Il progetto dello stadio è un investimento per la città di Roma

Lo Stadio di Roma come luogo di ‘produzione’

Chicco Testa, manager ed ex deputato di Pci e Pds, evidenzia la rilevanza economica del progetto dello Stadio di Roma . In primo luogo lo stadio è solo una parte del progetto. Si tratta di uno stadio di adeguate dimensioni, sicuro e comodo. Caratteristiche del genere sono fondamentali considerato che “ Il calcio è un’industria nazionale, che ha bisogno di luoghi di ‘produzione’ adeguati”. Oltre allo stadio c’è un parco urbano con più di 60 ettari a disposizione di tutti, un centro commerciale, sul modello piazza Gae Aulenti a Milano, tre torri e altri edifici direzionali. Completano il progetto opere pubbliche tra le quali il rafforzamento della ferrovia Roma Lido, una nuova fermata della Metro B ,un nuovo ponte sul Tevere e la ricucitura delle strade Ostiense, via del Mare e collegamento con Fiumicino. Si tratta di 450 milioni di investimenti infrastrutturali interamente a carico dei privati, che rappresentano un vero e proprio tesoro per le casse del Comune di Roma.

Complessivamente appare secondo Testa “un progetto completo di trasformazione urbana, la creazione di un polo sportivo, commerciale , direzionale destinato a diventare una centralità urbana di prima grandezza”. Grazie a questo progetto un intero quadrante della città sarebbe riqualificato. Vi sono poi dei vantaggi collaterali che possono essere evidenziati. Tra questi il fatto che una struttura del genere è in grado di aumentare posti di lavoro e reddito, di migliorare i valori di mercato di tutta la zona, di offrire servizi e luoghi di aggregazione organizzata e sicura. Secondo Testa il progetto dello Stadio così proposto è il più audace tra quelli fino ad ora presentati.

Ha inoltre il merito, dal punto di vista metodologico, di essere stato “pensato e progettato al contrario della crescita spontanea e disordinata dei tanti decenni del dopoguerra. E’ negoziato con il Comune in piena trasparenza di oneri e di onori”. Questo nuovo modo di progettare potrebbe rappresentare un’inversione di tendenza rispetto all’andamento dell’ultimo decennio caratterizzato da apatia e rifiuto di ogni trasformazione. Tutte le obiezioni a questo progetto sono discutibili. Il fatto che la scelta dell’area sia stata del privato non incide sul valore del progetto, che non poteva attendere le lungaggini della burocrazia comunale. Per altro verso, ipotizzare un progetto più dimensionato rappresenterebbe solo “mancanza di coraggio e di immaginazione”. (Chicco Testa, Testa: sì allo stadio della Roma per promuovere un quadrante della città, in “Corriere della Sera”, 9 febbraio 2017).

La necessità diffusa di una struttura moderna

Il direttore generale della Roma, Mauro Baldissoni, nell’intervento al Convegno sullo Stadio della Roma, tenutosi il 14 dicembre 2016 presso l’Acquario Romano in Piazza Manfredo Fanti, evidenzia come la necessità di nuove infrastrutture sportive sia un tema quotidiano non solo a Roma, ma in tutta Italia. Ci sono altri progetti, come quelli di Cagliari, Bologna, Frosinone e Pescara. Secondo Baldissoni, infatti, in primo luogo è diventato fondamentale essere in condizioni di realizzare una struttura moderna in grado di offrire uno spettacolo adeguato e che rispetti i canoni degli stadi internazionali.

Non adeguarsi sarebbe come se nel mondo dei cinema multisale si avesse una vecchia monosala con i seggiolini di legno, senza riscaldamento e senza dolby surround. In secondo luogo, i ricavi di una società di calcio derivano soprattutto dai diritti tv, piuttosto che da biglietteria o attività commerciale , motivo per il quale emerge l’esigenza di riequilibrare il valore delle fonti di ricavo. Per farlo è appunto utile una nuova infrastruttura: se, infatti, si paragona ad esempio Atalanta-Sassuolo a Stoke City-Sunderland per contenuti tecnici, la partita italiana ha una valenza superiore.

Tuttavia, secondo il direttore generale, un cinese o un americano sceglieranno la partita inglese, perché percepiranno l’immagine di una struttura idonea per la ripresa televisiva e un terreno di gioco in perfette condizioni. In altre parole è presente una esigenza di sistema anche dipendente dal fatto che “l’industria calcio è una delle più importanti del Paese. E’ essenziale riuscire a facilitare lo sviluppo anche in Italia”. Baldissoni confida che la nuova legge sugli stadi possa essere un successo, poiché ritiene giusto che lo stadio, che è un oggetto “ingombrante” sia calato nella maniera più idonea nella città. In merito alla scelta della zona dove costruire, spiega che è stato scelto di percorrere una strada professionale, incaricando una società per fare degli annunci pubblici e sollecitare la proposta idonea alla costruzione. Ci sono state 120 richieste, 82 delle quali sono state selezionate.

Lo stadio come investimento per il territorio e la città

Il Ministro dello Sport, Luca Lotti, ha sostenuto in un tweet, riportato dal sito “La Roma 24” l’8 febbraio 2017, l’importanza e la centralità dello stadio di proprietà. Il ministro inoltre si augura che questa direzione sia intrapresa da altre società poiché un investimento di questo tipo porta delle possibilità e delle prospettive per il territorio. Questo vale anche per altri settori e a maggior ragione nel calcio e nello sport.

