Strategia della decrescita felice

Nonostante abbia trovato notevole riscontro e un crescente consenso, la teoria della decrescita non ha mancato di raccogliere numerose critiche da parte di economisti e scienziati, che ne hanno sottolineato sia la fallacia dei presupposti teorici che la scarsa applicabilità pratica, accendendo vivaci dibattiti sulla sostenibilità dell’attuale modello economico.

TESI FAVOREVOLI

TESI CONTRARIE

01 - L’attuale livello di produzione e consumo è insostenibile per il mantenimento degli equilibri del pianeta

Dal noto rapporto sui limiti dello sviluppo, The Limits To Growth del 1972, emerge che se il trend di crescita rimarrà invariato i limiti della crescita saranno raggiunti nell’arco di un secolo, provocando un collasso dell’attuale struttura produttiva. Per invertire questa tendenza è necessario uscire dall’attuale paradigma economico che ci impone la crescita come un valore in sé.

L’aumento di popolazione, industrializzazione, inquinamento, consumo di risorse dovrebbe portare un pari sviluppo tecnologico, quindi nuove soluzioni. L’aumento dei costi di certe risorse dovrebbe favorire lo sviluppo di nuove tecnologie e una sostituzione di tali risorse. Inoltre, un maggiore sviluppo creerà un surplus da investire nell’ambiente, senza intaccare il trend di crescita.

02 - L’economia non può sfuggire all’ineluttabilità delle leggi della fisica, in particolare della seconda legge della termodinamica

Georgescu-Roegen ha mostrato come la II legge della termodinamica riguardi anche l’economia: l’aumento dell’efficienza porta una diminuzione della quantità di energia disponibile per le generazioni future. Occorre riconvertire la teoria economica, creandone una ibrida, detta “teoria bioeconomica”, che provveda alla distribuzione di beni e risorse in un contesto di decrescita economica.

Se è vero che la II legge della termodinamica è applicabile all’economia, è vero anche che la dispersione energetica è bilanciata dall’uso di nuove risorse e da più efficienza nell’uso delle vecchie. Il capitale e il lavoro possono sostituire le risorse naturali nella produzione: ad esempio, l’economia virtuale produce crescita sotto forma di servizi o informazioni, senza generazione scarti.

03 - La decrescita è un’utopia non realizzabile e, qualora lo fosse, sarebbe tutt’altro che “felice”

Gli attuali livelli di consumo sono insostenibili, la recessione economica è comunque inevitabile. Il punto è se attenderla e subirla oppure se ridurre i consumi come scelta pianificata. Non è affatto vero che tale riduzione porterà una diminuzione della qualità della vita: tutto sta nell’orientare la produzione a logiche rispondenti alle vere esigenze dell’uomo e nel ridistribuirla equamente.

Molti evidenziano l’irrealizzabilità della decrescita e la vedono come un’utopia: è impossibile far retrocedere la storia e il progresso scientifico e tecnologico e, anche se lo fosse, tale regressione non sarebbe felice. Essa porterebbe una recessione economica, con disoccupazione, perdita del potere d’acquisto dei salari, aumento della miseria e delle violenze sociali.

04 - Il problema non è quanto si produce ma come e per chi. Non si tratta di negare la crescita ma di regolarla secondo i bisogni umani e non del profitto

La decrescita vuole ricondurre la produzione ai reali bisogni umani. Essa è incompatibile col sistema capitalista, poiché fondato sul principio ultimo dell’accumulazione senza limiti, senza il quale non potrebbe continuare a esistere. Si deve, inoltre, tener conto della limitatezza delle risorse: un’economia pianificata, se ancorata alla logica del produttivismo, è comunque insostenibile.

Una delle critiche mosse alla decrescita si fonda sulla falsa opposizione tra crescita e decrescita. L’aumento della produttività non è un fatto di per sé negativo: talvolta ha portato la diminuzione degli orari di lavoro e una maggiore accessibilità ad alcuni beni essenziali. Il punto è ricondurre la logica produttiva ai reali bisogni umani e non alle esigenze del profitto.