La lotta al terrorismo deve prevalere sulla privacy informatica

Lo spyware di Stato per la lotta al terrorismo costituisce una pericolosa violazione dei dati sensibili dei cittadini

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PRO\VERSI

Il metodo di intercettazione consentito attraverso l’impiego di strumenti o programmi informatici per acquisire da remoto comunicazioni e dati di sistemi informatici è stato ritenuto da diversi autori il “peggiore incubo” che si possa presentare per la privacy dei cittadini. La proposta di legge per l’introduzione di questi strumenti di intelligence, che propone una modifica al codice di procedura penale, non è stata accettata positivamente dagli esperti di diritto dell’informatica.
Il cosiddetto “spyware di Stato” prevede l’utilizzo di avanzati virus spia nelle intercettazioni informatiche con il rischio però di far generalizzare l’autorizzazione all’utilizzo di software occulti da parte dello Stato. Diversi autori hanno ribadito l’insensibilità con cui è stata prodotta una simile proposta di legge che non prevede altro che la violazione dei dati sensibili ledendo così la dignità personale di ciascun cittadino. Il riscorso a questi strumenti comporta inoltre costi elevati e insostenibili, mentre l’efficacia risulta molto dubbia in quanto i virus spia restano in uso soltanto per un breve periodo.


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