Nr. 150
Pubblicato il 12/06/2017

Censura delle bufale

FAVOREVOLE O CONTRARIO?

Le bufale (o fake news) sono le notizie false o fuorvianti diffuse dai mezzi di comunicazione di massa.
Si hanno tracce della pubblicazione e divulgazione di notizie false sin da epoche remote, ma il tema assume un valore centrale solo con l'avvento di internet e, ancor più, con la proliferazione e la crescita dei social network. Attraverso di essi, infatti, tutti gli utenti dispongono degli stessi strumenti e della stessa visibilità per pubblicare notizie, opinioni, appelli, annunci etc.
Se da un lato in molti sostengono che la censura sia l’unico modo per distinguere le notizie false da quelle vere, e dunque per tutelare la satira e l'informazione, dall'altra in molti affermano che ogni tentativo di censura rappresenti un bavaglio alla libera informazione e alla libera espressione.
Altro tema riguarda le post-verità, termine che indica come, nella società attuale, l'opinione pubblica si lasci influenzare più dalle notizie che fanno appello a emozione e convinzione personale piuttosto che dai fatti oggettivi: in questa tendenza, le notizie false, secondo alcuni, giocano un ruolo da protagonista e sono potenzialmente dannose, mentre, secondo il parere di altri, sono assolutamente ininfluenti.


IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:

Le bufale (o fake news) sono le notizie false diffuse dai mezzi di comunicazione di massa. Alcuni sostengono che la censura sia l’unico modo per distinguere le notizie false da quelle vere, altri affermano che ogni tentativo di censura è un bavaglio alla libertà d’informazione e di espressione. Le notizie false, inoltre, giocano un ruolo anche nella diffusione delle cosiddette post-verità.
01 - E' giusto censurare le bufale per evitare che l'opinione pubblica si lasci influenzare da notizie false (fenomeno delle post-verità)

Il pericolo maggiore per la democrazia è legato alle post-verità, fenomeno che dimostra come gli appelli all'emozione e alle convinzioni personali influenzino l'opinione pubblica più dei fatti oggettivi. Con i social il pericolo aumenta, e si afferma il principio per cui ciò che è virale è verosimile a prescindere se sia vero oppure no.

Il timore che i social ci stiano portando da un passato di notizie vere a un presente di bufale virali, in cui l'opinione pubblica si lascia influenzare dalle bufale (post-verità), non trova riscontro oggettivo. La quantità di notizie verificate oggi disponibile in rete era impensabile solo pochi anni fa. Comunque, ogni utente può verificare la veridicità di una notizia proprio attraverso la Rete.

02 - È fondamentale distinguere informazione e satira dalle false notizie. Queste ultime vanno censurate poiché influenzano negativamente l'opinione pubblica

Censurare le bufale non sarebbe un bavaglio all'informazione, poiché si arginerebbero solo le notizie non vere. Combattere la diffusione delle fake news è difendere la satira e l'informazione e incentivare l’alfabetizzazione mediatica attraverso la formazione dei giovani. La censura deve uniformarsi su tutti i territori e modellarsi sul sistema delle autorità per la tutela della concorrenza.

Censurare le notizie false è un tentativo di imbavagliare l'informazione libera e di manipolare l’opinione pubblica sul web. La Rete è capace di smascherare le bufale senza censura, ma con logica e spirito critico, argomenti e dati. Ogni utente ha accesso a maggiori informazioni e fonti di verità rispetto al passato, e può dunque verificare da sé le fonti di qualsiasi notizia.

 
01

E' giusto censurare le bufale per evitare che l'opinione pubblica si lasci influenzare da notizie false (fenomeno delle post-verità)

