La teoria del complotto lunare è priva di qualunque fondamento

Parte dell’opinione pubblica non crede all’avvenimento dello sbarco lunare

Brandon Griggs, senior producer per la CNN, in data 17 luglio 2009 con un articolo intitolato Could moon landings have been faked? Some still think so, ha rivelato che ancora molti scettici considerano l’allunaggio americano una truffa.

Nonostante il celebre sbarco americano abbia attirato l’attenzione di milioni di persone nel mondo, portato gloria al programma spaziale americano e fatto credere che tutto all’epoca sarebbe stato possibile per gli Stati Uniti d’America, per parte dell’opinione pubblica americana l’allunaggio è stato semplicemente una clamorosa messa in scena.
Queste persone, riferisce l’articolo di Griggs, credono infatti che la NASA abbia “fabbricato” le missioni di allunaggio per sconfiggere definitivamente i rivali sovietici e raggiungere l’obiettivo che il presidente Kennedy si era prefissato per la fine degli anni Sessanta mandando degli americani sulla Luna e riportandoli sani e salvi sulla Terra.

Tra i più rappresentativi degli esponenti del “lunacomplottismo” viene citato Bart Sibrel che con un’intervista aggressiva aveva provocato il secondo uomo che sbarcò sulla Luna, Buzz Aldrin: “So che gli sbarchi lunari sono stati una farsa. Ci scommetto la mia vita”.
Sibrel può sembrare pazzo, riferisce Griggs, “ma è in buona compagnia”: “Nel 1999 un sondaggio della Gallup ha rivelato che circa il 6% degli americani dubitava dell’avvenimento dell’allunaggio di Apollo 11, e c’è un’evidenza che il grado di questi teorici della cospirazione, alimentati da documentari e dalla rete internet, sta crescendo”.

Ma non sono solamente gli americani, come dimostra l’articolo, a diffidare del presunto sbarco americano sul nostro satellite. Anche le riviste britanniche dimostrano che lo scetticismo riguardo l’allunaggio resta evidente: “Il 25% degli intervistati a un sondaggio nella rivista britannica Engineering&Technology ha detto di non credere che l’essere umano sia sbarcato sulla Luna. Una manciata di siti web e blog fa circolare i sospetti riguardo l’inganno della NASA”.
Se si effettua una ricerca con Google, riferisce Griggs, i risultati dello scetticismo nei confronti dello sbarco lunare sono sorprendenti: “[…] una ricerca Google questa settimana ‘Inganno allunaggio Apollo’ ha fornito più di 1,5 miliardi di risultati”.

 
Lo sbarco lunare è stato una “truffa da 30 miliardi di dollari”

Bill Kaysing, ex direttore delle pubblicazioni tecniche dell’azienda Rocketdyne Research e autore del libro We never went to the moon, è uno dei massimi rappresentanti della teoria del complotto lunare.
Come riportato a pagina 15 dell’edizione italiana del suo libro, Non siamo mai andati sulla luna. Una beffa da 30 miliardi di dollari, Cult Media Net, 1997, “i continui inganni del governo sono tenuti in piedi da un accurato ed efficiente sistema di sicurezza, e da una enorme macchina delle pubbliche relazioni, con l’intento di generare il consenso ma con il risultato di far dilagare una massiccia sfiducia da parte del pubblico”.
Kaysing cita inoltre una dichiarazione fatta dallo scrittore David Wise che, nella sua opera The politics of lying del 1973, ha affermato: “Apparentemente un buon numero di americani non crede che il loro governo abbia mai fatto atterrare uomini sulla luna”.
Kaysing è sicuro che parte dell’opinione pubblica americana resti convinta che lo sbarco sulla Luna sia stato un evento totalmente inscenato dalla propaganda americana e mai effettivamente verificatosi. L’autore lo afferma a pagina 211 del suo libro: “Io credo che il 25-30% della popolazione degli Stati Uniti è convinta che non abbiamo mai mandato uomini sulla Luna a causa di questo metodo di comunicazione non ancora spiegato o compreso”.
Un’ulteriore conferma, sempre secondo l’autore di We never went to the moon, è fornita dai giornali dell’editore Knight il 14 giugno del 1970 che avevano pubblicato un articolo basato su interviste fatte a 1721 persone in sei diverse città: “Agli intervistati fu chiesto se credevano veramente che gli astronauti americani fossero andati effettivamente sulla Luna e fossero tornati indietro. L’articolo puntualizzava che nessun tentativo era stato fatto per raggiungere una sezione rappresentativa di tutta la popolazione, e non era per tanto statisticamente significativo; tuttavia le interviste hanno dimostrato che un ragguardevole numero di americani non crede alla più pubblicizzata impresa pacifica mai intrapresa dal loro governo”.
In particolare gli scettici hanno riposto generalmente che “il loro governo lo aveva fatto per ingannare i Russi e i Cinesi, oppure per giustificare i grandi costi del programma di supremazia spaziale voluto da Kennedy”.

