Politiche di controllo dell'immigrazione

Il modello europeo di integrazione è messo alla prova dalle migrazioni di massa. Gli eventi politici dell’altra sponda del Mediterraneo spingono masse di profughi a cercare salvezza in Europa. Ciò ha portato al polarizzarsi di due posizioni: quella securitaria, che evidenzia il nesso fra immigrazione, criminalità e terrorismo, e quella dell'accoglienza, che sottolinea il valore della solidarietà.

TESI FAVOREVOLI

TESI CONTRARIE

01 - L'Europa non fa abbastanza, il ripristino delle frontiere interne è una necessità

La crisi dei migranti ha portato i paesi dell'UE a prendere provvedimenti per arginare i flussi di migranti. L’Ungheria ha annunciato la costruzione di un muro al confine con la Serbia e diversi altri paesi hanno ripreso i controlli doganali. La reintroduzione per periodi limitati dei controlli di frontiera è prevista dagli accordi di Schengen, quindi, dal diritto europeo.

Le azioni unilaterali delle nazioni dell'UE sono respinte nel metodo e nella sostanza. Si è membri di un'Unione politica, con regole comuni non eludibili per esigenze dei singoli Stati. Sono, poi, criticati i singoli provvedimenti: il limite giornaliero alle richieste di asilo introdotto da alcuni paesi sono un escamotage per aggirare i vincoli, in contraddizione con la convenzione di Ginevra.

02 - Per fermare l'ondata migratoria bisogna stringere accordi economici con i paesi di provenienza

Le politiche “del muro” si sono rivelate inefficaci. Per fermare i flussi migratori irregolari bisogna intervenire nei paesi di provenienza, perché le persone non emigrino, e nei paesi di transito, affinché non collaborino con il traffico illegale. Progetti concreti sono l'incremento di un fondo per l'Africa e l'accordo fra Europa e Turchia sulla gestione dei rifugiati siriani.

Per il fronte anti-immigrazione le somme date a paesi terzi per la gestione dei migranti potrebbero finanziare progetti di sviluppo in Europa. Dubbi sorgono nei confronti dei paesi coi quali si stipulano gli accordi, poiché le garanzie di rispetto dei diritti umani nella gestione dei rifugiati sono non in linea con gli standard europei. In alcuni casi si rischia di finanziare dittature brutali.

03 - È necessario rafforzare le frontiere esterne dell'Unione Europea

Gli attori politici europei convergono sulla necessità d’implementare le misure di controllo della frontiera comunitaria, soprattutto del Mediterraneo. L'istituzione di una Guardia Costiera e di Frontiera Europa sarebbe una spinta verso una maggiore integrazione europea. Le carenze dei singoli Stati – soprattutto di fondi – verrebbero così superate a favore di una gestione unificata.

L'Unione affida già il pattugliamento delle frontiere ad un'agenzia terza: Frontex. La creazione di una Guardia di Frontiera comune tocca il tema della sovranità territoriale: l'Unione Europea è un organismo sovranazionale, e ciò solleverebbe questioni di competenza sulla gestione dei confini.

04 - Bisogna superare il sistema di Dublino: bisogna identificare direttamente in mare i richiedenti asilo e distribuirli in tutta l'Europa

Gli accordi di Dublino prevedono che l'asilo sia dato dallo Stato di primo ingresso. Ciò causa il sovraccarico di paesi perlopiù di transito, come Grecia, Italia, Malta. Un possibile superamento di tale meccanismo è l'istituzione degli hotspot per l'identificazione e la formulazione della richiesta di asilo in mare, che non vincolerebbe il richiedente a uno specifico territorio.

Il superamento degli accordi di Dublino deve portare a una distribuzione equa sul territorio dell'Unione: bisogna evitare un sistema che favorisca flussi verso mete preferenziali. Non deve essere introdotta la “scelta” del paese. Le identificazioni in mare, inoltre, potrebbero trasformarsi in processi sommari sfocianti in respingimenti e rimpatri illegali.

05 - L'immigrazione incontrollata porterà all'islamizzazione dell'Europa e al suo crollo

L'integrità culturale è invocata in chiave anti-immigrazione: l'immissione di elementi culturali estranei è una grave minaccia ai valori fondativi della società, che andrebbero difesi. L'Europa sabota tali valori, sia con le politiche di accoglienza, che non distingue chi ha diritto all’asilo da chi non ce l’ha, sia con politiche di inclusione nell’Unione di paesi non europei, come la Turchia.

L'Italia rivendica il proprio ruolo di contrasto dell'immigrazione clandestina, pur avendo evitato la raccolta di impronte digitali e l’immissione nel sistema EURODAC di numerosi migranti, permettendo loro di dirigersi verso la Germania e i paesi scandinavi. L'Italia, però, non avrebbe potuto fare altrimenti, vista la mancanza di solidarietà da parte del resto d'Europa.

06 - La chiusura delle frontiere rappresenta un danno economico enorme

Il ripristino delle frontiere interne all'area Schengen avrebbe ricadute sul sistema economico. La reintroduzione delle frontiere interne causerebbe la perdita fino a 1.400 miliardi di euro nei prossimi dieci anni. Anche il ripristino temporaneo dei controlli avrebbe una ricaduta economica: gli spostamenti dei lavoratori transfrontalieri sarebbero più difficili e si perderebbero posti di lavoro.

07 - La politica delle “porte aperte” è complice del terrorismo

La destra anti-immigrati identifica i migranti con i terroristi: fra di loro si nascondono criminali e fiancheggiatori delle reti del terrore. Mentre l'Europa attua progetti di accoglienza, fanatici religiosi si infiltrano nella società europea. Le fallimentari politiche dell'integrazione producono generazioni di non-integrati che rifiutano la civiltà occidentale pur appartenendovi.

08 - È necessario un meccanismo di sanzioni che disincentivi il rifiuto alla ripartizione dei rifugiati

Alcuni paesi hanno intrapreso misure unilaterali di controllo dei migranti irregolari a causa delle carenze delle politiche UE. Sanzionare gli Stati che si oppongono ai ricollocamenti dei rifugiati in esubero è un “ricatto” che contraddice lo spirito comunitario. Gli accordi di Dublino vanno mantenuti o deve essere adottato un meccanismo diverso, che non preveda obbligatorietà né sanzioni.

Lo stress dei sistemi di accoglienza di paesi “di confine”, richiedono il superamento degli accordi di Dublino. Le istituzioni europee e i paesi dell'Europa mediterranea insistono per l’obbligatorietà della ripartizione dei migranti in tutti i paesi dell'Unione. Si pensa all’introduzione di sanzioni economiche per i paesi che rifiutino la propria quota di migranti.

09 - La riforma del regolamento di Dublino è necessaria per coinvolgere tutti gli Stati membri nella gestione delle politiche migratorie

10 - Non c’è un’emergenza migranti