Nr. 121
Pubblicato il 12/12/2016

CROCIFISSO NELLE AULE SCOLASTICHE

FAVOREVOLE O CONTRARIO?

In molte nazioni dell’Unione Europea esiste già un accordo sulla presenza di simboli religiosi nelle scuole statali, mentre in Italia è ancora aperto il dibattito tra fautori e detrattori della presenza del crocifisso. Leggi a riguardo furono emanate in epoca preunitaria e in epoca fascista, quando il cattolicesimo era anche religione di Stato.
Nel 1988 il parere del Consiglio di Stato si è espresso in favore della presenza del crocifisso, lasciando intatte le normative precedenti.
Negli ultimi anni la questione è stata al centro di polemiche che spesso sono sfociate in veri e propri casi giurisprudenziali, tra cui il caso di Ofena (L’Aquila) e di Abano Terme (Padova), e in casi mediatici come quello di Chiusa Sclafani (Palermo).


IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:

In molte nazioni dell’UE esiste già un accordo sulla presenza di simboli religiosi nelle scuole, mentre in Italia il dibattito è aperto. Nel 1988 il Consiglio di Stato si è espresso in favore della presenza del crocifisso, lasciando intatte le normative precedenti. Negli ultimi anni la questione è stata al centro di polemiche che spesso sono sfociate in casi giurisprudenziali.
01 - Il crocifisso non ha solo un significato religioso, esso rappresenta la cultura e la tradizione italiana

Molti intellettuali si sono espressi a favore del crocifisso nelle aule. Natalia Ginzburg e Claudio Magris lo considerano simbolo di uguaglianza; Massimo Cacciari lo ritiene inoffensivo mentre per Roberto Piccardo e Souad Sbai, rappresenta la cultura e la tradizione italiane. Antonio Socci ha ricordato che il nazismo lo rimosse e Marco Travaglio aggiunge che Gesù è una figura storica riconosciuta.

Per molti intellettuali laici il crocifisso nelle scuole è un’imposizione cattolica che limita la libertà religiosa. L’Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti ha indetto l’iniziativa “Scrocifiggiamo l’Italia!”, evento che prevede convegni e manifestazioni in favore di una scuola priva di simboli religiosi. Contro l’esposizione si sono schierati anche Margherita Hack e Stefano Benni.

 
01

Il crocifisso non ha solo un significato religioso, esso rappresenta la cultura e la tradizione italiana

FAVOREVOLE

Molti intellettuali, italiani e non, si sono espressi a favore del crocifisso nelle aule scolastiche. Per la scrittrice Natalia Ginzburg esso è il simbolo autentico di uguaglianza, di sofferenza e di carità, come lo è anche per l’editorialista e scrittore Claudio Magris. Lo definisce simbolo inoffensivo il filosofo Massimo Cacciari, che in nessun modo potrebbe ledere la laicità dello Stato italiano. Anche diversi esponenti della cultura islamica, fra cui Hamza Roberto Piccardo e Souad Sbai, ritengono lecita l’esposizione del crocifisso in classe, in quanto rappresenta la cultura e la tradizione italiana. Anche la massima autorità del Buddhismo, il Dalai Lama, concorda con la tesi a favore del crocifisso. Il giornalista Antonio Socci ha ricordato che in primis fu il nazismo a volerlo rimuovere dalle pareti e Marco Travaglio in un suo articolo aggiunge che Gesù è soprattutto una figura storica ampiamente riconosciuta, sinonimo di carità, laicità e gratuità

CONTRARIO

Per molti intellettuali atei o laici il crocifisso nelle scuole è un’imposizione cattolica che priva della libertà religiosa, vìola il diritto dei genitori a educare i figli secondo le proprie credenze e ricorda le guerre fatte in nome di Cristo e di Dio. L’UAAR, l’Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti, a questo proposito ha indetto l’iniziativa “Scrocifiggiamo l’Italia!”, evento che prevede convegni e manifestazioni in favore di una scuola priva di simboli religiosi. Tra i membri dell’unione, Paolo Scaramuccia, convinto sostenitore della laicità dello Stato. Tra gli opinionisti atei spicca l’astrofisica Margherita Hack, che, pur riconoscendo la valenza storica di Gesù Cristo, era contraria alla presenza del crocifisso nei luoghi pubblici. Inoltre, lo scrittore Stefano Benni ricorda che l’esposizione del crocifisso è sancita da leggi desuete di epoca fascista, che mal si confanno alla società moderna multiculturale.

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