 

Le rocce lunari riportate sulla Terra dagli astronauti americani sono la prova dell’avvenuto sbarco lunare

Luigi Pizzimenti, storico del programma Apollo, curatore del padiglione spazio presso il museo del volo Volandia, presidente dell’Associazione per la Divulgazione Astronomica e Astronautica (ADAA) e autore del libro Progetto Apollo, il sogno più grande dell’uomo,2013, ha contribuito, con una serie di attività divulgative, a confermare che l’allunaggio americano sul satellite della Terra è realmente avvenuto.
Nell’introduzione del proprio libro sono descritte le risorse che il programma spaziale americano ha impiegato per consentire lo sbarco di astronauti sulla Luna durante la corsa allo spazio: “Al suo apice il programma Apollo coinvolse oltre 34.000 dipendenti della NASA e 375.000 tra impiegati e tecnici delle imprese industriali e delle università. Gli Stati Uniti investirono circa il 4% del loro bilancio federale di quegli anni. Il costo finale del Progetto Apollo fu di 25,4 miliardi di dollari dell’epoca. […] Basti pensare a quanto fu necessario ‘inventare’ per arrivare sulla luna: i veicoli spaziali, le attrezzature scientifiche, lo studio e la creazione di nuovi materiali, i computers, i software, ecc.
Tutte risposte necessarie per raggiungere l’obiettivo del Programma Apollo”.

Come dichiara lo stesso Luigi Pizzimenti sul proprio blog personale “luigipizzimenti.blogspot.it” in data 10 giugno 2016 con un articolo intitolato Una roccia lunare per continuare a sognare, durante le missioni Apollo che hanno permesso lo sbarco sulla superficie lunare, la NASA è venuta in possesso di una notevole quantità di materiale lunare, portato sulla Terra direttamente dagli astronauti: “Tra il 1969 e il 1972 sei missioni Apollo riportarono dalla superficie lunare [un totale di] 382 chilogrammi di rocce, carotaggi e regolite. I sei voli spaziali portarono a ‘casa’ 2.200 campioni da sei diversi siti di esplorazione sulla Luna”.

Ed è proprio un campione di queste rocce lunari (precisamente il campione 14310 raccolto dall’astronauta Edgar Mitchell nel 1971 con la missione Apollo 14) che, con autorizzazione della NASA, nella primavera del 2016 è stato portato da Luigi Pizzimenti in Italia per un tour di presentazione: “È sempre stata una storia che volevo raccontare ai giovani e per farlo ho deciso che avrei fatto vedere a tutti un campione lunare. Dopo sei mesi di pubbliche relazioni e vi assicuro, una grande quantità di determinazione, la mia domanda al Lunar Samples è stata approvata e mi è stato assegnato un frammento del campione lunare 14310”.
Attraverso il tour denominato “Ti porto la Luna”, la roccia lunare prelevata dalla missione Apollo 14 è stata esposta in Italia attraverso svariate mostre e conferenze, confermando l’avvenuto sbarco sul nostro satellite degli astronauti americani durante la guerra fredda: “Con ‘Ti porto la Luna 2016’ ho viaggiato e raggiunto le scuole in tutto il Paese raggiungendo più di 100.000 studenti”.

 

Alcune recenti conferme degli sbarchi lunari

Paolo Attivissimo, giornalista, scrittore informatico italiano, studioso della disinformazione dei media e autore del libro Luna? Sì, ci siamo andati, 2013, con un articolo intitolato Prove degli sbarchi: le conferme della sonda Kaguya pubblicato in data 21 giugno 2009 sul blog “complottilunari.blogspot.it”, ha dimostrato l’effettiva realizzazione degli sbarchi delle missioni Apollo grazie all’attività di una sonda del programma spaziale giapponese.
Come risultato indiretto dell’attività scientifica della sonda giapponese, riferisce Attivissimo, sono state presentate prove multiple degli sbarchi lunari delle missioni Apollo.

Tra le prime conferme vi è proprio la realizzazione dello sbarco di Apollo 15: “Il 20 maggio 2008 l’agenzia spaziale giapponese JAXA ha pubblicato un comunicato stampa nel quale ha segnalato che la sonda Kaguya ha utilizzato la telecamera di rilevamento del suolo (Terrain Camera), un dispositivo stereoscopico avente una risoluzione di 10 metri e in grado di produrre immagini 3D, per esaminare l’area dello sbarco della missione Apollo 15, che allunò il 31 luglio 1971”.
In particolare la sonda giapponese ha permesso di dimostrare la presenza dell’alone sulla superficie lunare nel punto in cui era sbarcata la missione Apollo15: “I risultati della sonda giapponese confermano la presenza di un alone chiaro prodotto sulla superficie lunare dal getto del motore d’allunaggio del modulo lunare di quella missione, esattamente nel punto dove la NASA dichiarò di aver allunato”.

Conferme sono pervenute dalla sonda giapponese anche a vantaggio dell’allunaggio di Apollo 17, che confronta l’immagine elaborata dalla JAXA sulla base dei rilievi altimetrici della sonda Kaguya effettuati il 25 dicembre 2012 e l’immagine AS17-145-22183 scattata dagli astronauti dell’Apollo 17 nel dicembre del 1972: “Lo stesso tipo di confronto è stato presentato dalla JAXA anche per la missione Apollo 17. […] la JAXA ha usato le foto degli astronauti Apollo come termine di riferimento per verificare la qualità e la precisione delle proprie osservazioni. […] Sta ora ai luna complottisti spiegare in dettaglio come mai, nel 1971, la NASA era in grado di pubblicare fotografie in altissima risoluzione, scattate dal livello del suolo, che ritraggono un punto specifico del terreno lunare, con i suoi rilievi e le sue pendenze, esattamente così come nella realtà”.

Daniele Vassalli, 27 gennaio 2017