FAVOREVOLE

È ormai appurato che non solo la scelta delle notizie vere da trasmettere da parte dei media può avere una grande influenza sull'opinione pubblica, ma anche che l'opinione pubblica si lascia influenzare dalle notizie false.
Il pericolo maggiore per la democrazia è legato alle post-verità (post-truth), fenomeno che dimostra come gli appelli all'emozione e alle convinzioni personali che trovano larga diffusione attraverso i mezzi di comunicazione di massa siano in grado di formare l'opinione pubblica in misura maggiore rispetto ai fatti oggettivi. Con l'avvento dei social, il pericolo aumenta, e si afferma un principio pericoloso: ciò che è virale diventa verosimile a prescindere se ciò che si condivide sui profili social sia vero oppure no.
Esempi di post-verità “politica” sono le elezioni presidenziali americane del 2017 vinte da Donald Trump e il referendum sulla Brexit, in cui la divulgazione di proclami, notizie e numeri falsi hanno, se non influenzato l’esito dei due eventi, condizionato il dibattito pubblico.
Oltre alla censura, è fondamentale che i giornali e gli altri media si adoperino per effettuare un'analisi critica delle notizie pubblicate prima che arrivino al lettore.

CONTRARIO

Promuovere la verità non è mai sbagliato, ma essendo la verità spesso inafferrabile, l'ossessione di cercarla si tramuta quasi sempre in disastro. Non può esserci un mondo in cui tutta l'informazione sia verità, senza avvilire la libertà d’espressione. È la Storia a insegnarlo (i bolscevichi che hanno cercato di seguire le verità proposte dal “socialismo scientifico”, con risultati terribili).
Il timore che internet e i social network ci stiano portando da un passato di notizie vere e accurate a un presente di bufale virali, in cui l'opinione pubblica si lascia influenzare dalle bufale (principio della post-verità), non trova riscontro in nessun dato oggettivo.
La quantità di notizie vere e verificate (fondate sui fatti) oggi disponibile in rete era impensabile solo pochi anni fa. E comunque ogni utente ha la possibilità di verificare la veridicità di una notizia in modo semplice e veloce proprio attraverso la Rete. Una “post-verità politica” non esiste: la vittoria di Donald Trump alle elezioni politiche americane 2017 e il risultato del referendum sulla Brexit non sono colpa di Internet o dei social media.

 
02

È fondamentale distinguere informazione e satira dalle false notizie. Queste ultime vanno censurate poiché influenzano negativamente l'opinione pubblica

FAVOREVOLE

Censurare le bufale non rappresenta in alcun modo un bavaglio all'informazione in quanto si andrebbero ad arginare solo le notizie prive di verità e non quelle notizie le cui fonti sono state appurate.
Combattere la diffusione delle fake news vuol dire difendere la satira, garantire una trasparenza dell'informazione (soprattutto sul web) e incentivare una valida alfabetizzazione mediatica attraverso la formazione dei giovani.
I social network in particolare non possono più essere il luogo in cui tutti possono scrivere tutto: ognuno dovrà essere responsabile di ciò che pubblica. Questo per combattere fenomeni come la xenofobia, l'odio razziale, il bullismo etc.
La censura deve uniformarsi su tutti i territori, partire da una rete di organismi nazionali indipendenti ma coordinata dai vertici di Bruxelles, modellata sul sistema delle autorità per la tutela della concorrenza, capaci di identificare le bufale online, rimuoverle dal web e nel caso imporre sanzioni a chi le mette in circolazione.

CONTRARIO

Ogni intervento atto a censurare le notizie false rappresenta un tentativo di imbavagliare l'informazione libera.
Dal momento che la rete ha ormai sostituito i media tradizionali in quanto a diffusione di informazioni e di analisi critiche, i tentativi di censura agiscono con uno scopo ben preciso: non essendo possibile controllare e manipolare l’opinione pubblica sul web, si tenta di schiacciarla e toglierle gli strumenti del nuovo millennio.
La Rete è inoltre capace di smascherare le bufale senza censura, bensì con logica e spirito critico, argomenti e dati.
È proprio la potenza di internet la soluzione al problema: ogni utente ha accesso a maggiori informazioni e fonti di verità rispetto al passato, e può dunque verificare da sé le fonti di qualsiasi notizia.
Vietare e criminalizzare il falso è un atteggiamento da regimi autoritari. La democrazia, al contrario, accetta il falso come parte del gioco, argomento da smascherare attraverso la cultura.
La storia stessa insegna che gli stati che in passato hanno provato a lasciare arrivare ai cittadini solo informazione filtrata dal regime non hanno avuto vita lunga.

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