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Il comportamento è determinato dai geni

PRO\VERSI

Edward Osborne Wilson scriveva: “Tutti i componenti noti della mente, compresa la volontà” hanno “una base neurofisiologica subordinata all'evoluzione genetica per selezione naturale”. Questa affermazione è il nodo centrale di un programma di ricerca e di una visione del mondo e dell’uomo di enorme influenza nella nostra epoca. Ma è una visione scientificamente fondata? Molti specialisti sostengono il contrario: essa si basa su una visione riduzionista della scienza e dell'evoluzione, che considera i fenomeni come somma delle proprietà delle sue parti; se ciò funziona nella meccanica classica, pone problemi con gli organismi viventi, soprattutto con gli “animali sociali” e culturali come l'uomo. Progressi in biologia hanno rivelato meccanismi di variazione e trasmissione di tratti autonomi rispetto alla replicazione genica: il genocentrismo della Sintesi Moderna perde la sua efficacia esplicativa anche rispetto alla sola dimensione “fisiologica”. Perché allora esso ci suona così plausibile, tanto da estenderlo allo studio del comportamento? È una scienza pop – dicono i critici – che millanta autorevolezza scientifica per spiegazioni ad hoc che giustificano lo status quo della società.

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