Massimo D’Alema, politico italiano del PD ha rilasciato un commento sull’impatto del progetto dello Stadio di Roma, riportato da “Forza Roma info” il 24 febbraio 2017, nel quale evidenzia che il nuovo stadio di Roma è un grande investimento privato, in grado, in una situazione di crisi, di produrre lavoro. D’Alema ricorda inoltre che già l’amministrazione aveva individuato delle condizioni, anche rilevanti, ottenendo dal privato di investire soldi in opere pubbliche, nel completamento della rete dei trasporti, con conseguenti ulteriori vantaggi per la città. Oggi, a suo parere, mettere in discussione l’accordo non è saggio, anche considerando che l’amministrazione in carica mostra “un certo grado di confusione che lascia abbastanza colpiti come livello di impreparazione a governare una grande città come Roma”

 

Anna Maria Tanda, 4 maggio 2017

Costi inutili a carico della città

Paolo Berdini, professore universitario, ex segretario generale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, evidenzia come nel progetto condiviso ci siano costi, pari a 220 milioni di euro, non utili per la città, ma funzionali solo all’interesse del privato. Togliendo questi costi si rientrerebbe nella conformità progettuale e la Roma potrebbe comunque fare “una zona commerciale con volumetrie pari a due Hilton”. Tra le voci di costo inutili, secondo Berdini, c’è quella pari a 9,6 milioni di euro per il sistema di smaltimento delle acque piovane che sarà a carico dell’amministrazione comunale a causa della nuova idrovora che Roma dovrà gestire dal 2020 fino a una data non precisata, nonché il costo di quest’ultima ancora non determinato.

La AS Roma, inoltre, può usare il ponte dei Congressi, in modo tale da evitare il costo di 42 milioni per il secondo ponte e di 48 per lo svincolo verso Fiumicino. Berdini ricorda che anche il prolungamento della metro B è stato valutato dai tecnici deleterio, motivo per il quel sono da eliminare anche altri 54 milioni di finanziamento E’ insostenibile anche il finanziamento per la ristrutturazione della Roma-Lido che costa più di 400 milioni. Infine non è considerabile di interesse pubblico la costruzione della nuova stazione di Tor di Valle, considerato che si sta ristrutturando la vecchia. Non sono di interesse pubblico i quattro parcheggi da circa 100 milioni , che sono a carico dell’amministrazione, pur avvantaggiando solo la società Roma. (Intervista a Paolo Berdini, Francesco Milano, Stadio Roma, assessore Berdini: “Zona non adatta, costi inutili”, “Sportface.it”).

Uno stadio inutile

Lo stesso Berdini, in un’altra intervista, definisce Roma come una città schizofrenica, lamentando che da anni si discute sullo stadio nonostante l’amministrazione non sia stata in grado di far funzionare neppure lo stadio Flaminio che sta andando in rovina. Berdini si chiede inoltre quale sarà il destino dello stadio Olimpico all’indomani della costruzione dello stadio della Roma. Evidenzia poi la differenza con Torino, dove hanno demolito il vecchio stadio per costruire quello moderno, che ai piedi ha una zona commerciale. In conclusione si chiede perché a Roma non funziona ciò che funziona nelle altre città: “Qua da noi non si capisce cosa accade. A Roma bisogna costruire l’ennesima cattedrale nel deserto e poi non si sa”. cosa fare con i vecchi stadi del Flaminio e dell’Olimpico”(Intervista riportata su forzaroma.it, 10 dicembre 2016).

Battista Falconi, giornalista concorda e evidenzia che nel passato per conquistare il mondo“si passava sopra ai peggiori crimini, in nome di un fine supremo che giustificava ogni mezzo”. Oggi invece ciò che rende ingovernabile qualunque sistema politico come accade a Roma, è “un atteggiamento più superficiale, fatto di cose dette e sentite qua e là, di voci raccogliticce, di fake news da web 2.0. Un credere di avere sempre ragione, un pensare che i meriti siano solo nostri e gli errori tutti altrui: dei politici, della casta. Una presunzione che porta a “non votare con la testa (come raccomandato da Grillo) ma soprattutto a non solidarizzare nemmeno nella stessa classe sociale”.

Nel caso dello stadio di Roma quello che è più grave, secondo Falconi, è che si parla di una struttura che in molti ritengono inutile per diversi motivi. In primo luogo perché la partecipazione del pubblico al calcio è sempre più scarsa e faticosa, come testimonia anche il fatto che a Roma ci sono già due stadi e poco utilizzati come Flaminio e Olimpico. In secondo luogo per l’esperienza passata che riguarda la presenza a Romadi serie di monumenti sportivi inutilizzati, che va dalla stazione Vigna Clara costruita per i Mondiali del 1990 alla “vela” di Calatrava a Tor Vergata. In questa situazione lo stadio di Tor di Valle potrebbe diventare ” il definitivo incubo capitolino, l’ennesimo cantiere infinito di una città dove la realizzazione di un semplice parcheggio a piazza del Popolo va avanti o, per meglio dire, è ferma da dieci anni”. (Battista Falconi, Serve davvero il nuovo stadio di calcio per la Roma?, in “formiche.net”, 19 febbraio 2017).