”, prosegue l’articolo citando le parole prese dal blog dell’economista russo Sergej Aleksanšenko, “che scendessero in piazza i ragazzi delle scuole”. “Con tutto il suo presunto consenso”, sostiene Aleksanšenko, “Putin non ha mai mobilitato tanta gente. Lui le piazze oggi può riempirle solo di poliziotti”.
Nessun dubbio, inoltre, sulla buona condotta e sulle intenzioni dei manifestanti che sono rimasti in strada anche dopo aver saputo che i loro leader Aleksej Naval’nyj era stato arrestato dalla polizia: “Non erano lì per il leader, ma perché non gli piace quel che succede nel Paese. Evidentemente i ragazzi russi non hanno bisogno di uno ‘Zar’”.

Le autorità russe hanno voluto mostrare il fallimento delle proteste dell’opposizione

L’articolo de “La Stampa”, del 2 aprile 2017,“Nuove proteste contro Putin: decine di arresti a Mosca, ma c'è il sospetto di una messinscena”, riporta importanti considerazioni circa la volontà del governo di Vladimir Putin di mostrare il fallimento delle proteste dell’opposizione durante la manifestazione del 25 marzo.
Le tv di Stato hanno seguito la “tentata manifestazione” in diretta, riferisce l’articolo, cosa alquanto inusuale per i canali televisivi federali.
Il motivo di questa scelta è costituito dal “sospetto che le autorità fossero interessate a mostrare il ‘fallimento’ dell’ultima iniziativa dell’opposizione”.

Gli arresti dei manifestanti pacifici di Mosca violano il diritto alla libertà di espressione e di associazione

L’articolo di Bianca Conte del 27 marzo 2017, scritto per il sito “secoloditalia.it”, dal titolo Arresti in Russia, Salvini: contro Putin l’ennesima montatura mediatica”, riporta alcune considerazioni in riferimento agli arresti effettuati dalla polizia russa a seguito delle manifestazioni anticorruzione del 25 marzo 2017, svoltesi nella capitale della Federazione Russa.
L’articolo riporta le richieste da parte dell’Unione Europea rivolte a Mosca per rilasciare immediatamente, “senza ulteriori rinvii”, i dimostranti pacifici arrestati.
Una nota dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Federica Mogherini, ha condannato immediatamente le modalità degli arresti effettuati dalla polizia durante le proteste: “Le operazioni della polizia nella Federazione Russa per tentare di disperdere le dimostrazioni e che hanno portato al fermo di centinaia di cittadini, tra cui il leader dell’opposizione Alexej Naval’nyj, hanno impedito l’esercizio della fondamentale libertà di espressione, associazione e assemblea pacifica, che sono diritti fondamentali previsti dalla Costituzione russa”.
Nella nota, Federica Mogherini ha inoltre lanciato un appello a Mosca per il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini: “Facciamo appello alle autorità russe perché rispettino pienamente gli impegni internazionali che si sono assunti, tra cui quelli del Consiglio d’Europa e dell’OSCE, e perché rilascino senza indugio i manifestanti pacifici che sono stati arrestati”.

Il dilagante problema della corruzione in Russia e la condanna degli Stati Uniti

L’articolo del giornalista del “Corriere della Sera”, Fabrizio Dragosei, intitolato “Tensione a Mosca, fermato Navalny, oppositore di Putin, e centinaia di manifestanti”, pubblicato in data 26 marzo 2017 sul sito del quotidiano, riporta i fatti in merito all’arresto di Aleksej Naval’nyj.
Per Dragosei questo tragico evento non è di certo una grande novità nella Russia di Vladimir Putin. Decine di migliaia di russi sono scesi in piazza ancora una volta per “scandire slogan” contro quello che definiscono “il regime al potere”.
Le proteste, precisa l’autore, non si sono svolte solamente nella piazza Puškin a Mosca, ma anche lungo il prospekt Nevskij a San Pietroburgo, ad Ekateringburg, Novosibirrsk, Tomsk, Krasnoyarsk, Khabarovsk e Vladivostok e persino in zone remote del paese come Barnaul nell’Altaj e Chita nel Transbajkal, quasi ai confini con la Mongolia e la Cina.
Dragosei ha definito le manifestazioni “una prova di forza che non si vedeva da anni” (precisamente da quando una parte della Russia decise di far sentire la propria voce contro le elezioni parlamentari del dicembre del 2011, falsate dai brogli, secondo l’opposizione).
Gli oppositori del governo di Putin combattono contro un’immagine caldeggiata attivamente da tv e giornali controllati dall’alto, che difendono senza indugio la figura del leader del governo, definendolo “lavoratore della patria”, “garante della continuità”, “del progresso”, “del benessere” e della “ritrovata grandezza internazionale”.
I manifestanti, scrive Dragosei, protestano contro il tema della corruzione che colpisce tutti i cittadini, “dalla cosiddetta borghesia urbana insoddisfatta agli abitanti dei villaggi più sperduti”. “Tutti in Russia hanno a che fare con questo problema”, riferisce l’articolo, “dall’automobilista fermato dal vigile che pretende una mancia per non fare la multa, al negoziante, all’industriale, al cittadino che deve ottenere un’autorizzazione qualsiasi da un ufficio pubblico”.
In merito alla questione, l’articolo del “Corriere della Sera” riferisce alcuni dati in merito al livello di trasparenza e legalità della Federazione Russa nel mondo: “Transparency international mette la Russia al 133esimo posto, accanto a Honduras e Guyana. Un problema di cui ha parlato più volte anche Putin che ha obbligato pubblici uffici funzionari e politici a rinunciare ai beni all’estero”.
L’articolo si chiude con un’importante dichiarazione rilasciata da Mark Tones, portavoce del dipartimento di Stato USA, il quale ha riferito in una nota che: “Gli USA condannano fermamente gli arresti di centinaia di manifestanti pacifici in Russia e chiedono al governo russo di rimetterli subito in libertà”.
Tones, alla condanna degli arresti, ha aggiunto che “fermare i manifestanti pacifici, degli osservatori dei diritti dell’uomo e dei giornalisti è un affronto ai valori democratici fondamentali”.